Riforma elettorale, giornata di passione: si va verso le tre preferenze di cui una di genere
Dopo mesi di melina sulla riforma, la prima commissione regionale ha sostanzialmente certificato l'idea di tornare solamente indietro sul numero di preferenze. Intanto, incombe lo spauracchio referendum, minacciato dal centrodestra
Giornata dal clima surriscaldato (e anche un po’ surreale) in materia di riforma elettorale per l’elezione del consiglio regionale della Valle d’Aosta.
Tirando le fila, dopo la nota dell’ufficio legislativo del Consiglio Valle e la seduta della prima commissione, con lo spauracchio referendum in sottofondo, sembra che l’unica strada perseguibile sia quella del ritorno alle tre preferenze di cui una di genere.
Riforma elettorale, tre preferenze, una di genere
Partendo dall’ultimo avvenimento, nella giornata di giovedì, la prima commissione ha calendarizzato i lavori sulla riforma elettorale.
«La sintesi possibile delle forze di maggioranza, al momento, è solo quella dell’inserimento delle tre preferenze di cui una di genere, con il superamento della preferenza unica – ha spiegato in una nota il presidente di commissione, Erik Lavevaz -. Nella prossima seduta di commissione metteremo all’ordine del giorno tutte le proposte di legge presentate: l’intenzione è capire se c’è convergenza su altri punti della riforma elettorale, altrimenti si andrà avanti con una soluzione sull’aspetto più macroscopico, che è quello di introdurre la preferenza di genere, come per le elezioni comunali».
Riforma elettorale, bagarre e spettro referendum
La convulsa giornata in materia di riforma elettorale era cominciata in mattinata, come anticipato da Ansa, con la nota dell’ufficio legislativo del Consiglio Valle.
In questa era spiegato come l’eventuale riforma della legge elettorale potrà entrare in vigore in tempo per le prossime elezioni solamente se non si procederà a referendum.
A tal proposito, il centrodestra unito ha già annunciato proprio la via della consultazione referendaria se la riforma elettorale non conterrà le modifiche richieste: l’elezione diretta del presidente della Giunta, nonché della norma anti-ribaltone.
VdA Aperta: «Maggioranza trasversale di uomini in malafede»
Al coro si è poi unita VdA Aperta, che ha sparato ad alzo zero, evidenziando la presenza di «una maggioranza trasversale contraria alla riforma elettorale in materia di parità di genere, composta da alcuni uomini in malafede e altri incompetenti».
Tra questi, coloro che vogliono «mantenere la preferenza unica per garantire la poltrona» e altri che difendono «il patriarcato contro l’uguaglianza», ma tutti, in sostanza, a prendere «in giro gli elettori e diversi consiglieri di maggioranza».
Evidenziato come ancora una volta Erik Lavevaz abbia indossato i panni del «parafulmine», rispolverando in commissione il ritorno alle tre preferenze, di cui una di genere, VdA Aperta ha sparato sul Pd.
«I consiglieri del Pd, ancora una volta, dimostrano di non contare nulla – si legge nella nota – e di essere così incapaci da non rendersi conto che altri consiglieri di maggioranza li stavano fregando o di essere complici del disegno che ha rinviato a oltranza una riforma necessaria per adeguare alla Costituzione la nostra legge elettorale».
Ricordato come Daria Pulz ed Erika Guichardaz siano state le uniche a spingere per l’urgenza di una riforma basata sulla parità di genere, il movimento ha poi concluso.
«Valuteremo cosa fare rispetto alle tre preferenze, ma la scelta del presidente Testolin di aspettare fino al 15 gennaio per forzare la mano e lasciare la riforma ostaggio di Fratelli d’Italia e della destra è una vergogna».
Il presidente di commissione
A tirare le fila, a fine giornata, proprio Erik Lavevaz, che ha iniziato col commentare la minaccia del centrodestra di proporre il referendum.
«Voglio vedere, se i valdostani firmeranno per andare avanti con la preferenza unica, ne prenderemo atto, perché questo vuol dire – ha ribattuto, commentando poi la nota dell’ufficio legislativo -. Avevamo tutti assolutamente chiari i termini. Era evidente che se si partisse con un referendum, a oggi si andrebbe con il sistema attuale. Chiaramente siamo arrivati qui perché fino a oggi abbiamo cercato di trovare delle convergenze su una riforma più ampia».
Convergenza che, però, non è mai arrivata e, con una sorta di melina, ha portato fino a questo punto.
«E oggi ci troviamo ad affrontare l’aspetto magari più macroscopico, quello della rappresentanza di genere, che più o meno mette d’accordo tutti – ha concluso -. È vero che non c’è più tanto tempo, ma l’aspetto che andiamo a proporre adesso è quello che dovrebbe mettere d’accordo tutti. Si discute sui termini, su come deve essere inserita la preferenza, ma sul superamento della preferenza unica tutti dicono di essere d’accordo. Quindi si tratta di capire come lo si vuole fare».
(al.bi.)