Cibo fake, stop alla fontina ecuadoriana
Il valore del falso made in Italy agroalimentare ha superato quota 120 miliardi di euro con un incremento del 70% negli ultimi 10 anni
Cibo fake, stop alla fontina ecuadoriana
Il valore del falso made in Italy agroalimentare ha superato quota 120 miliardi di euro con un incremento del 70% negli ultimi 10 anni.
Negli Stati Uniti si produce localmente il 90% dei formaggi di tipo italiano come Parmesan, ma anche Grana, prosciutto Parma, San Daniele, mortadella Bologna.
L’italian sounding
Il fenomeno dell’italian sounding non risparmia altri prodotti come il pomodoro Marzano, il vino Kressecco tedesco, il Bordolino argentino e, nel Regno Unito, versioni in lattina di vino Chianti e Prosecco. Azioni di tutela e vigilanza sono possibili ma tempi, costi e distanze soccombono alla capillarità delle contraffazioni che minacciano l’identità alimentare del bel Paese, tanto da parlare di fake in Italy.
Il Consorzio produttori e tutela della Dop Fontina
Di azioni di vigilanza e tutela del marchio si occupa anche il Consorzio Produttori e tutela della Dop Fontina che dal 1957 è garanzia di un formaggio conforme al disciplinare di produzione. Non solo, il Consorzio si occupa anche della vigilanza, della tutela e promozione del marchio.
Floralp non può utilizzare il nome fontina, lo ha stabilito il giudice
Andrea Barmaz
«Finalmente, dopo anni e anni, abbiamo vinto la battaglia legale in Ecuador, paese dove non vendiamo un etto di Fontina ma dove un’azienda produce e commercializza Floralp Fontina, al pari di Floralp Parmesano e Floralp Gruyère, Provolone e molti altri», spiega il presidente del Consorzio Andrea Barmaz. «Attraverso lo studio legale Jacobacci di Milano e i loro consulenti in America del Sud siamo riusciti a chiudere una vicenda che aveva assunto contorni preoccupanti. Non c’è mercato in quel Paese, ma noi dobbiamo tutelare il marchio, è grande il rischio di usurpazione della denominazione protetta, lasciando aperte le porte del mercosur, il gigantesco mercato dell’America del Sud. Abbiamo finalmente una sentenza definitiva che dice che Floralp non potrà utilizzare il nome Fontina – precisa Barmaz – avevamo scomodato persino l’allora console dell’ambasciata d’Italia a Bogotà Cesare Bieller».
La vigilanza
Dal 2021, grazie a una convenzione con il Consorzio Parmigiano Reggiano, il Consorzio Produttori e tutela della Dop Fontina ha incrementato l’azione di vigilanza. «Fare vigilanza ha un costo importante ma è stato necessario investire per combattere i tentativi di frode – spiega il presidente del Consorzio -. Sono circa 150 le visite che l’agente ispettore compie ogni anno in Italia, compresa la parte on line. In una decina di casi, siamo arrivati all’azione penale, per frode alimentare, in altri casi ci sono state sanzioni che ricordo, finiscono all’Erario, non al Consorzio. Dalla toma fontinata al grande classico toast prosciutto e Fontina che invece è Leerdammer, fino a un qualunque formaggio che fonde, l’agente ispettore trova un po’ di tutto, segnala e dove necessario parte il procedimento per frode.
Oltre alla vigilanza, una comunicazione efficace
Accanto alla vigilanza, il Consorzio ha investito su un robusto piano di comunicazione. «La Fontina è Valle d’Aosta, non è della Valle d’Aosta – precisa Barmaz -. Un’indagine sul primo mercato nazionale, la Lombardia, aveva messo in evidenza che un acquirente su due non collegava la Fontina alla regione dove viene prodotta. Inaccettabile. Abbiamo portato avanti un piano promozionale significativo, con fondi dal Piano di Sviluppo Rurale ma anche con fondi propri dei produttori che hanno ben compreso l’importanza di una comunicazione efficace. L’ultima campagna si è conclusa pochi giorni fa, 10 giorni consecutivi su Rai 1, Rai 2, Rai 3 3 Rai 4. Posso con soddisfazione affermare che il 35% di incremento del prezzo alla grande distribuzione è un significativo passo in avanti che premia quanto fatto fin qui. Incidere sul prezzo significa valorizzare la produzione della Fontina Dop».
Le quantità
«Con questi pascoli e questo numero di vacche, le forme sono quelle, circa 400 mila forme di formaggio ogni anno; non possiamo aumentare le quantità, ma possiamo incidere sulla qualità, migliorandola ancora, ci sono margini e, guardando avanti, lavorando e investendo anche per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di chi la Fontina la produce, magari arrivando a una lavorazione al giorno, per 6 e non 7 giorni alla settimana», conclude Barmaz.
(re.aostanews.it)