Referendum su lavoro a cittadinanza: la Cgil lancia la campagna anche in Valle d’Aosta
Partita la campagna referendaria "Il voto è la nostra rivolta" per invitare i cittadini ad accorrere alle urne. Vilma Gaillard: «Superare le leggi che rendono il lavoro precario, insicuro e povero»
È partita anche in Valle d’Aosta la campagna della Cgil “Il voto è la nostra rivolta” per promuovere il referendum su lavoro e cittadinanza.
Referendum, al via la campagna
In attesa che il Consiglio dei Ministri definisca le date del referendum, la Cgil Valle d’Aosta si è riunita in assemblea, venerdì 21 febbraio a Pollein, per far partire anche nella nostra regione la campagna di comunicazione per invitare le persone ad andare a votare i cinque quesiti.
In particolare, il sindacato confederale chiede:
– Stop ai licenziamenti illegittimi
– Più potere ai lavoratori delle piccole imprese
– Riduzione del lavoro precario
– Più sicurezza sul lavoro
– Più integrazione con la cittadinanza italiana per i lavoratori stranieri
I cinque quesiti, infatti, hanno l’obiettivo di «porre fine alla precarietà, alle morti sul lavoro, ai licenziamenti ingiusti e dare cittadinanza a migliaia di italiani di nuova generazione figli di genitori immigrati» spiega la Cgil.
Referendum: “Il voto è la nostra rivolta”
Per la campagna referendaria, la Cgil ha scelto lo slogan “Il voto è la nostra rivolta”, pensato per spingere insieme a tutti i soggetti promotori verso il coinvolgimento e la partecipazione del maggior numero possibile di cittadini al referendum, considerato dal sindacato «il modo più diretto per determinare un cambiamento».
Vilma Gaillard: «Cambiare il mondo del lavoro»
Ha le idee chiare la segretaria generale della Cgil Valle d’Aosta, Vilma Gaillard.
«Cambiare il mondo del lavoro, superando le leggi che lo hanno reso precario, insicuro, povero – esclama Gaillard -. La Cgil lancia quattro referendum per abolire le norme che hanno reso i lavoratori meno protetti e più vulnerabili, con meno diritti e con più possibilità di essere licenziati».
Secondo la segretaria generale della Cgil Valle d’Aosta, infatti, «la troppa precarietà sta condannando i nostri giovani ad andarsene dal Paese – spiega ancora -. È necessario investire sulle intelligenze, sul salario e sul lavoro dei nostri giovani, nonché (con il quinto quesito) dare tutele normative anche a tutti i cittadini stranieri che nel nostro Paese nascono, crescono, studiano e lavorano. Non è un’invasione di campo, ma solo una norma di civiltà. Con il referendum si chiede di dare agli stranieri che vivono e lavorano in Italia i diritti e i doveri legati alla cittadinanza da ottenere in 5 anni anziché in 10».
(al.bi.)