La Corte suprema del Regno Unito: la definizione “donna” si basa sul sesso biologico
Roma, 16 apr. (askanews) – Una sentenza della Corte suprema del Regno unito relativa all’Equality Act del 2010 ha stabilito oggi che la definizione giuridica di “donna” si basa sul sesso biologico, non su quanto riportato sul certificato di nascita di una persona.
Il pronunciamento s’innesta su una complessa questione giuridica prodotta da un’interpretazione della legge sull’uguaglianza di genere da parte dei ministri scozzesi i quali, nell’applicazione della norma in questione, facevano riferimento non già al sesso biologico ma a quello dichiarato nel certificato di nascita.
“La decisione unanime di questa Corte è che i termini ‘donna’ e ‘sesso’ nell’Equality Act del 2010 si riferiscono a una donna biologica e al sesso biologico”, ha affermato Lord Hodge nel pronunciare la determinazione della Corte suprema.
Durante l’udienza di novembre, Aidan O’Neill, legale del gruppo For Women Scotland (FWS), aveva dichiarato ai giudici che la posizione dei ministri scozzesi, secondo cui i termini sesso, uomo e donna nell’Equality Act si riferiscono al “sesso certificato” – ossia il sesso indicato sul certificato di nascita di una persona, anche se successivamente modificato mediante un certificato di riconoscimento di genere (GRC) – è “completamente sbagliata e dovrebbe essere respinta dalla Corte”. Al contrario, Ruth Crawford, legale del governo scozzese, aveva sostenuto che una persona che diventa donna “a seguito di un GRC” ha diritto a quella protezione “proprio come coloro che, registrati come donne alla nascita, godono di tali protezioni”. Ha inoltre affermato che l’”inevitabile conclusione” della contestazione mossa da FWS, qualora avesse avuto successo, sarebbe che le donne trans con GRC “rimarrebbero uomini fino alla morte, ai fini dell’Equality Act”. Alla Corte è stato inoltre riferito che, dal passaggio del Gender Recognition Act nel 2004, 8.464 persone nel Regno Unito hanno ottenuto un GRC.
Nella sentenza, lunga 88 pagine, Lord Hodge insieme a Lady Rose e Lady Simler hanno chiarito che la definizione di sesso contenuta nell’Equality Act 2010 prevede un concetto binario: una persona è o una donna o un uomo. Sebbene il termine “biologico” non compaia esplicitamente nella definizione, il significato ordinario di tali parole, chiare e non ambigue, corrisponde alle caratteristiche biologiche che determinano se un individuo è un uomo o una donna. Secondo la corte, questa interpretazione è ovvia e non richiede ulteriori spiegazioni: uomini e donne sono distinti nella definizione in virtù della biologia che condividono, formando così gruppi distinti a seconda del sesso biologico.
Un’interpretazione basata sul “sesso certificato” si configurerebbe come un’interpretazione incoerente rispetto alla definizione della caratteristica protetta del sesso, secondo la sentenza, destinata a far discutere.
D’altronde, secondo la Corte, i riferimenti a “donna” e “donne” come gruppo che condivide la caratteristica protetta del sesso includerebbero tutte le femmine, a prescindere dall’età e da qualsiasi altra caratteristica protetta, nonché quelle donne trans (cioè uomini biologici) che possiedono la caratteristica protetta della transizione di genere e un Certificato di Riconoscimento di Genere (GRC), e che pertanto sono considerate femmine ai sensi della legge.