‘Ndrangheta, processo Altanum: 3 condanne e 2 assoluzioni, cade l’accusa di omicidio
In abbreviato, 16 anni per Giuseppe Facchinieri, 8 per Roberto Raffa e 5 anni e 4 mesi per Giuseppe Chemi
‘Ndrangheta, processo Altanum: 3 condanne e 2 assoluzioni, cade l’accusa di omicidio.
Tre condanne e due assoluzioni. Si è concluso così il processo Altanum per i 5 imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Il dispositivo della sentenza è stato letto martedì 29 dicembre dal gup di Reggio Calabria.
Alla sbarra vi erano Giuseppe Facchinieri, Roberto Raffa, Giuseppe Chemi, Salvatore Facchineri e Vincenzo Facchineri.
Il gup calabrese ha assolto dall’accusa di omicidio aggravato, per non aver commesso il fatto, Chemi, Giuseppe Facchinieri e Raffa. Tuttavia, i tre imputati sono stati condannati per associazione mafiosa rispettivamente a 5 anni e 4 mesi, 16 anni e 8 anni.
Assolti invece dal reato associativo Salvatore Facchineri e Vincenzo Facchineri.
Le parti civili
Giuseppe Facchinieri, Raffa e Chemi sono stati inoltre condannati, in solido tra loro, a risarcire i danni alle parti civili – Regione Valle d’Aosta, Città metropolitana di Reggio Calabria, Comune di Cittanova e Comune di San Giorgio Morgeto – da liquidarsi in un separato giudizio civile.
L’inchiesta
Coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, l’inchiesta Altanum era incentrata sulla guerra di ‘ndrangheta tra la cosca Facchineri di Cittanova e il locale di San Giorgio Morgeto. Una faida tra cosche che aveva portato le due fazioni a scontrarsi anche per il controllo in Valle d’Aosta.
Il 17 luglio 2019, con un blitz dei Carabinieri erano state arrestate 13 persone tra Calabria, provincia di Bologna e Valle d’Aosta.
Tra gli altri, erano finiti in carcere Roberto Raffa (classe 1975, residente ad Aosta), Vincenzo Raso (classe 1953, residente ad Aosta) e Vincenzo Raffa (classe 1976, residente a San Giorgio Morgeto).
Gli inquienti avevano acceso i fari su una fase di contrapposizione tra il Locale di San Giorgio Morgeto e la cosca Facchineri. Nel dettaglio, le due fazioni si sarebbero scontrate anche al fine di mantenere o conquistare il controllo anche sul territorio valdostano.
Nell’ordinanza firmata dal gip Valentina Fabiani a luglio, veniva fornita un’inedita analisi dei fatti relativi a due episodi di tentata estorsione ai danni di due imprenditori valdostani di origine calabrese. Si tratta in parte dei fatti già al centro del processo Tempus Venit.
La nuova inchiesta aveva «consentito una più approfondita chiave di lettura della vicenda estorsiva – avevano comunicato gli inquirenti a luglio -, collocandola in un contesto di associazione mafiosa e volta da una parte a ottenere risorse economiche per perseguire le finalità della cosca (Facchineri ndr) e dall’altra a ribadire che, pur operando in altra regione d’Italia, le attività economiche condotte da soggetti originari del reggino devono dare conto alla famiglia mafiosa dominante».
E proprio per i due episodi estorsivi, sarebbero nati forti contrasti tra alcuni componenti del Locale di San Giorgio e i Facchineri. Per gli inquirenti, l’omicidio di Salvatore Raso (ucciso nel 2011 a San Giorgio Morgeto con 10 colpi di “pallettoni) rientrerebbe nel contesto di tale faida e avrebbe avuto il duplice scopo di portare a buon esito l’azione estorsiva da parte dei Facchineri, ma soprattutto di ribadire e confermare il proprio dominio nel comune sangiorgese e riprendere quello in Valle d’Aosta.
(f.d.)