Saint-Pierre, il sindaco valuta di costituirsi parte civile per il caso Geenna
La giunta comunale di Saint-Pierre ha invitato il sindaco a valutare l'iter per «contrastare la possibilità che condotte criminali come queste possano ripetersi»
Saint-Pierre, il sindaco Paolo Lavy sta valutando se costituirsi parte civile nell’ambito del giudizio penale sul caso Geenna.
Nella riunione di ieri, martedì 1° ottobre, la giunta comunale di Saint-Pierre ha espresso parere unanime nell’invitare il sindaco «a valutare le modalità per procedere a incaricare un legale ai fini della costituzione del Comune di Saint-Pierre quale parte civile nel giudizio penale derivante dall’operazione».
«La costituzione come parte civile è una competenza e una funzione in capo al sindaco – spiega Lavy -, ne abbiamo parlato più volte e siamo convinti che sia opportuno intraprendere questa strada. Abbiamo pensato di dare corpo con un atto concreto a questa intenzione».
Le premesse
Il fondamento dell’atto è stato enunciato dagli assessori nella premessa.
Secondo la giunta comunale di Saint-Pierre se in sede processuale saranno accertate, le condotte contestate agli arrestati, in particolare all’ex assessora al bilancio, Monica Carcea, «sono idonee a minare l’ordinario svolgimento della vita sociale dei cittadini, nonché di tutti quegli operatori economici che esercitano la propria attività nel territorio» e di «ingenerare nella popolazione stessa una profonda percezione di paura e di timore, tale da influenzare le abitudini di vita della collettività, così come da alterare le normali e fisiologiche dinamiche del libero mercato concorrenziale ispirato a dettami di legge».
«I reati contestati costituiscono una fattispecie criminale storicamente tra le più gravi previste dal nostro ordinamento penale» aggiungono gli assessori nella premessa della delibera di indirizzo.
Fattispecie criminale, ribadisce la giunta «che suscita tra la popolazione un considerevole e giustificato allarme sociale e al cui contrasto devono essere impegnate, in prima fila, oltre ai soggetti istituzionalmente e ordinariamente a ciò preposti (forze dell’ordine e magistratura), anche le istituzioni democratiche della Repubblica, comprese quelle a carattere locale, che devono rappresentare il primo baluardo di legalità di uno Stato di diritto».
La presa di posizione
La giunta prosegue sottolineando come «è fermo intendimento di questo Comune contrastare e scoraggiare la possibilità che condotte criminali» come queste «possano ripetersi e proliferare, con conseguente danno, economico e morale, del tessuto sociale della comunità di Saint-Pierre».
Ma non solo, evidenzia come «siffatte condotte» alimentano «la tendenza a connotare negativamente un territorio e che per questo occorre dare un forte segnale di legalità, stigmatizzando invece il grave nocumento arrecato al territorio e all’immagine del Comune, a seguito dell’ampia eco mediatica della vicenda».
Infine gli assessori ricordano come già il 5 febbraio 2019 il Consiglio comunale di Saint-Pierre avesse approvato una risoluzione dichiarando «l’estraneità di questa amministrazione comunale da qualsiasi organizzazione malavitosa».
Perché solo adesso
Gli arresti nell’ambito dell’operazione Geenna risalgono al 23 gennaio 2019, la risoluzione a due settimane dopo. Perché la giunta ha deciso di sondare la possibilità di costituirsi parte civile solo ora?
«In realtà ne parlammo fin da subito – spiega il sindaco Paolo Lavy -, ne abbiamo discusso diverse volte in giunta ma poi è rimasto tutto nel limbo. Al momento dell’avviso di conclusione di indagini abbiamo ripreso in mano il tutto per verificare se ci si deve esprimere prima dell’udienza preliminare e in che termini»
«Dobbiamo ancora fare alcune verifiche di tipo assicurativo, è un procedimento lungo e complesso che impegnerà non tanto noi quanto la futura amministrazione».
L’atto di indirizzo della giunta comunale sarà ora portato in discussione nella Commissione “Affari generali” e in Consiglio comunale «per una massima condivisione».
(erika david)