Sud, Unimpresa: da credito imposta più lavoro, investimenti e prestiti
Roma, 25 apr. (askanews) – Il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno ha avuto un impatto positivo e misurabile sull’economia del Sud Italia nel periodo 2016-2020. Ogni euro di agevolazione fiscale ha attivato 1,1 euro di investimenti privati, con un totale di quasi 1,3 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi generati a fronte di 1,2 miliardi di credito d’imposta effettivamente utilizzati dalle imprese. Il beneficio si è concentrato soprattutto tra le imprese più piccole e nei settori dei servizi, mentre l’efficacia è risultata nulla per le grandi imprese e in ambito industriale. Tra gli effetti indiretti più rilevanti si segnala l’aumento medio del credito bancario concesso alle imprese beneficiarie (+18%), la crescita dell’occupazione con un incremento del numero di dipendenti pari al 7,7% e un aumento significativo anche delle immobilizzazioni immateriali, considerate un indicatore di attività in ricerca e sviluppo. Il credito, nel dettaglio, è cresciuto da circa 50 a oltre 59 miliardi di euro, con un incremento complessivo stimato attorno al 18,1%. Secono quanto riporta un comunicato, sono le cifre di un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui non si registrano, invece, miglioramenti apprezzabili sulla produttività del lavoro.
Gli effetti si sono concentrati nel triennio 2018-2020, periodo in cui si è registrato un maggiore utilizzo dell’incentivo da parte delle imprese. La maggiorazione prevista nelle Zone economiche speciali (ZES) non ha prodotto stimoli aggiuntivi rispetto alla misura ordinaria, a causa della limitata platea coinvolta e delle difficoltà burocratiche. Solo il 20% delle imprese potenzialmente eleggibili ha effettivamente fruito del credito d’imposta, segnale di un limite nella diffusione dello strumento che – secondo Unimpresa – andrebbe superato attraverso meccanismi più accessibili, campagne informative e assistenza tecnica per le micro e piccole imprese. I dati dimostrano con chiarezza che il credito d’imposta per il Sud ha funzionato. Ha stimolato investimenti reali, ha favorito l’occupazione e ha rafforzato l’accesso al credito per migliaia di imprese meridionali. Misure come questa rappresentano il miglior esempio di politica economica utile e concreta, capace di trasformare la leva fiscale in crescita e sviluppo.
“Il governo farebbe bene a rimettere in pista strumenti analoghi, soprattutto in un momento in cui il Mezzogiorno rischia di essere lasciato indietro nella ripresa post-pandemia e nella transizione digitale ed energetica. Servono interventi automatici, semplici, stabili e accessibili a tutte le imprese, senza burocrazia soffocante. Non possiamo permetterci di disperdere un modello che ha dimostrato di funzionare: bisogna consolidarlo, rafforzarlo e renderlo strutturale”, commenta il direttore generale di Unimpresa, Mariagrazia Lupo Albore.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati e informazioni della Banca d’Italia, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020, il credito d’imposta per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno si è dimostrato uno strumento efficace per stimolare l’accumulazione di capitale fisico e la crescita dell’occupazione, in particolare tra le piccole imprese operanti nel settore dei servizi.
L’analisi, nel dettaglio, si è concentrata sulla valutazione dell’efficacia del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno,introdotto con la legge 208 del 2015 e prorogato fino al 2020: si tratta delle norme volte a promuovere investimenti materiali, occupazione e performance economica delle imprese. Ne è emerso che, a fronte di un sostegno pubblico complessivo pari a circa 1,2 miliardi di euro, le imprese beneficiarie hanno generato investimenti aggiuntivi per quasi 1,3 miliardi, con un moltiplicatore pari a 1,1: ogni euro speso dallo Stato ha prodotto 1,1 euro di investimenti privati. Si tratta di una dinamica che conferma la validità degli incentivi automatici, semplici nell’accesso e generalizzati nel meccanismo, come leva di politica economica nelle aree meno sviluppate del Paese. L’impatto positivo si è manifestato soprattutto nel triennio 2018-2020, periodo in cui si è registrato un utilizzo più intenso dello strumento da parte delle imprese, mentre nel biennio iniziale 2016-2017 i risultati sono stati più contenuti, anche a causa della fisiologica lentezza nell’avvio degli investimenti.(Segue)