L’aria che tira a Washington, tra terrore dell’establishment e consenso per Trump
Roma, 19 apr. (askanews) – “A Washington tutto l’establishment, sia tra i democratici che tra i repubblicani, vive nel terrore”. In occasione della trasferta per l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump, Europa Building ha approfittato per sentire qual è il clima in città – che difficilmente si percepisce dal Vecchio Continente – dopo i primi mesi di amministrazione del tycoon.
“E’ cambiato tutto – spiega un’italiana che da anni vive nella capitale americana, in cui si occupa di informazione e pubbliche relazioni ad alto livello -. Anche nella prima presidenza di Trump, le persone coinvolte nelle amministrazioni erano sempre le stesse o comunque provenivano dallo stesso ambiente. Sostanzialmente il potere rimaneva in mano alla classe dirigente formata e cresciuta a Washington. Con il secondo mandato sono arrivate persone esterne, nei locali che contano per la politica si vedono cappelli da cowboy e stivali che qua nessuno si sarebbe mai sognato di indossare. Molti funzionari sono stati licenziati e gli altri vivono nel terrore quotidiano di veder arrivare la mail che intima loro di liberare la scrivania”.
Questo per quanto riguarda la classe dirigente di Washington, che quindi avversa nettamente la presidenza Trump. “Ma fuori dalla ‘bolla’ – assicura un collega giornalista di lunghissima esperienza americana – il presidente ha ancora un consenso altissimo. I dazi non hanno, al momento, avuto un impatto sulla popolazione; il rapporto ‘muscolare’ con l’Europa e soprattutto con la Cina galvanizza il popolo MAGA; l’essere contrastato dall’establishment è una nota di merito. Dunque ancora Trump è amatissimo. Certo se poi ci sarà un impatto elevato sul costo della vita o sul mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione a doppia cifra, tutto potrà cambiare repentinamente. Ma al momento non è così”.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli