Fondo: Valnes e Dahlqvist trionfano a Cogne, Pellegrino e Cassol out ai quarti
Nella sprint in classico di Coppa del Mondo sul Prato di Sant'Orso, monologo norvegese al maschile e grande recita svedese al femminile. Chicco e Federica esclusi nelle batterie
Le vittorie di Erik Valnes e Maja Dahlqvist; Pellegrino e Cassol out ai quarti, al pari di tutti gli italiani sopravvissuti alle batterie. È il bilancio della sprint in classico che ha caratterizzato la seconda giornata della Coppa del Mondo di fondo di Cogne.
Fondo, a Cogne è dominio norvegese
In campo maschile, manco a dirlo, è stata la Norvegia a farla da padrona, con una finale che ha regalato una sorta di monologo di Valnes, Evensen e Northug, a prendere il largo fin dalle prime battute.
Dopo una lotta serrata tra i tre norge, ad avere la meglio in volata è stato Erik Valnes (2’37″60), che l’ha spuntata per 72/100 su Ansgar Evensen e per 1″19 su Even Northug.
Più distanti gli altri, con 4° Richard Jouve (+4″39), seguito da Lucas Chanavat (+4″61) ed Edvin Anger (+5″00).
Cogne, Pellegrino out nei quarti finale
Come detto, il sipario sulla gara di Federico Pellgrino è calato nei quarti di finale.
Dopo essersi qualificato con il 16° crono (a 4″56 da Valnes, primo in 2’43″53), si è ritrovato nella tosta terza batteria.
Il campionissimo di Nus ha provato a lungo a tenere prima le code di Lucas Chanavat, poi a far gara sul giovane svedese Maans Skoglund.
Nei momenti decisivi, e in particolare sui due strappi, però, per Chicco è arrivata qualche indecisione, dovuta alle scelte tattiche soprattutto di Skoglund, che è riuscito (in particolare sull’ultima mini ascesa) a prendere per primo il binario interno, avvantaggiandosi per la volata.
E proprio il rettilineo finale ha premiato lo svedese (2’43″34), che ha bruciato per 11/100 il transalpino Chanavat e per 42/100 Pellegrino, poi escluso anche dal novero dei lucky loser.
Chicco ha così chiuso 14°, giusto alle spalle di Giacomo Gabrielli, anche lui stoppato ai quarti da Jules Chappaz e Ondrej Cerny; 26° Michael Hellweger e 27° Simone Mocellini.
L’enfant du pays, Mikael Abram, aveva invece alzato bandiera bianca nelle qualifiche, chiuse in 33ª piazza a 22/100 dall’ultimo posto utile.
La gara femminile: la spunta Dahlqvist
Ha parlato svedese, invece, la finalissima femminile, che ha visto Maja Dahlqvist prendere il comando a metà frazione, per poi allungare e andare a vincere in 3’03″87, staccando di 94/100 l’elvetica Nadine Faehndrich e di 1″25 la tedesca Laura Gimmer.
Più indietro il resto del gruppo, con quarta la norvegese Lotta Undes Weng (+3″57), quinta l’altra norge Ane Appelkvist Stenseth (+15″24) e sesta la tedesca Coletta Rydzek (+16″93).
Federica Cassol fuori ai quarti
Si è interrotta ai quarti di finale anche l’avventura cognein di Federica Cassol.
La sarrolein, dopo il grandissimo quinto tempo in qualifica, a 3″16 dalla finlandese Jasmi Joensuu (3’06″86), ha dovuto arrendersi nella terza batteria.
A dominare ci aveva pensato ovviamente Maja Dahlqvist, seguita dalla norvegese Hedda Bakkemo.
Cassol, poi, è stata esclusa all’ultimo dalla lista delle lucky loser, con il suo tempo battuto proprio nell’ultima heat.
L’alpina ha così concluso 13ª, alle spalle dell’altra azzurra Caterina Ganz, anche lei appiedata in batteria.
Sala stampa: Pellegrino con qualche rammarico
Federico Pellegrino è tutto sommato soddisfatto della gara, pur non nascondendo qualche rammarico.
«Le sensazioni sono state molto buone, perché stavo bene e ho cercato di giocarmi le mie carte dove sapevo di poter fare il mio, cioè sull’ultima salita, se così possiamo definirla – dice il campionissimo di Nus -. La mia gara era sullo svedese Skoglund, che è riuscito a prendere il binario interno dell’ultimo strappo prima di me e mi sono trovato un pelo dietro. Poi, nel rettilineo finale, pesi del calibro di Chanavat valgono più di me e comunque tenere dietro gli svizzeri è stata una buona cosa; Skoglund, però, era da tenere dietro, visto che ha caratteristiche simili alle mie».
È già ora di bilanci in attesa della 10 chilometri di domenica.
«È andata così, ora possiamo dire che questo tracciato non si addiceva per nulla alle mie caratteristiche – conclude Pellegrino -, ma sono scelte fatte a loro tempo e le devo accettare, com’è normale che sia. Posso essere discretamente soddisfatto».
(al.bi.)