Aids: in Valle, sei nuovi casi nel 2019; appello ai valdostani: «fate il test»
Su dieci nuovi casi di infezione da HIV, sei sono di Aids; l'appello della sanità regionale: «valdostani, fate il test, è gratuito ed è l'unico modo per sapere se si è contratto il virus».
Aids: in Valle, sei nuovi casi nel 2019.
Sono dieci i casi di infezione da HIV diagnosticati nel 2019 nella nostra regione, come dire 8 casi ogni 100 mila abitanti, a fronte di una media nazionale di 6 casi ogni 100 mila abitanti.
Il dato allarmante è però che di questi, sei sono nuovi casi di Aids.
L’eccezionalità del dato è stata sottolineata stamane dalla dottoressa Silvia Magnani, infettivologa e dirigente medico del reparto di Malattie Infettive dell’azienda Usl, commentando la situazione in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids che si celebra il primo dicembre.
Percezione sbagliata della malattia
La dottoressa Magnani ha evidenziato un’altra grande criticità e cioè la poca percezione della malattia, vista come patologia tipica di categorie a rischio e non come patologia figlia di comportamenti a rischio, legata alla trasmissione sessuale.
Nessuna nuova infezione tra chi usa stupefacenti per via endovenosa, «segno di una grande campagna di informazione e prevenzione nei Ser.D» – ha detto la dottoressa Magnani; il rapporto sessuale non protetto rimane la causa primaria.
Il commento dell’infettivologa
I dieci nuovi casi diagnosticati sono equamente divisi tra maschi e femmine, stranieri e italiani.
Il 40% delle nuove infezioni è stato diagnosticato nella fascia d’età tra 25 e 35 anni; il 60% nella fascia 50-60 anni.
In un paio di casi, la diagnosi di infezione da HIV è avvenuta in gravidanza – dove il test è obbligatorio.
«Con l’appropriata terapia ante retro virale e vista la giovane età della paziente è possibile che la donna porti a termine la gravidanza, sotto stretto controllo e che il bambino sia sano».
Purtroppo – tra i nuovi diagnosticati di Aids – un paziente è morto poco dopo la diagnosi, la sua riserva immunologica era completamente distrutta e un’infezione non gli ha lasciato scampo.
«Rispetto al resto d’Italia, abbiamo tanti casi avanzati – ha commentato la dottoressa Magnani -.
«Oggi i farmaci sono potenti, efficaci e con pochi effetti collaterali, tanto che l’aspettativa di vita – con l’adeguata terapia farmacologica – è pari a una persona senza patologia».
Sei casi e il sommerso di non diagnosi
Il problema rimane il sommerso di non diagnosi; la stima è che in Italia 1 su 7 non sa di essere sieropositivo.
Necessario sensibilizzare
«Trent’anni fa pensavamo che il problema fosse risolto – ha commentato il commissario dell’azienda Usl Angelo Pescarmona – purtroppo non è così.
L’Aids è purtroppo ancora percepito come una ‘cosa’ che capita ad altri e nonostante il progresso delle cure, non è debellata».
Di «percezione che sia una patologia solo per certe categorie a rischio e che non sia una patologia strettamente legata a comportamenti a rischio» – ha parlato la dottoresssa Magnani – che ha evidenziato un altro dato preoccupante.
Poca informazione tra i giovani
«Il 60% dei liceali delle III, IV e V classi ha come unica preoccupazione il rischio gravidanza – ha commentato la dottoressa Magnani –. Quindi pensa al metodo anticoncezionale ma non si ritiene minimamente a rischio per le malattie a trasmissione sessuale».
Dopo una grande opera di sensibilizzazione, informazione e pubblicità progresso nei secondi anni ’90, l’ondata si è fermata – ha ricordato l’infettivologa ricordando la campagna ministeriale del 1993 ‘Come ti frego il virus’ con protagonista Lupo Alberto che approdò in quegli anni nelle scuole.
Oggi c’è poca informazione, pochissima, nonostante siamo in endemia dell’infezione; da un po’ di tempo le nuove diagnosi sono costanti negli anni; sono circa 3500 nuove ogni anno, con una incidenza maggiore in Lazio, Liguria e Toscana».
L’appello: fate il test
La sieropositività non dà malessere o sintomi particolari.
Aver contratto l’infezione può non risultare da esami di routine o check up di varia natura, tranne nel caso in cui la riserva immunologica sia già compromessa e allora potrebbe essere alterato il numero delle piastrine o dei globuli bianchi.
L’unica possibilità è fare il test: è anonimo, gratuito, non serve alcuna impegnativa.
Basta telefonare all’ambulatorio, 0165-543390.
«Fate il test – è l’invito della dottoressa Magnani e del dottor Pescarmona – è l’unica possibilità per accertare di non aver contratto il virus e, in caso di sieropositività, cominciare le adeguate cure».
Nella foto, il commissario dell’azienda Usl Angelo Pescarmona e l’infettivologa Silvia Magnani.
(cinzia timpano)