Operazione Discount, tre aostani accusati di false dichiarazioni per 69 milioni di euro
Operazione Discount, si aggrava la posizione degli ex titolari di tre supermercati della Plaine di Aosta. Secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza di Aosta, Francesco Cannatà con i figli Vasco e Milo avrebbero svolto operazioni non giustificate per 69 milioni di euro di maggiore base imponibile sottratta a tassazione, con un’Iva di poco inferiore a 13 milioni. Lo si evince da una nota delal guardia di finanza diramata questa mattina, lunedì 23 settembre.
Per l’entità delle imposte che sarebbero state evase, al superamento delle soglie previste, sono anche scattate le violazioni penali per dichiarazione infedele e per omessa dichiarazione.
Le indagini svolte nell’ultimo anno, coordinate dal pm Luca Ceccanti, hanno visto il fallimento di anche altre 3 società riconducibili alle medesime persone, nonché l’aggravamento ulteriore della posizione degli indagati, poiché gli importi distratti dalle casse aziendali sono lievitati fino a circa 6.300.000 euro, di cui circa 4.700.000 trasferiti dalle fallite a favore di altre società e quasi 600.000 euro trasferiti sui conti personali degli amministratori.
Operazione Discount
L’operazione “Discount” è iniziata già nel 2015, quando sono state avviate alcune verifiche fiscali nei confronti di un totale di 5 società, tutte operanti nel settore delle forniture aziendali di generi alimentari e riconducibili ai Cannatà. Due di queste società, con sentenze emesse dal Tribunale di Aosta nel mese di agosto 2016 ed agosto 2018, sono state dichiarate fallite.
Sempre nell’agosto del 2018, nell’ambito del procedimento penale radicato presso la Procura di Aosta, le tre persone indagate sono state tratte in arresto per bancarotta fraudolenta, poiché nel corso delle investigazioni era stato appurato che oltre 2.200.000 euro erano stati trasferiti dalle fallite a favore di altre società, circa 200.000 euro erano stati trasferiti sui conti personali degli amministratori, altri 100.000 euro circa impiegati per scopi assolutamente personali attraverso l’uso delle carte di credito aziendali e, infine, altri 50.000 euro circa erano stati destinati a finanziare in modo infruttifero una nuova società, operante nel settore della ristorazione, riconducibile alla moglie di uno degli arrestati.
Lo scenario riferito al dissesto delle società è stato disvelato dalla guardia di finanza grazie alle verifiche fiscali nei confronti delle cinque società coinvolte, due delle quali risultate “evasori totali”, poiché gli amministratori del “gruppo di società”, per mascherare la situazione di insolvenza, non avrebbero fatto altro che spostare le risorse finanziarie disponibili da una società all’altra, senza alcuna ragione giuridica od economica, «in totale spregio dell’autonomia gestionale ed amministrativa che dovrebbe caratterizzare ogni singolo soggetto giuridico ed aggravando ulteriormente lo stato di decozione», sottolineano le fiamme.
«Vasco Cannatà non è coinvolto»
«In relazione alle odierne notizie di stampa, da cui trapelerebbe un coinvolgimento del signor Vasco Cannatà in ulteriori procedimenti penali inerenti ad una presunta evasione fiscale, preme rilevare come nessun altro procedimento penale risulti essere pendente a suo carico, né egli risulta essere coinvolto in altre indagini». Lo precisano, in una nota, gli avvocati difensori di Vasco Cannatà, Stefano Moniotto e Davide Rossi.
I legali sottolineano come «il procedimento segnalato dagli organi di stampa si rifà, infatti, ad attività investigativa e giudiziaria risalente nel tempo che mai ha riguardato la posizione del signor Vasco Cannatà. I difensori ritengono inappropriata la divulgazione di notizie non rispondenti ad attuali esigenze di cronaca, che finiscono anzi con il creare fraintendimenti in ordine ad un possibile coinvolgimento del signor Vasco Cannatà in ulteriori procedimenti penali, screditandolo ingiustamente»
(re.newsvda.it)