Bce, stretta banche su prestiti a imprese eurozona (ma non in Italia)
Roma, 28 gen. (askanews) – È tornata a inasprirsi sul finale dello scorso anno la dinamica del credito bancario per le imprese nell’area euro. Lo riporta la Banca centrale europea sulla base della sua indagine trimestrale, secondo cui i criteri di erogazione per i mutui alle famiglie sono invece rimasti invariati mentre si sono inaspriti quelli sui prestiti al consumo. Nello stesso periodo qualcosa di opposto si è verificato in Italia: un allentamento dei criteri per i prestiti alle imprese e un irrigidimento di quelli sull’erogazione di mutui.
Guardando all’insieme dell’area euro, la domanda di prestiti da parte delle imprese è rimasta debole, mentre quella sui mutui ha continuato a risalire in maniera vigorosa.
Il tutto mentre giovedì, dal Consiglio direttivo della stessa Bce è atteso un nuovo taglio ai tassi di riferimento per tutta l’eurozona, per 0,25 punti percentuali con cui i tasso guida – che al momento resta quello sui depositi – scenderebbe al 2,75%. Una mossa che dovrebbe favorire allentamenti delle condizioni di finanziamento.
L’indagine della Bce registra la quota netta di banche che riportano inasprimenti dei criteri di erogazione di credito. Nel caso delle imprese la quota netta di istituti che hanno riportato misure in tal senso è stata pari al 7%, mentre per i mutui alle famiglie secondo la Bce la dinamica è “sostanzialmente invariata”, dato che la quota netta di banche che hanno riportato inasprimenti è stata solo dell’1%. Sui prestiti al consumo questa quota è stata invece del 6%.
Le banche si attendono ulteriori inasprimenti sia sui prestiti alle imprese sia sul credito al consumo per il primo trimestre di quest’anno, assieme a un leggero inasprimento sui mutui alle famiglie.
Per quanto riguarda la Penisola, l’indagine viene condotta dalla Banca d’Italia secondo cui nel quarto trimestre del 2024 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono stati lievemente allentati: l’effetto positivo della pressione concorrenziale, recita un comunicato, e della maggiore tolleranza del rischio ha più che compensato l’impatto negativo della maggiore percezione del rischio. I termini e le condizioni generali per i finanziamenti alle imprese sono stati resi più favorevoli mediante una riduzione dei tassi di interesse praticati, anche a seguito dei minori margini applicati dalle banche.
I criteri di offerta sui prestiti per l’acquisto di abitazioni sono stati lievemente irrigiditi, prosegue Bankitalia, mentre sono rimasti invariati quelli sui prestiti per il consumo. Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono un lieve allentamento dei criteri per il credito alle imprese e un leggero irrigidimento di quelli per il credito al consumo; i criteri applicati ai mutui rimarrebbero invariati. Bankitalia segnala che per la prima volta dal terzo trimestre del 2022, la domanda di prestiti da parte delle imprese è aumentata, riflettendo il maggiore fabbisogno di finanziamenti per investimenti fissi, scorte e capitale circolante, nonché il più basso livello dei tassi di interesse.
La richiesta di prestiti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni ha registrato un nuovo marcato incremento; per il credito al consumo l’aumento è stato più moderato. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti di imprese e famiglie crescerebbe in tutti i comparti.
Le condizioni di accesso al finanziamento delle banche sono migliorate, principalmente con riferimento ai depositi sia a breve sia a lungo termine e ai titoli di debito a medio-lungo termine. Nel trimestre in corso le condizioni di accesso alla raccolta non registrerebbero variazioni significative.
Nel 2024 le nuove misure normative o di supervisione hanno contribuito a un lieve aumento delle attività ponderate per il rischio. Nell’anno in corso le banche si attendono una ulteriore e significativa crescita delle attività ponderate per il rischio e un moderato incremento del capitale mediante nuove emissioni.
Infine, nei sei mesi terminanti nello scorso dicembre la quota di crediti deteriorati (Npl) e gli altri indicatori della qualità del credito non hanno esercitato alcun impatto sulle politiche di offerta. Gli effetti sarebbero nulli anche nel semestre in corso.