Sport e scuola: il progetto Due donne un sogno fa centro all’ITPR Corrado Gex
Charlotte Bonin e Anna Barbaro si sono raccontate a dieci classi del biennio su iniziativa del Soroptimist Club Valle d'Aosta
Il progetto Due donne un sogno fa centro all’ITPR Corrado Gex di Aosta.
Charlotte Bonin e Anna Barbaro si sono raccontate a dieci classi del biennio.
Le due azzurre hanno conquistato l’argento nel paratriathlon alle Paralimpiadi di Tokyo 2021.
L’evento si è tenuto lunedì 24 marzo su iniziativa del Soroptimist Club Valle d’Aosta.
Il progetto Due donne un sogno fa centro all’ITPR Corrado Gex
Inizio di settimana dal forte significato educativo per dieci classi dell’ITPR Corrado Gex di Aosta, coinvolte da un progetto proposto dal Soroptimist Club Valle d’Aosta.
Circa 200 alunni del biennio hanno incontrato Anna Barbaro e Charlotte Bonin, atlete della nazionale di paratriathlon che alle Paralimpiadi di Tokyo 2021 hanno conquistato una splendida medaglia d’argento.
Le due portacolori della Polizia Penitenziaria sono poi riuscite a partecipare, dopo le rispettive maternità, anche a Parigi 2024.
Un bellissimo esempio di forza, coraggio, complicità, sacrificio e serietà, che la scuola e il Soroptimist Club Valle d’Aosta, in collaborazione con la Sovrintendenza agli studi, hanno voluto proporre ai giovani studenti.
Viviana Vallet, Charlotte Bonin, Anna Barbaro insieme a Dacky, Rosa Maria Soresi e Elisa Chanoine
Viviana Vallet: «Sport come occasione di educazione e rispetto»
A illustrare il progetto agli studenti è stata la presidente del Soroptimist Club Valle d’Aosta.
«La nostra associazione opera attraverso progetti diretti all’avanzamento della condizione femminile, alla promozione dei diritti umani, all’accettazione delle diversità, allo sviluppo e alla pace – ha detto Viviana Vallet -. Abbiamo proposto questo incontro nell’ambito del progetto “Donne e sport: la lunga strada verso la parità” previsto per il biennio 2024-2025. Parlando con Charlotte e Anna è nata l’idea di “Due donne un sogno”, realizzata grazie alla collaborazione della sovrintendente agli studi Marina Fey. Il nostro obiettivo è promuovere i valori dello sport come occasione di educazione e di rispetto. Anna Barbaro testimonia come la vita vada vissuta, andando oltre ai problemi; conoscendola sono convinta che lei ci veda più di tutti noi».
Rosa Maria Soresi: «Anna e Charlotte esempio di inclusività»
«Ogni anno riceviamo molti progetti da parte di enti e associazioni – spiega Rosa Maria Soresi, professoressa di diritto e figura strumentale per educazione civica, salute e bullismo -. Ho pensato a questo progetto per il biennio, ne ho parlato con le colleghe di scienze motorie che hanno indicato le classi più idonee. Anna e Charlotte sono un meraviglioso esempio di inclusività, hanno grande forza, portano entusiasmo. La nostra è una scuola molto inclusiva e abbiamo voluto coinvolgere anche altri indirizzi oltre a quello Sociale. Loro hanno saputo diventare un nucleo solo, capace di andare oltre alla disabilità. Anna è la testimonianza di una donna che, invece di piangersi addosso, lotta per realizzare i suoi sogni».
Marina Fey: «Momento importante per comprendere come lo sport possa favorire l’inclusione»
«Si è trattato di un momento importante – ha commentato la sovrintendente agli studi, Marina Fey -. Questo evento, organizzato nell’ambito del curricolo di educazione civica, ha permesso alle ragazze e ai ragazzi di capire concretamente come lo sport possa contribuire a favorire l’inclusione, l’aggregazione e il rispetto, trasmettendo modelli di vita e pratiche di comportamento virtuosi».
Bonin e Barbaro, un’unione forte tra due donne molto diverse
Le due atlete si sono raccontate agli studenti, svelando aneddoti del loro viaggio, che sportivamente si è concluso a Parigi 2024, ma che umanamente continua, nonostante la distanza geografica (Charlotte abita a Quart, Anna a Reggio Calabria).
Diversissime (la valdostana è nata con lo sport e l’agonismo nel sangue, la calabrese ci si è avvicinata in età adulta), Bonin e Barbaro hanno trovato il canale giusto per comunicare.
Allenamento dopo allenamento, sacrificio dopo sacrificio, si è creato quel feeling necessario a fidarsi l’una dell’altra e costruire qualcosa di grande in gara e nella vita.
Charlotte Bonin: «Il nostro percorso tra alti e bassi»
«Dopo la mia seconda Olimpiade nel triathlon (bel 17° posto a Rio, prima delle italiane, ndr) ho deciso di rallentare, gareggiando soltanto in Italia e nel 2019 mi è stato proposto di fare da guida a un’atleta paralimpica – ha raccontato Bonin, portacolori delle Fiamme Azzurre, da quest’anno allenatrice della nazionale di paratriathlon -. Ci siamo conosciute e per prima cosa abbiamo provato a correre insieme. Non mi ero mai trovata in quella situazione e lei mi ha rassicurata dicendomi: “Non preoccuparti, tu corri e io ti seguo”. Poi è stata la volta del tandem e del nuoto. Abbiamo vissuto un percorso lungo tra alti e bassi, tanti bassi (sorride, ndr). Io sono molto esigente, Anna è brava, ma ogni tanto non le piace fare fatica e dovevo spronarla a dare di più».
Charlotte Bonin: «Il legame umano va al di là di quello sportivo»
«I nostri risultati sono frutto del lavoro e merito delle nostre famiglie, che ci hanno sempre supportato – ha sottolineato Bonin -. Dopo Tokyo siamo diventate entrambe mamme e vivere Parigi con le nostre bimbe è stato stupendo. Le nostre vite sportive si sono separate (Anna ha interrotto l’attività, uscendo dalle Fiamme Azzurre, ndr), ma il legame umano resiste. Viviamo molto lontane, è difficile vederci e sentirci, ma, anche se siamo due orse, sappiamo che dall’altra parte d’Italia c’è sempre una persona su cui contare».
Anna Barbaro: «La ciecità mi ha negato un grande sogno lavorativo»
«Da giovane vedevo ed ero piena di sogni – ha raccontato Barbaro -. Mentre stavo realizzando quello di ottenere un contratto da ingegnera che inseguivo da anni, non ho potuto firmarlo perché faticavo a vederlo e in poco tempo ho perso la vista. A quel punto ho dovuto scegliere se vivere da bambolina coccolata e assistita dalla famiglia o cercare qualche altro sogno per realizzarmi. Mi sono tuffata nello sport, ma non trovavo guide per correre, stavo esaurendo la forza e mi ero un po’ demoralizzata, poi è arrivata Charlotte, che ha iniziato a sognare il mio stesso sogno e questo ha fatto la differenza».
Anna Barbaro: «Il mio sogno è diventato il nostro sogno»
«All’inizio ho faticato a trovarmi con un’atleta professionista – ha ammesso Barbaro -. Charlotte aveva un atteggiamento duro, professionale, con il tempo siamo maturate, ho iniziato a capire i suoi atteggiamenti e a fidarmi, arrivando in totale fiducia a Tokyo, lì le ho detto: “Fai tu”, ero pronta a fare qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Se si cade inseguendo un sogno insieme, ci si rialza più forti di prima. Ho capito che nella vita i problemi propongono delle soluzioni o degli adattamenti per superarli».
Anna Barbaro: «Lo sport adesso è divertimento, mi godo la vita che ho costruito»
«Sono una donna felice – ha concluso Anna Barbaro -. Ho in Dacky (il suo cane guida, ndr) un’alleata fedele che mi permette di muovermi senza che si percepisca la mia disabilità e mi consentirà di sentirmi libera come mamma nonostante mia figlia abbia un problema di salute. Con Dacky partecipiamo a un progetto della Fondazione del collare d’oro che punta al riconoscimento anche dei cani di assistenza, aiuto fondamentale contro autismo, sindrome di down, diabete e epilessia. Lo sport, ora, è divertimento, esco a correre con Dacky e mi godo la vita che ho costruito».
(davide pellegrino)