Aosta, tempio crematorio: i costi per la riapertura potrebbero salire a 200 mila euro
I costi per le manutenzioni sono saliti a oltre 100 mila euro, cui potrebbero aggiungersi 80 mila euro Iva esclusa per installare un sistema di dosaggio Urea; ancora incognite sui tempi di riapertura, potrebbero volerci anche tre mesi, ma «Puntiamo a riaprire il prima possibile» spiega la vice sindaca Josette Borre, che poi spiega: «Spese coperte da fondo di ammortamento»
Potrebbe superare i 200 mila euro la spesa necessaria a rimettere in funzione il tempio crematorio di Aosta, la cui riapertura, al momento, non è ancora ipotizzabile, ma appare stimata in almeno altri due mesi di attesa, necessari per l’installazione di un impianto urea.
Le ultime novità sul futuro del tempio crematorio aostano, chiuso dal 17 ottobre 2024 per il superamento dei limiti di emissione di ossidi di azoto e monossido di carbonio, è tornato d’attualità in consiglio comunale, dove la mozione della Lega ha povato a far luce sulla situazione.
Tempio crematorio: «Serve fascia temporale certa per riapertura»
La consigliera del Carroccio, Sylvie Spirli, ha ripercorso le vicissitudini dell’impianto, cominciate il 17 ottobre col superamento dei limiti (dovuto a un malfunzionamento di una scheda di conversione) e proseguite con l’avvio di una manutenzione ordinaria (fino al 31 dicembre), per poi portare a varie misurazioni in autocontrollo.
«Ma dopo mesi non abbiamo una data certa sulla riapertura» ha incalzato Spirli.
Tempio crematorio: costi per oltre 200 mila euro
La vice sindaca, con delega specifica, Josette Borre, ha snocciolato tutti i vari dati, a cominciare dall’ultima novità.
«L’ultimo superamento dei limiti del 26 e 27 febbraio ha portato, il 19 marzo, a installare un sistema di dosaggio Urea testato con due cremazioni – ha spiegato Borre -. Se questo darà risultati positivi, si procederà all’installazione anche di un sistema di controllo, per una cifra di 80 mila euro Iva esclusa».
I risultati parrebbero essere positivi, ma nell’attesa la vice sindaca ha ricordato come la varie spese di manutenzione (e conseguenze legate alla chiusura) abbiano comportato l’esborso di 106.939 euro, di cui 10.700 per il trasporto delle salme.
L’aggiunta nel nuovo impianto porterebbe la spesa oltre i 200 mila euro.
Il tutto con tempistiche di riapertura ancora ignote.
«Ci auguriamo che i tempi siano inferiori ai 3 mesi – ha sottolineato ancora Borre -. Ma ci sono troppi enti in ballo per sbilanciarci».
Tempio crematorio: Girardini all’attacco
Giovanni Girardini, capogruppo de La Renaissance, è partito all’attacco, evidenziando la mancanza di confronto sull’argomento e le responsabilità dell’amministrazione.
«Le colpe derivando da una scarsissima manutenzione dell’impianto – ha tuonato -. Qui si parla di filtri non funzionanti, non di incidenti che possono capitare a tutti. Il dato di fatto è che il forno è chiuso da settembre e nel frattempo sono state cremate oltre 100 salme, al costo di 1.500 euro l’una, con esborsi elevati e una valanga di denaro pubblico spesa. Credo che ci sia qualcosa che non funziona a livello di gestione cimiteriale».
Borre: «Per le spese c’è un fondo di ammortamento»
Ha messo i puntini sulle i la vice sindaca.
«I soldi vengono prelevati da un fondo di ammortamento, creato nel momento in cui (2006 ndr.) venne sostituito il forno – ha chiarito Borre -. Si tratta, insomma, di un canale parallelo per un impianto che, secondo le ultime analisi, dopo la manutenzione straordinaria potrebbe essere considerato quasi nuovo e durare altri 20 anni. I fondi, comunque, sono stanziati dalla Regione in condivisione col Celva e spalmati su tutti i 74 comuni».
Sull’accusa relativa alla scarsa manutenzione, Josette Borre ha spiegato come, tra le altre cose, con la ditta che se ne occupava (la stessa che ha installato l’impianto) «Aps ha rescisso il contratto, a seguito di problema con l’ultimo intervento, aprendo anche un contenzioso».
Poi, una puntualizzazione sui costi delle cremazioni.
«I costi per il trasporto delle salme a Biella sono stati di 10.700 euro (periodo ottobre-marzo ndr.), grazie a buone convenzioni – ha concluso -. Noi paghiamo solo la parte pensata per limitare il disagio agli utenti. Inoltre, Biella ha costi forse doppi rispetto a noi per la cremazione dei resti, ma inferiori per le salme. Ribadisco, comunque, che l’impegno è riaprire il prima possibile».
In chiusura, Bruno Giordano (Lega e Autonomia & Libertà) ha confermato l’esitenza del fondo di garanzia e della convenzione col Celva, ma ha rimarcato un fatto.
«Rimangono gravi il rimpallo di responsabilità e il fatto che ogni soggetto abbia i propri tempi, a discapito dell’utente finale e di chi, in questo caso i politici, ci mette la faccia – ha affermato -. Sarebbe ora che anche i tecnici iniziassero a farlo».
(alessandro bianchet)