Giappone, incendiò studio animazione: condanna a morte è definitiva
Roma, 28 gen. (askanews) – La Corte d’Appello di Osaka ha reso noto che Shinji Aoba, il 46enne condannato in primo grado per aver dato fuoco allo studio “Kyoto Animation” (Kyo-ani) causando la morte di 36 tra disegnatori e altri dipendenti, ha rinunciato all’appello. Di conseguenza, la sua condanna a morte è diventata definitiva. Lo riferisce la rete pubblica giapponese NHK.
Aoba era accusato di strage e incendio doloso per aver appiccato un incendio nel luglio 2019 presso lo studio di animazione “Kyoto Animation” a Kyoto, provocando la morte di 36 persone e ferendone altre 32.
Nel processo, il dibattito si era concentrato sulla capacità dell’imputato di distinguere il bene dal male. Nel gennaio 2024, il Tribunale distrettuale di Kyoto aveva riconosciuto tale capacità e aveva emesso una condanna a morte, dichiarando: “La perdita di 36 vite preziose è un fatto estremamente grave e tragico”.
Aoba aveva inizialmente presentato appello contro la sentenza e i suoi avvocati avevano dichiarato l’intenzione di contestare la valutazione della sua capacità di intendere e volere in secondo grado. Tuttavia, il 27 gennaio, Aoba ha ritirato l’appello, concludendo così il processo e rendendo definitiva la condanna a morte.
“Non conosciamo il motivo del ritiro, ma come famiglia delle vittime, vogliamo credere che Aoba abbia sentito una sorta di responsabilità per le vite che ha tolto e che il gesto sia un segno di rimorso”, ha dichiarato uno dei genitori dei disegnatori deceduti nella strage. “Ogni vita – ha continuato – è insostituibile, e non credo che una sola vita, quella dell’imputato, possa compensare la perdita di 36 persone. Mi auguro che la società nel suo insieme prenda provvedimenti per evitare che simili tragedie si ripetano”.
Keihiro Ueda, psichiatra dell’Ospedale universitario di Tottori che curò Aoba dopo l’incendio, ha detto di non sapere cosa lo abbia portato a ritirare l’appello, ma – ha aggiunto – “durante il trattamento ho percepito in lui un senso di rimorso e pentimento. Spero che, nonostante la condanna definitiva, continui a riflettere sulle sue azioni per il resto della sua vita”.
All’epoca della strage, Aoba disse di aver agito spinto dalla rabbia e accusò lo studio di animazione di “plagio”. Ma, in seguito, si seppe che l’uomo aveva mostrato in passato segni di squilibrio.