Tentato omicidio a Verrès, il chirurgo: «Il paziente non è mai stato in pericolo di vita»
Ascoltati i primi testimoni nel processo che vede imputato il giovane di Verrès Andrea Dorindo
«Il paziente non è mai stato in pericolo di vita. Quando siamo intervenuti lo abbiamo fatto serenamente, la situazione era “tranquilla”. Aveva una lesione del colon e abbiamo messo i punti». Lo ha detto in aula la dottoressa Antonella Usai, il chirurgo che ha operato il 32enne (all’epoca dei fatti) di origini nordafricane colpito con un’arma da taglio all’addome a Verrès, il 10 settembre 2023. Per quei fatti, è a processo Andrea Dorindo, 22enne di Verrès. Il giovane deve rispondere dell’accusa di tentato omicidio.
Il processo sul tentato omicidio di Verrès
Dopo un primo rinvio il 22 gennaio per l’impossibilità di comporre il collegio giudicante, il processo è partito oggi, 19 febbraio, davanti al tribunale di Aosta in composizione collegiale, presieduto dal giudice Marco Tornatore.
«Il paziente era vigile e cosciente quando l’ho visitato – ricorda la dottoressa che operò la vittima -. La ferita era penetrante e si è deciso per l’intervento».
Il chirurgo, ascoltato in aula, ha specificato poi altri particolari. «Il pericolo di vita, per me, riguarda tutti quelli che devo portare in sala operatoria, all’inizio non sapevamo se erano coinvolti organi vitali – ricostruisce -. Poi, una volta “aperto” il paziente, la situazione è apparsa tranquilla. Non ricordo di aver trovato sanguinamenti attivi».
Rispondendo alle domande del giudice Marco Tornatore, la dottoressa ha anche detto di non essere in grado di dire che tipo di arma potesse aver provocato quella ferita.
La vicenda
L’uomo era stato portato in ospedale dopo che era stato aggredito, insieme ad altre persone, nei pressi della rotonda di via Primo Maggio.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’aggressione sarebbe stata portata avanti con coltello e mazza chiodata.
La vittima si era recata in bassa Valle per ottenere spiegazioni sui fatti avvenuti la sera prima, il 9 settembre. Al palchetto di Montjovet il fratello dell’uomo era stato aggredito con una bottigliata al volto.
«Avevo chiesto una sigaretta a una ragazza e il suo fidanzato mi ha colpito al volto – ha detto in aula il giovane -. Mio fratello mi ha raccontato che è andato in bassa Valle con nostro cugino per parlare. Mi ha riferito che si sono ritrovati di fronte un gruppo di giovani con coltelli e cose per fare male».
Le testimonianze
In aula sono sfilati anche due giovani, di nazionalità straniera. Entrambi hanno riferito di aver incontrato alcuni nordafricani che chiedevano dove poter trovare un altro giovane.
Tutti e due hanno riferito di non aver assistito all’aggressione.
Il processo è stato quindi aggiornato al 16 aprile, quando si procederà ad ascoltare l’ultimo testimone dell’accusa e poi quelli della difesa.
(t.p.)