Traforo del Monte Bianco: 12 milioni di euro l’impatto annuo delle chiusure trimestrali
Presentati ieri i risultati degli studi sugli impatti sul territorio delle chiusure per lavori del Traforo del Monte Bianco; Pcp: «abbandonare l'ipotesi del raddoppio e ridurre il transito dei Tir»
Impatto minimo sulla qualità dell’ari e una perdita di circa 12 milioni di euro l’anno sono i risultati della chiusura di tre mesi nell’autunno 2024 del Traforo del Monte Bianco.
È quanto emerso ieri, mercoledì 18 gennaio, nell’incontro di presentazione dell’analisi sulle ricadute economiche e ambientali delle chiusure prolungate del Traforo del Monte Bianco.
Nell’incontro, convocato dal presidente della Regione Renzo Testolin, alla presenza degli Assessori Luigi Bertschy, Giulio Grosjacques e Davide Sapinet, sono stati condivisi i risultati degli studi commissionati ad Arpa Valle d’Aosta e all’Università della Valle d’Aosta-Université de la Vallée d’Aoste con i rappresentanti degli enti locali, delle parti sociali ed economiche della Regione, gli esponenti delle Forze dell’ordine e delle società dei due trafori e delle autostrade.
La qualità dell’aria più legata agli impianti di riscaldamento che ai Tir
Dopo l’introduzione del direttore del Geie-Tmb, l’ingegner Riccardo Rigacci, che ha ricordato gli interventi realizzati nelle 15 settimane di chiusura, la fisica, collaboratrice tecnica della Sezione aria e atmosfera dell’Arpa VdA, Tiziana Magri, ha illustrato lo studio condotto da Arpa sul monitoraggio sulla qualità dell’aria in Valle d’Aosta, nelle periodo di chiusura del Tunnel del Monte Bianco.
Monitoraggio che ha fatto emergere come «le emissioni complessive sono di gran lunga inferiori ai limiti normativi e non denotano un peggioramento della qualità dell’aria, anche considerando l’importante impatto dei sistemi di riscaldamento», si legge in una nota.
Se da un lato le emissioni diminuiscono nella zona di ingresso al traforo, per quanto riguarda il centro di Courmayeur non sono state rilevate variazioni e, nel lungo periodo, «emerge come, anche in presenza di un incremento del traffico veicolare da e verso il tunnel, le emissioni si siano pressoché dimezzate grazie al salto tecnologico che, nel tempo, ha interessato il parco veicoli, sia dei mezzi leggeri sia di quelli pesanti».
Anche sul versante francese la qualità dell’aria non è legata alla viabilità ma agli impianti di riscaldamento.
L’impatto sul sistema economico vale 12 milioni di euro
A illustrare il lavoro dell’Università della Valle d’Aosta sull’impatto complessivo della chiusura sull’economia della Valle d’Aosta Marco Alderighi, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche ed economiche di UniVdA.
L’impatto complessivo risulta contenuto e pari a circa di 12 milioni di euro all’anno: 2,65 milioni di euro per l’industria a causa di maggiori costi di trasporto e logistici; 2,39 milioni di euro per il commercio al dettaglio, la grande distribuzione e la ristorazione dovuti alla riduzione di fatturato causata dal calo degli escursionisti con relativa riduzione della spesa; 6,80 milioni di euro: per il settore turistico a causa di un calo delle presenze dei turisti con relativa riduzione della spesa.
Non sono stati presi in considerazione gli impatti della chiusura sulle infrastrutture autostradali e sulla stessa società che gestisce il Traforo.
Nella sua analisi l’UniVdA ha ricordato che nel dibattito sulla seconda canna serve tenere in considerazione la sicurezza e la riduzione del rischio incidenti; la maggiore resistenza del sistema stradale di trasporto alpino e il minore impatto ambientale grazie alla riduzione di code e rallentamenti.
Testolin: «serve un confronto a livello europeo»
Al termine dell’incontro il presidente della Regione Renzo Testolin ha ricordato che le nuove interruzioni della viabilità saranno decise nell’incontro con la Prefettura dell’Alta Savoia, nell’ambito del gruppo di lavoro binazionale istituito dalla Commissione intergovernativa per il traforo del Monte Bianco (CIG) e che «Molto probabilmente, il periodo di chiusura della galleria sarà analogo a quello individuato per il 2024 e già per il 2023. La scelta è conseguente alle indicazioni fornite dal gestore, il quale ha evidenziato come il periodo di riferimento sia quello che nell’anno impatta in maniera minore sul traffico locale e turistico»
«Rimane il fatto che un impatto c’è e ci sarà comunque» ha sottolineato Testolin che ribadisce la necessità di un confronto a livello europeo sul futuro dei collegamenti nelle Alpi occidentali.
«È fondamentale un confronto senza pregiudizi, che contempli anche l’eventuale soluzione di perforazione di una seconda canna sotto il Monte Bianco, come già è avvenuto per il Fréjus; una soluzione che sarebbe garanzia di migliore sicurezza, ma anche di maggiore attenzione all’ambiente, se si accetta il principio che una nuova galleria non debba comunque comportare l’aumento significativo dei flussi di mezzi pesanti, né minare lo sviluppo dei progetti di nuove reti ferroviarie e di intermodalità dei trasporti commerciali» conclude il presidente.
Le reazioni
Secondo la consigliera regionale Pcp Chiara Minelli: «occorre operare per ridurre il transito dei Tir e realizzare i lavori di sistemazione del Tunnel in modo razionale, abbandonando ipotesi di raddoppio del Tunnel che non sono né necessarie, né praticabili, né positive».
«Del resto la politica dell’Unione europea non va certo nella direzione di intensificare il traffico pesante su strada attraverso le Alpi, ma punta sulle trasversali ferroviarie».
L’osservazione di Minelli deriva dal fatto che, secondo la consigliera, «non c’è comunque alcun dubbio che sotto l’aspetto ambientale il traffico veicolare ed in particolare quello pesante continuano ad avere una incidenza notevolmente negativa» e che l’impatto economico sia stato sovrastimato.
«E, pur sovrastimando gli effetti negativi – dice Minelli -, lo studio afferma che “il massimo delle ricadute negative corrisponde a circa lo 0,25% del Pil valdostano”. Non è un dato macroscopico e non corrisponde a quanto riportato in un documento di Confindustria del dicembre 2022, sulle previsioni delle conseguenze della prima chiusura: “Se la chiusura fosse di tre mesi, l’impatto economico sarebbe pari al -0,54%”».
(e.d.)