Sotto pressione dalla Casa Bianca, Putin apre a negoziati per tregua
Roma, 22 apr. (askanews) – Il Cremlino attende già in settimana una nuova visita a Mosca dell’inviato presidenziale americano Steve Witkoff, negoziatore in capo non solo per il Medio Oriente ma anche alla ricerca di un accordo per un cessate-il-fuoco in Ucraina. La missione ucraina è in chiara accelerazione negli ultimi giorni, con la Casa Bianca che preme per un risultato concreto a breve e la Russia che dà segnali di apertura a contatti diretti con Kiev per concordare almeno una tregua parziale.
Witkoff, la settimana scorsa a Parigi assieme al segretario di Stato americano Marco Rubio ha avuto colloqui con il presidente Emmanuel Macron e con Yermak, il braccio destro del presidente Zelensky, ma anche con consiglieri alla sicurezza da Regno Unito e Germania. E domani a Londra dovrebbe incontrare funzionari europei e ucraini, assieme a Rubio e all’inviato speciale di Trump Keith Kellogg, ridimensionato a interlocutore solo della parte ucraina a causa dei malumori russi. Dal Cremlino ogni mossa è seguita con grande cautela e sospetto. “L’unica via per arrivare a una soluzione sono i colloqui tra Russia e Stati Uniti d’America”, ha detto il portavoce presidenziale Dmitri Peskov commentando le trattative in Europa. Sul piatto, la forza di interposizione da inviare dopo un cessate-il-fuoco, che la Russia non intende accettare se formata essenzialmente da Paesi Nato, ma anche e soprattutto le concessioni da parte ucraina per arrivare a un punto di caduta del conflitto che va avanti dall’invasione russa di febbraio 2022.
Sempre Peskov oggi ha confermato che da parte del presidente Vladimir PUtin c’è disponibilità a colloqui diretti con gli ucraini, quantomeno per una tregua degli attacchi su obiettivi civili. “Ma non è il caso di porre la questione di una soluzione riguardo l’Ucraina in un quadro temporale ristretto”, ha sottolineato il portavoce. In giornata l’assistente presidenziale Yuri Ushakov ha confermato il ritorno di Witkoff in settimana.
Per evitare una rottura con l’amministrazione Trump e non cedere totalmente ai ritmi incalzanti chiesti dagli americani, il Cremlino ha impostato un confronto ‘largo’, centrato su possibili accordi diretti con gli Usa, sia di natura economica che diplomatica. Mosca è interessata al ritorno di capitali occidentali nella sua economia, in particolare nei settori strategici dell’estrazione mineraria e di idrocarburi, per cui servono tecnologie avanzate. E starebbe discutendo anche il ritorno russo progressivo sui mercati europei, oltre alla revoca a tappe di parte delle sanzioni.
Secondo il Moscow Times, il Cremlino ha dato ordine a ministeri e grandi imprese di preparare dossier di collaborazione economica da presentare agli americani. Società come Rosatom, Rosneft e Rusal, così come il produttore d’oro Polyus, hanno già inviato proposte dettagliate, coordinate da alti esponenti del governo come Maxim Oreshkin e Kirill Dmitriev. Tra le varie idee da tasforamre in proposta ci sarebbe pure la costruzione di una Trump Tower a Mosca. I funzionari russi sentiti dal quotidiano in lingua inglese hanno ipotizzato la costruzione di una Trump Tower di 150 piani nel quartiere degli affari di Mosca, Moscow City. Il progetto potrebbe essere avviato rapidamente e Trump stesso potrebbe partecipare alla cerimonia di posa della prima pietra.