I referendum su lavoro e cittadinanza uniscono le sinistre, compatte su 5 Sì
Al motto di ''Il voto è nostra rivolta' debutta sabato 12, alle 17, al salone Intrecci di via Binel, la campagna per i cinque referendum in programma l’8 e il 9 giugno
I referendum su lavoro e cittadinanza uniscono le sinistre, compatte su 5 Sì.
Al motto di ”Il voto è nostra rivolta’ debutta sabato 12, alle 17, al salone Intrecci di via Binel, la campagna per i cinque referendum popolari su lavoro, promossi dalla Cgil, e cittadinanza, in programma l’8 e il 9 giugno. All’evento prenderanno parte, oltre ai lavoratori e lavoratrici, i testimonial Erika Centomo e Alessandro Polio Salimbeni, l’avvocata Silvia Caveri, i referenti del neo costituito Comitato referendario e professionisti.
«È un Comitato referendario per i 5 Sì allargato e abbraccia il mondo della politica e dall’associazionismo – ha sottolineato la segretaria della Cgil Vilma Gaillard nella conferenza di presentazione -. Il tema del lavoro, che sia dignitoso e correttamente remunerato, deve tornare a essere oggetto di discussione e chiediamo la rivisitazione del Jobs Act che ha aumentato il precariato. Non è facile fare avvicinare le persone al voto verso il quale vi è disaffezione, ma su temi del genere è importante fare un appello per il voto. Occorre recuperare la consapevolezza che solo votando al referendum si può esprimere ciò che vogliamo».
Annunciati comizi, incontri e assemblee: «Faremo volantinaggi in tutti i comuni come una sorta di porta a porta» ha concluso Gaillard.
Gli interventi
Per Manuela Nasso (Alleanza verdi sinistra) «non sono più accettabili le morti bianche, il precariato. La battaglia per il lavoro è uno dei nostri fari». «La modifica delle norme sulla cittadinanza – ha aggiunto – è ineludibile. È ingiusto che una larga fetta di popolazione, che contribuisce allo sviluppo della nostra società, non riesca a ottenere la cittadinanza in tempi più rapidi».
«I referendum offrono l’occasione alla stravagante sinistra di lavorare insieme e di coltivare l’unità come valore» ha puntualizzato Paolo Gino (Attak Italia). «Insieme diciamo no alle politiche liberiste, al Jobs act e sì ai 5 anni di residenza per l’ottenimento della cittadinanza italiana».
Ricorda la battaglia vinta contro il pirogassificatore Paolo Meneghini di Valle Virtuosa per dire «i cambiamenti avvengono se si parte dal basso e insieme possiamo invertire il sistema economico».
Sostiene il quinto referendum che propone di dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana Stefania Brun (Amnesty International VdA) «ci allineeremo così agli standard europei» ha precisato.
Altri interventi
«Legambiente c’è perché siamo una bella compagini che sta insieme in barba alla politica che si divide» ha puntualizzato Maria Pia Simonetti.
«Il Partito democratico aderisce e lo fa convintamente anche all’interno di un Comitato trasversale al fianco di chi lotta per migliorare la società» ha detto il segretario dem Luca Tonino.
Per Federica Mannoni – in rappresentanza di Refugees Welcome, Argigay e Community Lgbtqia + – «la cittadinanza è un diritto non un privilegio. I bimbi degli immigrati non devono essere discriminati».
«Per noi di Rifondazione comunista, eredi di una lunga lotta per la difesa dei lavoratori e delle lavoratrici, sostenere i referendum è scontato» ha scandito Carlo Zanotto.
«Aderiamo convintamente alla campagna referendaria che pone con forza al centro del dibattito il tema del lavoro» ha commentato Raimondo Donzel in rappresentanza di VdA Aperta che ha aggiunto: «tutti vorremmo lo ius scholae e lo ius soli, ma questo è un primo passo».
I cinque quesiti
Il primo chiede lo stop ai licenziamenti illegittimi e ha l’obiettivo di abrogare il contratto a tutele crescenti del Jobs Act per ripristinare il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato.
Il secondo chiede più tutele per chi lavora nelle piccole imprese, andando ad eliminare il tetto massimo (6 mensilità) dell’indennizzo per i licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 16 dipendenti, lasciando al giudice la valutazione.
Il terzo è per la riduzione del lavoro precario, reintroducendo l’obbligo di motivare i contratti a termine già dal primo giorno, per limitare l’uso ingiustificato del lavoro temporaneo.
Il quarto è sulla sicurezza sul lavoro e vuole estendere la responsabilità delle imprese appaltanti anche in caso di infortuni causati da imprese subappaltatrici, aumentando le tutele dei lavoratori.
Il quinto mira a rendere la cittadinanza italiana più accessibile, riducendo da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza legale per poter richiedere la cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri maggiorenni.
(da.ch.)