Medici di famiglia: «no al lavoro come dipendenti nelle case di comunità, restiamo con i nostri pazienti»
La Federazione italiana dei medici di famiglia della Valle d'Aosta chiede che la Regione si faccia portavoce delle istanze all'interno della Conferenza Stato-Regioni
Medici di famiglia: «no al lavoro come dipendenti nelle case di comunità, restiamo con i nostri pazienti».
La Fimmg contro l’ipotesi di superare il regime di convenzione con il SSN e passare a un rapporto di dipendenza a servizio delle future case di comunità.
«La Regione si faccia portavoce delle nostre istanze»
Il dottor Nunzio Venturella, referente Fimmg Valle d’Aosta
La Federazione italiana dei medici di famiglia della Valle d’Aosta chiede che la Regione si faccia portavoce delle istanze della categoria all’interno della Conferenza Stato-Regioni.
L’ipotesi di superare il regime di convenzione con la sanità pubblica, a favore di un rapporto di dipendenza non piace ai medici di famiglia che aderiscono al Fimmg che nella nostra regione sono rappresentati dal dottor Nunzio Venturella.
«Fin dal 1992, la medicina generale è organizzata con un rapporto di tipo convenzionale parasubordinato che definisce il medico di famiglia come medico di fiducia, liberamente scelto dai cittadini e con la possibilità di cambiarlo con un altro professionista se il rapporto di fiducia viene a cessare – spiega il dottor Venturella -.
Proprio sulla base di questo rapporto fiduciario il medico garantisce un’assistenza sanitaria caratterizzata da continuità nel tempo e capillarità di risposte, anche a quei cittadini che vivono in piccoli Comuni decentrati».
20 milioni di ore già previste nelle case di comunità
Nell’Accordo Collettivo nazionale siglato ad aprile 2024, sono già previste 20 milioni di ore di attività svolte dai medici di medicina generale nelle case di comunità – puntualizza Venturella -.
Secondo i medici di famiglia, le case di comunità non possono essere le sole risposte alle cure primarie sul territorio.
Sono 1288 le case di comunità previste il 7904 Comuni in Italia, ma contrariamente a quanto si crede, resteranno comunque raggiungibili da una buona fetta di popolazione che vive in una ‘periferia di montagna’ come la nostra regione, per ragioni di viabilità o trasporto.
I medici di famiglia dicono no a un eventuale rapporto di lavoro diverso dalla convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale
«Problemi legislativi ma anche il corso universitario che sostituisce il corso triennale della medicina generale organizzato dalla Regione e ancora le differenze tra casse pensionistiche rappresentano problemi insormontabili secondo i medici di famiglia.
«Chiedere a un medico di famiglia di svolgere parte del suo lavoro delle case di comunità, con ordini di servizio, significherebbe lasciare poche ore per l’attività ambulatoriale propria di ognuno, per le visite domiciliari, per l’attività domiciliare integrata, programmata e per le cure dei malati terminali» scrive la Fimmg Valle d’Aosta.
(cinzia timpano)