Puchoz, Lega di nuovo all’attacco: «No al parco, serve uno stadio in centro»
Il Carroccio, in conferenza stampa, ha presentato le osservazioni depositate in merito al progetto di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione del parco da 11,4 milioni di euro, chiedendo anche un concorso di progettazione
No al parco, il Puchoz deve tornare uno stadio e, soprattutto, deve essere al centro di un concorso di progettazione.
La Lega torna alla carica per riportare il calcio al Puchoz, in maniera moderna e multidisciplinare, e lo fa presentando (depositate il 24 gennaio) una serie di osservazioni sul progetto di fattibilita tecnico-economica da 11.4 milioni di euro, e alla conseguente variabile non sostanziale al piano regolatore, per creare il futuro Parco Puchoz.
Lega, calcio torni al Puchoz
«Abbiamo presentato osservazioni che ovviamente vanno in senso contrario rispetto all’idea di non destinare più il Puchoz allo stadio – spiega il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Andrea Manfrin -. Noi vogliamo tornare ad avere uno stadio in centro, come stanno facendo tante città, a partire da Bologna, per arrivare a Torino, Firenze e Modena e non vogliamo il calcio confinato in posti dove non ci son nemmeno le tribune».
Puchoz: i pareri degli esperti del Carroccio
Per stilare le osservazioni, il Carroccio ha schierato i suoi tre architetti, Luca Distort (consigliere regionale), Sergio Togni (capogruppo in Comune) e Paolo Varetti.
«Un mio docente mi ha insegnato che gli errori dei colleghi medici finiscono sotto terra, mentre i nostri rimangono visibili e a eterna memoria» attacca con una frase a effetto Luca Distort, che poi entra nei dettagli della questione.
«Non critichiamo il lavoro dei colleghi, ma le scelte alla base delle indicazioni progettuali – continua Distort -. Pensare di rinunciare al Puchoz per un’area verde attrezzata, e non già un parco pubblico, non ci convince».
Distort spiega i motivi.
«Analisi di esperti di rigenerazione urbana hanno dimostrato che spazi di piccole dimensioni, come può essere il parco Lussu, non sono una risposta al fabbisogno di verde, ma diventano spesso luoghi di nessuno, presidiati da gruppi specifici che limitano l’accessibilità di altri – spiega ancora Distort -. Quanto è idoneo alle famiglie un posto così di sera? Il Puchoz replicherebbe questa situazione».
Puchoz: «Salvare la storia»
C’è poi un altro aspetto che sta a cuore a Luca Distort.
«La nostra idea è mantenere uno stadio, ovviamente rivisitato, reso attuale e versatile – continua il consigliere regionale -. Se avete una credenza antica lasciata dal nonno e ve ne propongono in cambio una di laminato, cosa fate? La storia è un valore aggiunto e va valorizzato».
Togni: «Serve un concorso di progettazione»
Si era già espresso in commissione comunale il consigliere leghista Sergio Togni.
«Secondo me c’era compatibilità di spazi per ospitare il campo da calcio e un’area verde, vista l’estensione della zona, magari togliendo i parcheggi su via Torino, visto che tanto ne hanno già cancellati innumerevoli – spiega Togni -. Inoltre, non capisco l’idea di ridurre i campi da tennis in un periodo di simile crescita della disciplina: è anacronistico».
Togni ha messo nel mirino anche la «centralità delle bici, che per la Giunta Nuti deve esserci sempre e comunque», criticando «l’enorme igloo» che servirà per il bike sharing, e si è detto scioccato dal fatto che «un grande investimento economico non prevede alcuna soluzione per il quartiere, fermandosi solo alla recinzione».
Poi, è tornato al cavallo di battaglia.
«Era l’occasione per il primo concorso di architettura e progettazione, che aspetterò invano – conclude -. Si poteva estendere a un’area più vasta per riqualificare la zona, visto che peraltro si dovrà anche fare una variante al piano regolatore».
Varetti: «Occasione persa»
Parla di occasione persa per cucire il centro con via Torino, un po’ come avvenuto in molte altre zone, il membro del direttivo del Carroccio, Paolo Varetti.
«Non siamo contro il verde, ma contro l’approccio utilizzato – tuona -. L’intervento era da estendere a piazza Mazzini e Cavalieri di Vittorio Veneto, bisognava affrontare un recupero in chiave polivalente».
Varetto elenca poi i casi di corso Lancieri «dove era racchiuso tutto lo sport e ora è un accrocco di qualsiasi cosa», le aree dismesse dalla Cogne «che hanno portato una sorta di tangenziale, una rotonda e dei capannoni» e la zona dell’Università, «che poteva ricucire lo spazio tra centro e zona ovest».
Ricordando come si parla di un luogo «storico», Varetti conclude.
«In materia di stadi, ovunque si fanno zone utilizzabili 24 ore su 24, solo noi andiamo controcorrente».
Sammaritani: «Luogo dignitoso per il calcio»
In veste di presidente dei Veterani dell’Aosta Calcio, Paolo Sammaritani punta proprio sull’aspetto del pallone.
«È importante riqualificare luoghi che costituscono una memoria storica, anche perché i campi da calcio sono compatibili con altre manifestazioni – illustra -. Poteva essere utilizzato per l’educazione fisica del futuro Regina Maria Adelaide, ma anche nella speranza che qualche squadra risalga di categoria».
Anche perché, per Sammaritani, il Montfleury «non è un luogo dignitoso; servirebbe un campo tenuto bene, un tappeto degno di questo nome, con una collocazione centrale».
Gli ex calciatori
Ad assistere alla conferenza stampa, anche ex calciatori dell’Aosta che fu (e non solo), tra cui Roberto Berlati e Flavio Verduci.
«Dicevano che il campo fosse inutilizzato – attaccano -, ma invece hanno spostato 250 bambini prima a Tzamberlet, poi al Montfleury, quando bastava spendere qualche soldo per sistemare, invece di buttare migliaia di euro, ad esempio, per il baseball a 5. E poi, città come Bologna e Modena hanno lo stadio in centro, solo da noi dicono che si usa più».
(alessandro bianchet)