Cgil: pensioni a 67 anni nel comparto unico, si preannunciano vertenze
In pensione sempre più tardi e con una pensione più bassa.
In una sala affollata e partecipativa, alla sede della Cgil di Aosta, si è tenuta un’assemblea, coordinata da Sara Desandré, direttrice del patronato, e Igor De Belli, segretario della Funzione Pubblica della Cgil, sul tema delle pensioni.
Pioggia di ricorsi
Si preannunciano vertenze a livello nazionale, “ricorsi pilota, non tanto per vincere la singola causa, quanto per ottenere le maggiori vittorie possibili per creare giurisprudenza e poter poi fare pressione sul governo per riformare la legge”, precisano i due relatori.
Le risposte ai (numerosi) singoli casi sollevati dalla platea
Si è parlato di aliquote, che “si mantengono integre solo quando si accede alla pensione di vecchiaia, non a quella anticipata, che ammonta a circa il 30% in meno dello stipendio”, ha dichiarato De Belli.
“Chi vuole andare in pensione a 41 anni (+10) di contributi per gli uomini e 42 (+10) per le donne deve dare le dimissioni volontarie 2-4 mesi prima, a seconda dell’anzianità e del ruolo”, ha detto Desandré.
L’unica domanda che ha spiazzato i due relatori è stata quella di un lavoratore che ha chiesto lumi sul bonus per chi vuole prolungare i tempi di lavoro e non andare in pensione: “nessuno ci fa questa domanda, tutti di solito non vedono l’ora di andare in pensione…”, hanno risposto divertiti i due sindacalisti.
Legge di bilancio 2024: tagliata al quota retributiva per chi ha meno di 15 anni al 31.12.1995
Con la legge di bilancio del 2024 il governo Meloni ha tagliato la quota retributiva della pensione per chi ha meno di 15 anni al 31 dicembre 1995, colpendo migliaia di dipendenti pubblici.
Si stima che nel 2043 saranno oltre 730 mila le lavoratrici e i lavoratori pubblici colpiti dai tagli alle proprie pensioni per complessivi 33 miliardi di euro a regime. Il tutto convive con rinnovi contrattuali che non garantiscono salari adeguati né il recupero dell’inflazione.
Legge di bilancio 2025: tagliate le aliquote di rendimento, innalzato il limite a 67 anni
Con la legge di bilancio del 2025 il governo conferma i tagli relativi alle aliquote di rendimento, allargando la platea dei lavoratori coinvolti, attraverso l’innalzamento del limite a 67 anni, e posticipando di fatto l’accesso al pensionamento e il pagamento della buonuscita, che comunque è a due anni e 90 giorni, “decisione discriminatoria rispetto ai dipendenti privati, come ha già precisato in passato la Corte costituzionale”, ha spiegato De Belli.
(re.aostanews.it)