Aps: manca la delibera, cda restituisce premi di risultato
La riunione congiunta della quarta e quinta commissione del Comune di Aosta ha visto il presidente della partecipata, Carlo Franco, rispondere alle iniziative presentate in Consiglio da Pietro Verducci ed Etienne Andrione
Premi di risultato restituiti in quanto non previsti da alcuna delibera. Questo il risultato della riunione congiunta della quarta e quinta commissione del comune di Aosta, che mercoledì pomeriggio hanno messo sotto torchio il cda di Aps, dopo le iniziative portate in consiglio comunale da Pietro Verducci (Gruppo misto di maggioranza) ed Etienne Andrione (Lega Nord).
L’antefatto
La convocazione dei vertici della partecipata, composti dal presidente Carlo Franco, dalla vice Antonella Barillà e dal consigliere Marco Calchera, era parte dell’impegnativa approvata dal Consiglio, che prevedeva, inoltre, la restituzione, appunto, di quanto percepito dai membri del cda a titolo di indennità di risultato per il 2018 (previa verifica dell’esistenza di un valido documento di autorizzazione) e l’eventuale trasmissione di tutti i documenti utili alla Corte dei Conti, per far luce su quello che «appare oggi un indebito esborso di denaro pubblico».
Le iniziative targate Verducci-Andrione avevano fatto tremare la maggioranza, che dopo varie interruzioni aveva dato infine il via libera all’impegnativa.
A tuonare era stato, per primo, il consigliere ex Pd Verducci: «Vorremmo capire quali considerazioni abbiano portato la Giunta a considerare opportuna l’elargizione di 4 mila euro a ogni componente del cda» aveva esordito, parlando di soldi che rappresentano «l’80%» della retribuzione ordinaria (5 mila euro all’anno) per «i due membri che non dispongono di deleghe operative» e «ben il 40%» di quanto dato a «73 dipendenti».
La restituzione
In commissione la risposta del presidente Carlo Franco è arrivata. «Non eravamo al corrente che il premio predisposto per il cda dovesse essere anticipatamente stabilito dal socio (il Comune ndr.) e a consuntivo, se centrati tutti gli obiettivi, liquidato – sottolinea il Carlo Franco, scusandosi per l’errore -. Purtroppo, nel verbale 2017 era stata prevista l’erogazione solamente del premio al cda uscente; abbiamo commesso un errore di interpretazione».
Da qui, la restituzione.
«Nell’ultima assemblea con il socio – rivela ancora Franco – è stato deliberato di restituire il premio e abbiamo già dato mandato di effettuare tale restituzione».
Il presidente è comunque rammaricato: «È un peccato che gli sforzi per una migliore gestione dell’azienda non vengano riconosciuti con un premio – afferma -. L’abbiamo fatto, eventualmente, in vista del 2020, purtroppo l’errore non riconosce lo sforzo fatto».
Premi per i dipendenti
Il presidente ha poi spiegato la scelta di assegnare i premi di risultato ai dipendenti attraverso i voucher Edenred. «C’era la possibilità di riconoscere fino a 59 mila euro, ma prudenzialmente abbiamo optato per 30 mila – ha spiegato Franco -. L’abbiamo fatto come welfare aziendale, così da garantire beneficio totale ai dipendenti, che si sarebbero visti tassare i premi in busta paga».
«Abbiamo scelto Edenred in quanto è il miglior erogatore nazionale di questi servizi – ha sottolineato la vice presidente Antonella Barillà -. Inoltre, per consentire ricadute sul territorio, abbiamo chiesto espressamente all’azienda di associarsi con esercizi locali, chiedendo anche ai dipendenti si fare eventuali segnalazioni su altre realtà».
Il master
Anche nella commissione, dopo quanto avvenuto in Consiglio, è stata invece secretata la parte relativa ai presunti soldi spesi da Aps per un master universitario di secondo livello frequentato dalla vice presidente Antonella Barillà.
La situazione era stata illustrata, sempre in consiglio comunale, dai due proponenti, chi chiedevano lumi sull’autorizzazione alla «vice presidente senza deleghe dell’A.P.S.» da parte del cda, a «frequentare un master di II° livello», senza che «l’atto o la risposta precisassero se l’Azienda avrebbe sostenuto spese in conseguenza di simile autorizzazione».
Secondo Andrione «la spesa deliberata (in realtà appunto assente nella delibera) era stata pagata e ammontava a 3.000 euro, senza altri oneri a carico dell’Azienda» che, forse, sarebbero stati meglio spesi per «formare all’uopo una risorsa interna».
(alessandro bianchet)