Riforma elettorale, Sammaritani: «la maggioranza ha partorito un ridicolo topolino»
Lega e Forza Italia ritirano la proposta di legge del centrodestra. Fa lo stesso Rassemblement Valdôtain
Riforma elettorale, Sammaritani: «la maggioranza ha partorito un ridicolo topolino». Lega e Forza Italia ritirano la proposta di legge del centrodestra. Fa lo stesso Rassemblement Valdôtain. Pcp la porta in discussione e incassa la bocciatura. Erik Lavevaz, relatore della proposta della maggioranza e presidente della I Commissione, ammette, usando una metafora: «Ci siamo ritrovati con un torsolo in mano anziché una mela».
La discussione
«L’obiettivo della nostra proposta non era certo quello di avere l’ambizione di costituire “La” riforma della vigente legge elettorale, bensì tentare di sbloccare una impasse alla quale sembra ormai condannata questa Legislatura. Non vogliamo giudicare nessuno. Spiace essere arrivati a questo punto. Ma tant’è. Ritiriamo la nostra proposta di legge» sbotta Stefano Aggravi (RV) dopo aver ripercorso le tappe che hanno portato al naufragio delle trattative con la maggioranza e della riforma stessa.
Mauro Baccega (FI) sottolinea «auspicavamo una forma di governo che potesse garantire stabilità che era la vera riforma. Con la vostra proposta non ci siamo proprio». Sulla stessa lunghezza d’onda il collega di partito Pierluigi Marquis: «è una proposta rinunciataria. Per quanto ci concerne non vogliamo neppure discutere delle tre preferenze. Il derubricare da riforma elettorale a modifica delle preferenze è un fallimento politico. Ritiriamo la firma dalla proposta di legge del centrodestra».
Paolo Sammaritani (Lega) puntualizza: «È un paradosso parlare di momento di democrazia quando ci si riduce a cambiare le preferenze. La montagna ha partorito il ridicolo topolino. Un confronto democratico sulla riforma non c’è mai stato. La maggioranza ha messo sul tavolo una modifica che riguarda solo il ritorno alle 3 preferenze. Noi non ci stiamo».
Per Chiara Minelli (Pcp) «già nella scorsa legislatura la riforma elettorale era un tema centrale. Dare agli elettori la possibilità di scegliere la squadra di governo e garantire una maggiore rappresentanza femminile: queste erano le linee guida. Trovo imbarazzante l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza perché è un patetico tentativo di dire qualcosa sulla presenza di una donna in giunta. La strada da percorrere a livello legislativo è quella di introdurre la doppia preferenza di genere, sistema adottato da 18 regioni su 20. Così si persegue una reale parità. È una operazione di sbianchettamento senza contare che la nuova proposta è arrivata fuori dal tempo massimo. Se referendum cofermativo sarà, vista la mancanza dei tempi, a settembre si voterà con la vecchia legge. È un vero pasticcio istituzionale indecoroso. Il tempo di fare una vera riforma c’era. La proposta dell’UV non è condivisibile».
Il relatore
Erik Lavevaz (UV): «Provo quasi una sorta di liberazione nel presentare la proposta di legge di riforma o quel che ne è rimasto. Non è stato un percorso edificante. Oggi è quasi una presa d’atto del fallimento della politica. Nella riforma più o meno immaginata da tutti l’obiettivo era di migliorare la stabilità e la governabilità. Obiettivo che è stato messo da parte, preferendo le necessità delle varie forze politiche. Una fase di mediazione c’è stata ma purtroppo dopo l’estate la condivisione politica è venuta meno. Ci siamo ritrovati con un torsolo in mano anziché una mela. Una maggioranza più compatta avrebbe forse raggiunto l’obiettivo. È un piccolo passo avanti comunque».
Ricorda il presidente della prima commissione Lavevaz che l’Union Valdôtaine aveva presentato una proposta più articolata e ribadisce la contrarietà all’abbassamento del quorum e all’elezione diretta del presidente della Regione.
(da.ch.)