Sciopero dei metalmeccanici: «Senza rinnovo andiamo avanti, uniti, a oltranza»
Terza mobilitazione di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil, che in Valle ha visto l'adesione anche del Savt. Le sigle chiedono a gran voce il rinnovo del contratto nazionale e criticano la contropiattaforma di Federmeccanica e Assistal
«Speriamo in una soluzione rapida, ma siamo pronti ad andare avanti, uniti, a oltranza». Non intendono mollare la presa i sindacati dei metalmeccanici, che venerdì 28 marzo hanno portato anche ad Aosta gli echi del terzo sciopero nazionale di 8 ore della categoria.
Il presidio dei sindacati in Place des Franchises
Sciopero dei metalmeccanici, corteo ad Aosta
«È ora, contratto a chi lavora» è lo slogan riecheggiato tra il centinaio di manifestanti che si sono radunati in Place des Franchises per far sentire ancora una volta la propria voce contro le scelte di Federmeccanica e Assistal, che hanno abbandonato il tavolo della trattativa, peraltro dopo aver effettuato una controproposta, ritenuta «irricevibile» da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.
I tre sindacati nazionali, cui si è unito in Valle anche il Savt, hanno guidato la protesta, dirigendo il corteo sotto la sede di Confindustria Valle d’Aosta, in avenue du Conseil des Commis, per poi tornare “alla base” ed esporre tutte le problematiche, che paiono prefigurare una mobilitazione senza fine.
«Rischiamo di diventare poveri lavorando»
Le motivazioni alla base dello sciopero sono ormai note e riguardano i punti di rottura della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale: salari, precariato e orari di lavoro, in particolare.
«Scioperiamo nuovamente per otto ore a causa di una controparte (Federmeccanica e Assistal in primis ndr.) che non vuole parlare – esclama il segretario della Fiom VdA, Fabrizio Graziola -. Per noi è fondamentale riaprire la trattativa, i metalmeccanici non possono permettersi di rimanere senza rinnovo».
I nodi sono sempre gli stessi, anzi aumentano.
«Sul salario non si tratta, noi chiediamo almeno 280 euro in più, più altre parti accessorie, mentre dall’altra parte offrono solo aggiornamenti legati a coefficienti – continua Graziola -. Questo permetterebbe di recuperare solo parte del costo della vita, ma senza salari adeguati si diventa poveri lavorando».
Fabrizio Graziola ha le idee chiare.
«È il momento di essere uniti, tutti i sindacati, perché divisi non si vince – esclama ancora -. In più, ora, ci hanno fatto veramente arrabbiare. Dopo sette incontri sono arrivati con una piattaforma alternativa. E questo non è corretto; siamo partiti da una piattaforma condivisa da migliaia di lavoratori e assemblee, che hanno votato al 98%. Bisogna ripartire da quella».
L’approdo del corteo in piazza Chanoux
I dazi non aiutano
Altro spauracchio all’orizzonte è l’arrivo, dal 2 aprile, dei dazi.
«Probabilmente questa spada di Damocle spinge la controparte a rallentare – ammette Graziola -. Sappiamo che il momento è difficile, ma non possono pagare sempre e solo i lavoratori».
«Si va avanti a oltranza»
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario della Fim Cisl Hans Pistolesi e il segretario della Uilm Gabriele Noto.
«La situazione, se possibile, è ancora peggiorata rispetto all’ultimo sciopero, l’arrivo dei dazi non ci lascia tranquilli – sottolineano in coro -. E siamo qui proprio perché ormai siamo allo stallo».
Pistolesi e Noto ribadiscono il problema legato alla contropiattaforma.
Il fumogeno acceso sotto la sede di Confindustria Valle d’Aosta
«È completamente contraria a ciò che normalmente porta alla firma dei contratti nazionali – spiegano i segretari di Fim Cisl VdA e Uilm VdA -. La nostra piattaforma è stata presentata a 750 mila lavoratori, con il 98% di firme. Poi, arrivano loro, strappano tutto e dicono lavoriamo sulle nostri basi. È inaccettabile, soprattutto perché vogliono legare gli aumenti salariali a indici futuri e noi non possiamo permetterlo».
La strada è una sola.
«Speriamo di arrvare a una soluzione, altrimenti andiamo avanti a oltranza» concludono Pistolesi e Noto.
(alessandro bianchet)