Aps: fari puntati su premi di risultato e master della vice presidente
Tre iniziative incrociate in Consiglio, di cui solo una pubblica. La replica di Antonella Barillà: «Partita la macchina del fango»
Aps sotto la lente d’ingrandimento del Consiglio comunale di Aosta. A mettere la partecipata sotto torchio sono Pietro Verducci (Gruppo Misto di maggioranza) ed Etienne Andrione (Lega), con tre iniziative incrociate che vogliono fare luce sui premi di risultato elargiti a dipendenti e cda, nonché sui presunti soldi spesi per un master universitario di secondo livello frequentato dalla vice presidente Antonella Barillà.
Le iniziative
Tre, come detto, le iniziative presentate, con solo la prima interrogazione resa pubblica, per provare a mantenere una privacy che, invece, è vanificata chiaramente dai documenti.
A esordire, il consigliere del Gruppo misto di maggioranza, Pietro Verducci, che nella propria interrogazione chiede conto dei premi di produzione, stigmatizzando «la difficoltà dell’accesso agli atti, visto che il Consiglio è anche un organo di controllo».
«Vorremmo capire quali considerazioni abbiano portato la Giunta a considerare opportuna l’elargizione di 4 mila euro a ogni componente del cda (composto dal presidente Antonio Carlo Franco, dalla vice Antonella Barillà e dal consigliere Marco Calchera ndr.)» esordisce Verducci, parlando di soldi che rappresentano «l’80%» della retribuzione ordinaria (5 mila euro all’anno) per «i due membri che non dispongono di deleghe operative» e «ben il 40%» di quanto dato a «73 dipendenti».
Verducci chiede inoltre cosa abbia spinto «dopo consultazione con le organizzazioni sindacali, a erogare 30.000 euro» per i dipendenti «sotto forma di buoni spesa e buoni carburante “Edenred” e non già in denaro». Il consigliere, poi, prova anche a capire l’ammontare «della percentuale sui buoni spesa» e la «spendibilità».
Interrogazione e mozione
Nella successiva interrogazione (targata Andrione) e nella mozione (presentata in coppia), secretate, emerge un altro aspetto, riguardante l’autorizzazione alla «vice presidente senza deleghe dell’A.P.S.» da parte del cda, «a frequentare un master di II° livello», senza che «l’atto o la risposta precisassero se l’Azienda avrebbe sostenuto spese in conseguenza di simile autorizzazione».
L’interrogazione presentata da Andrione sottolinea poi come da un successivo accesso agli atti sia emerso come «la spesa deliberata (in realtà appunto assente nella delibera) era stata pagata e ammontava a 3.000 euro, senza altri oneri a carico dell’Azienda».
Il consigliere del Carroccio va avanti e considera che «detto Master comporterebbe un tirocinio, per l’ammontare di 100 ore, presso la stessa A.P.S., in cui la tirocinante dovrebbe “supportare l’elaborazione dei piani anticorruzione, trasparenza e tutto quanto previsto dal decreto 231 che dovranno essere aggiornati nei primi mesi del 2020”», ed evidenzia anche come il valore «delle prestazioni da rendersi nell’ambito del citato tirocinio è stato valutato dall’A.P.S. in circa 8.000 euro (pari quindi a 80 euro/ora)».
Da qui la volontà di saperne di più, anche se, per esempio, «il Master è il solo e meno costoso metodo per acquisire competenze necessarie all’elaborazione di un piano anti-corruzione» o se non sarebbe stato più logico «formare all’uopo una risorsa interna».
Le risposte
Nella parte pubblica, è laconica la risposta del sindaco, Fulvio Centoz, che ricorda la data di deliberazione dei premi di produzione e la «condivisione dei sindacati».
La motivazione di questi premi, poi, troverebbe «risposta nel risultato», così come la scelta di utilizzare i buoni Edenred per i dipendenti.
Secondo il primo cittadino, infatti, se l’ammontare «fosse stato versato in busta, avrebbe comportato un’erosione elevata di quanto pagato – dice -, cosa che non è successa con i voucher, che sono spendibili per qualsiasi bene di acquisto, presso i negozi aderenti».
Il primo cittadino difende la scelta. «È la società che ha il maggior numero di negozi convenzionati sul territorio – conclude – e prevedono una commissione, per noi del 4.5% del valore nominale degli importi stessi». Da questi sono «esclusi» membri del cda «e dirigenti».
La vice presidente attacca sui social
Prima che il caso approdasse nell’aula del Consiglio, la vice presidente, Antonella Barillà, aveva affidato ai social il suo sfogo, dopo la pubblicazione di un pezzo da parte di una testata online regionale.
«La macchina del fango si è messa in moto – aveva attaccato la vice presidente -. Credo che della risposta non importi, importa sbattere “ il mostro” in prima pagina».
Accuse ignobili
La vice presidente respinge accuse «ignobili» e ricorda come con «i dipendenti Aps condivido buona parte del mio tempo, usando tutto il mio tempo libero, i miei permessi e anche le mie ferie» e loro questo «lo sanno».
Barillà si dice «orgogliosa del lavoro fatto insieme al presidente Franco», ricorda il «lauto» compenso di «230 euro netti al mese» e considera giusto il ritenere di «non partecipare soltanto alle sedute di CdA, ma mettermi al servizio e portare in dote tutta la mia professionalità e competenza».
La vice presidente ritiene che quanto detto dai due proponenti si «fonda sulle sabbie mobili», e crede venga fatto pagare «l’ardire di pensare di non accontentarci, di rafforzare ulteriormente le competenze dell’organo amministrativo per portare innovazione e managerialità reale in azienda, guardando al futuro».
«La mia colpa? – ribatte ancora – Essermi resa disponibile a fare questa formazione perché interessata a crescere sempre».
E chiosa: «Chi deve screditare un buon sindaco che “con coraggio” ha presentato la sua candidatura – conclude – usa tutto e sporca l’impegno, il lavoro, di vomito d’odio».
(alessandro bianchet)