Il “viaggio della speranza” per raggiungere Aosta da Ayas
Vita da pendolare: il “viaggio della speranza” per raggiungere Aosta da Ayas
In 10 scatti il tragitto Ayas-Aosta, tra strade interrotte e sovraffollate e mezzi alternativi che non dialogano
Già non era semplice la vita del pendolare in Valle d’Aosta, tra assenza di treni, bus sostitutivi e bus di linea ordinaria mai in coincidenza e con le stazioni (ferroviarie e del trasporto su gomma) lontanissime, pur trattandosi di piccoli centri, come Verrès e Châtillon.
Adesso, con la chiusura della strada regionale 45, tra Verrès e Challand-Saint-Victor, per i lavori post frana e per l’ampliamento della strada anche in vista del Giro d’Italia, da percorso a ostacoli è diventato un vero e proprio “corso di sopravvivenza”.
Ecco le tappe del mio viaggio di “ordinaria follia” per raggiungere la redazione ad Aosta:
8.42: partenza da Ayas, località Trochey… per fortuna la copiosa nevicata delle ultime 48 ore ha lasciato spazio al sereno, e almeno la strada è pulita.
8.59: dopo una sosta per la benzina, onde evitare di restare ferma sulla strada per il Col de Joux, tanto affascinante quanto wild e normalmente deserta, imbocco la regionale 33 che collega Brusson a Saint-Vincent, unica alternativa per raggiungere Aosta senza passare da Verrès.
Le altre due, più strette e ancora più tortuose, sono improponibili: la strada che passa dal Col Tsecore porterebbe comunque a Saint-Vincent allungando il tragitto e l’altra, che transita dal Col d’Arlaz, farebbe sbucare a Montjovet e, per raggiungere Verrès, si dovrebbe tornare indietro.
9.03: stranamente la strada sembra deserta, come quando è solo un’alternativa più suggestiva e rilassante alla strada principale.
9.09: taglio il traguardo del colle, con neve a mucchietti sulla strada e macchine che transitano in entrambe le direzioni. Lo spettacolo della valle centrale, coperta dalla nebbia, è sempre un’emozione.
9.13: Aosta purtroppo, e perfino Saint-Vincent, sono ancora un miraggio.
9.24: il primo intoppo si materializza: un mezzo pesante, che di solito percorre la regionale 45, occupa interamente la regionale 33, creando subito una coda e un discreto rallentamento, su una strada dove i sorpassi sono quasi impossibili.
10.05: dopo aver perso, per un solo minuto, il bus sostitutivo alla stazione ferroviaria di Châtillon, anche per l’assenza di parcheggi in qualsiasi spiazzo vicino e lontano, mi reco all’autostazione sperando in un’alternativa.
Anche lì zero parcheggi, me ne invento uno e, dopo 15 minuti, arriva una corriera.
Nell’attesa, chiacchiero con un’altra pendolare, stanca e rassegnata, che mi racconta di aver impiegato due ore e mezza nei giorni scorsi per raggiungere Pontey, dove vive, da Verrès dove lavora, per via di coincidenze inverosimili e ballerine, a volte alla stazione altre volte all’autostazione, con tortuosi tragitti a piedi, che si sommano a quelli su gomma.
10.20: ultimo segmento del percorso, finalmente sul bus per Aosta, ma purtroppo le avversità non si placano e il traffico è sostenuto con fermate continue tra le nuvole basse, passeggeri che devono fare il biglietto a bordo, allungando le soste, e semafori imprevisti per lavori lungo la regionale 26.
10.43: si materializza il sospirato arrivo all’autostazione di Aosta, dopo due ore esatte dalla partenza in auto dalla Val d’Ayas, e alle 10.54 finalmente arrivo alla redazione di “Gazzetta Matin”!
(elena rembado)