Meloni strappa ok Trump a incontro a Roma, ma su dazi non cambia idea
Washington, 17 apr. (askanews) – L’obiettivo minimo (ma forse anche massimo possibile) Giorgia Meloni l’ha raggiunto: Donald Trump ha accettato l’invito a fare una visita in Italia, e in quell’occasione potrebbe “considerare” di partecipare a un incontro con l’Unione europea. Però il tycoon non ha cambiato idea sui dazi che “ci stanno arricchendo”.
Sono le 12 quando la presidente del Consiglio varca il cancello della Casa Bianca. Trump la accoglie definendola “great person”. E’ il primo dei molti complimenti che rivolge a una “fantastica persona” che “sta facendo un ottimo lavoro” e con cui la “relazione è ottima”. L’incontro si apre con un pranzo di lavoro aperto alle delegazioni: dal lato americano del tavolo oltre al presidente (con bicchiere di Coca Cola) siedono il vice J.D. Vance, che domani vedrà Meloni a Roma, il consigliere per la sicurezza Michael Waltz, il segretario al Tesoro Scott Bessent, il segretario alla Difesa Pete Hegseth; per l’Italia ci sono il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio, il consigliere militare Franco Federici, l’ambasciatrice Mariangela Zappia. A sorpresa, la stampa viene fatta entrare per delle brevi dichiarazioni. La premier è visibilmente tesa, consapevole della posta in gioco e della difficoltà della riunione. “Io credo che potremmo raggiungere un accordo” sui dazi, dice, “sono qui proprio per questo”. Certo, precisa, “non posso fare un accordo nel nome dell’Unione europea, il mio scopo è invitare il presidente a un dialogo ufficiale con l’Italia e capire se, quando verrà, ci potrà essere anche un incontro con l’Unione europea”. Un invito che poi Trump accetta. Però, parlando dei dazi nello Studio Ovale, non rinnega la sua strategia: “No – risponde a un giornalista che gli chiede se Meloni gli abbia fatto cambiare idea – i dazi ci stanno arricchendo, stavamo perdendo tanti soldi con Biden, miliardi di dollari sul commercio, adesso la marea è cambiata”. Con la Ue, anche se non lo dice, sembra restare grande diffidenza. Quando un cronista gli chiede se conferma di considerare gli europei “parassiti”, la premier interviene dicendo che “non l’ha detto” e anche Trump fa mostra di stupore: “Non l’ho detto, non so di cosa state parlando”. Comunque, concede, “ci sarà al 100% un accordo sui dazi con l’Unione Europea”.
Altro tema al centro dell’incontro sono le spese per la difesa. La premier anticipa che al prossimo summit Nato, in programma a giugno, l’Italia annuncerà la volontà di “aumentare le spese al 2% come richiesto”. Troppo poco per il tycoon che la gela: “Non è mai abbastanza”. Per lui la ‘richiesta’ è già salita al 5% (anche se presumibilmente si accontenterà alla fine di un 3,5%). “L’Europa – assicura però lei – è impegnata a fare di più, sta lavorando sugli strumenti per aiutare gli Stati membri ad aumentare le spese per la difesa. Siamo convinti che tutti debbano fare di più”.
Nel lungo ‘spray’ – le dichiarazioni congiunte – allo Studio Ovale, qualche imbarazzo lo crea una domanda sull’Ucraina. Ai due viene chiesto conto del fatto che Trump dia sostanzialmente la colpa dell’inizio della guerra a Volodymyr Zelensky. Meloni, di fronte al suo interlocutore, si muove a disagio sulla sedia, consapevole di affrontare un tema estremamente scivoloso, ma mantiene il punto sulla posizione italiana. “Penso – ribadisce – che ci sia stata un’invasione e che l’invasore fosse Putin e la Russia. Ma oggi quello che è importante è che insieme vogliamo lavorare e stiamo lavorando per arrivare in Ucraina a una pace giusta e duratura. Sono sforzi su cui abbiamo condiviso anche oggi il nostro lavoro”. Da parte sua il presidente assicura che “non do la colpa al presidente Zelensky, ma non sono un suo fan”. Sicuramente, rivendica, “è una guerra che non sarebbe mai cominciata se fossi stato presidente. Ho parlato con Putin e mi ha detto che non l’avrebbe mai fatto”.
Sul tavolo del bilaterale, la premier mette interessi reciproci rilevanti, in primo luogo economici. “Le imprese italiane, come fanno da molti anni, investiranno qui nei prossimi anni circa 10 miliardi e questo mostra quanto siano interconnesse le nostre economie. Questo è molto importante, non si tratta solamente dell’Italia, si tratta dell’Europa”, spiega. Inoltre “l’Italia dovrà aumentare le importazioni di gas liquefatto” dall’America “e anche sul nucleare stiamo cercando di svilupparci e su questo dovremo lavorare insieme”. Anche di collaborazione in ambito aerospaziale hanno parlato i due, “ma non di Starlink” assicura la presidente del Consiglio. Glissa invece, evitando una domanda, sui rapporti strategici con la Cina, tema quantomai spinoso nei rapporti con Washington.
Piena sintonia sulla questione dei migranti, su cui il tyconn loda la sua interlocutrice. “Spero che l’Europa torni di nuovo grande – dice – oggi ha grandi problemi dovuti soprattutto all’immigrazione. Non sono un grande fan di come l’Europa ha affrontato la questione, dovrebbero farsi più furbi. La presidente Meloni ha assunto un atteggiamento di grande fermezza sull’immigrazione e auspico che molte più persone facciano come lei”. Lei ‘incassa’ il complimento e rivendica che “le cose stanno cambiando anche grazie a ciò che l’Italia ha fatto”.
La visita si conclude quindi nel segno di quello che la premier chiama “nazionalismo occidentale”, espressione forse non “corretta”, dice, se non nel senso che occorre “lavorare e rendere l’Occidente più forte” nel segno “dell’unità dell’Occidente” che deve parlare “francamente” e incontrarsi “a metà strada”, rafforzando “entrambe le sponde dell’Atlantico”. Con gli Usa che restano un “partner affidabile, altrimenti non sarei qua”.
La “special relationship” si è quindi consolidata? “L’Italia può essere il nostro miglior alleato in Europa, ma solo se Meloni resta il primo ministro”, scherza il presidente. Che sembra quindi promuovere il piano della premier. Almeno a parole. Poi nei suoi primi 100 giorni l’inquilino della Casa Bianca ha abituato a continui e repentini cambiamenti di prospettiva e quindi si dovrà vedere se la sintonia esibita oggi si tradurrà poi in risultati concreti.