Elena Raluca: dalle tracce di sangue una possibile ricostruzione dell’omicidio della 32enne
A quanto si apprende, dall'esame autoptico sarebbero emersi elementi in grado di provare che la donna sia stata strangolata. Forse prima di essere raggiunta al collo dal fendente che l'ha uccisa
Proseguono le indagini sull’omicidio di Elena Raluca Serban, la 32enne di origini romene trovata morta in un appartamento di viale dei Partigiani, ad Aosta, domenica 18 aprile. A quanto si apprende, dall’esame autoptico sarebbero emersi elementi in grado di provare che la donna sia stata strangolata. Forse prima di essere raggiunta al collo dal fendente che l’ha uccisa.
Per avere elementi certi, tuttavia, la Procura della Repubblica di Aosta attende la relazione conclusiva del medico legale. E sempre dall’autopsia potrebbe emergere un altro dato importante: sotto le unghie della vittima, infatti, potrebbero essere presenti tracce biologiche dell’aggressore.
Nel frattempo, ulteriori elementi utili alle indagini stanno arrivando dalla Scientifica, che a più riprese ha eseguito dei rilievi all’interno dell’alloggio che la donna aveva affittato non più di tre settimane prima dell’omicidio.
Sono state catalogate una decina di gocce di sangue, alcune sul pavimento del soggiorno, altre in camera da letto. Ma delle tracce sono state trovate anche sulle scale del condominio e in bagno, dove si trovava il corpo senza vita della giovane. Tutti indizi che potrebbero aiutare gli inquirenti – coordinati dai pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi – a comprendere la dinamica dell’efferato delitto.
L’arma del delitto
Secondo la Squadra mobile della Questura di Aosta e la Procura, a uccidere la 32enne sarebbe stato Gabriel Falloni, 35enne di origini sarde ma domiciliato a Nus. L’uomo, indagato per omicidio aggravato, si trova in carcere su ordine del gip del Tribunale di Aosta.
Proprio nei dintorni dell’abitazione in cui vive l’indagato si sono concentrate le ricerche degli inquirenti che, dal giorno dell’omicidio, sono a caccia dell’arma del delitto – probabilmente un coltello – e di alcuni oggetti che sarebbero spariti dalla scena del delitto. Come i telefoni di Elena Raluca Serban. La giovane, hanno accertato gli inquirenti, aveva in uso ben cinque utenze telefoniche; almeno due erano presenti su internet su alcuni siti di escort. Sempre secondo quanto appurato dagli uomini della Mobile, Falloni aveva già avuto contatti telefonici con la vittima in passato. Un elemento che, sommato al fatto che all’ingresso e sulle finestre dell’alloggio teatro del crimine non erano presenti segni di effrazione, porta a pensare che Elena Raluca abbia aperto al presunto killer con il quale, con ogni probabilità, aveva un appuntamento.
Quella borsa da ginnastica
Vi è poi un elemento che sta portando gli inquirenti a non escludere l’ipotesi di una rapina finita in tragedia. All’interno dell’alloggio non sono stati trovati contanti e mancherebbero alcuni oggetti di valore. Falloni, al momento dell’arresto, era stato trovato in possesso di oltre mille euro in contanti.
Ma all’appello manca anche un oggetto chiave nelle indagini: una borsa da ginnastica di proprietà della vittima. Quando il presunto killer è entrato nel condominio, sabato 17 aprile, non aveva nessuna borsa. Ma all’uscita sì. E la vittima aveva un borsone identico a quello immortalato dalle telecamere di sorveglianza.
Sul punto sono eloquenti le parole utilizzate dal gip nell’ordinanza che ha disposto l’arresto di Falloni: «L’indagato si è trattenuto nello stabile per oltre 35 minuti e ha quindi avuto il tempo di accedere all’appartamento, consumare il crimine, ripulire la scena, evidentemente riponendo sia l’arma del delitto che quanto adoperato per la ripulitura dell’appartamento nella borsa con la quale esce dallo stabile e che non aveva al momento dell’ingresso».
Secondo quanto riportato dall’Ansa, la Polizia sta cercando arma e borsone anche nella discarica di Brissogne. Con l’aiuto di una pala meccanica gli agenti hanno setacciato l’area dove i camion dell’igiene urbana hanno conferito i rifiuti indifferenziati nei giorni successivi all’omicidio.
(f.d.)