Monitoraggio delle falde, question time in consiglio valle
La Valle d'Aosta è stata interessata da due rilevamenti, di cui uno ad Aosta e uno a Châtillon
Monitoraggio delle falde, question time in consiglio valle
Con un’interrogazione a risposta immediata, illustrata nella seduta consiliare di oggi, 28 gennaio, il gruppo Rassemblement Valdôtain ha chiesto conto del monitoraggio delle falde acquifere.
Gli inquinanti eterni
«Con l’obiettivo di verificare lo stato delle acque potabili italiane – ha riferito il consigliere Diego Lucianaz – la settimana scorsa Greenpeace Italia ha diffuso la prima mappa della contaminazione delle falde acquifere da Pfas, sostanze chimiche poli e per fluoro alchiliche, note anche come “inquinanti eterni”, usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute.
Aosta e Chatillon: quantitativi preoccupanti, anche se inferiori ai limiti di legge
La Valle d’Aosta è stata interessata da due rilevamenti, di cui uno ad Aosta e uno a Châtillon, dove si sono riscontrati in entrambi i casi preoccupanti quantitativi di Pfas, anche se inferiori ai limiti di legge. Chiediamo quindi quali attività di monitoraggio o di rilevamento di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate siano ad oggi condotte sul territorio regionale e quali ne siano i risultati».
L’emergenza non sussiste, secondo l’assessore Sapinet
«La commissione europea è intervenuta più volte per avviare programmi di rilevazione della presenza di Pfas nell’ambiente, per quantificare il problema, sia con provvedimenti e proposte per imporre restrizioni nell’impiego delle sostanze considerate più a rischio. Inoltre direttive europee e normative nazionali hanno fissato nel tempo limiti di Pfas specifici», ha commentato l’assessore al Territorio e ambiente Davide Sapinet.
L’iniziativa di Greenpeace ha riguardato Aosta e Châtillon. Nel primo caso è stato rilevato un quantitativo ricompreso nell’intervallo “11-20 nanogrammi per litro (ng/l), mentre nel secondo era di “1-10 ng/l”: valori ampiamente minori di quelli indicati dalla direttiva europea 2020/2184. La situazione non è dunque preoccupante. Dal 2018 l’Arpa ricerca i Pfas, compreso Pfoa, (acido perfluoroottanoico) nelle acque sotterranee delle principali falde acquifere regionali e nelle acque superficiali.
Nel 2024, Arpa ha effettuato una più ampia campagna di ricerca nelle acque sotterranee, indagando più di 14 piezometri sul territorio regionale e rilevando un’unica positività nella plaine di Aosta, con valori al disotto dei limiti normativi. La direttrice del Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione dell’Ausl riferisce che, dal 2026, vigerà l’obbligo del rispetto dei limiti per i Pfas nelle acque potabili che dovranno essere rispettivamente pari a 0,50 microgrammi/l per ” Pfas -Totale” e 0,10 microgrammi/l per “somma di Pfas”. I gestori idropotabili, le autorità ambientali e sanitarie della Regione, ma anche gli operatori del settore alimentare che si approvvigionano da fonti di acqua proprie, avranno il compito di verificare costantemente la presenza di Pfas nelle acque per far sì che i parametri siano rispettati. L’argomento è attenzionato dal tavolo di lavoro dedicato alla sicurezza idrica».
(elena rembado)