Inauguration Day, Trump: iniziata oggi l’età dell’oro per l’America
New York, 20 gen. (askanews) – “L’età dell’oro dell’America inizia proprio ora”. Il 47mo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scelto queste parole per inaugurare la sua amministrazione e il nuovo corso che intende dare al Paese, da oggi.
“Da questo giorno in poi, il nostro paese prospererà e sarà di nuovo rispettato in tutto il mondo”, ha continuato Trump, precisando che metterà “semplicemente l’America al primo posto”, rivedicandone la sovranità, ripristinando la sicurezza e riequilibrando la giustizia.
L’attentato del 13 luglio dello scorso anno in Pennsylvania ha reso chiara a Trump la sua missione di presidente e sin dalle prime battute del discoro inaugurale ha voluto ricordarlo a tutti i presenti, anche ai suoi quattro predecessori.
“Dio ha salvato la mia vita per una sola ragione. Sono stato salvato da Dio per rendere l’America grande di nuovo”, ha detto Trump, precisando che agirà con determinazione e rapidità per riportare speranza, prosperità, sicurezza e pace per i cittadini americani di ogni razza, religione, colore e credo”. Il 47mo presidente ha voluto chiamare il 20 gennaio 2025, “Giorno della Liberazione”, e ricordando che la sua inaugurazione ricorre proprio nel Martin Luther King Day ha ribadito che insieme al suo team “ci impegneremo insieme per far sì che il suo sogno diventi realtà. Faremo sì che il suo sogno diventi realtà”.
Ha poi criticato l’amministrazione uscente che “non riesce a proteggere i nostri magnifici cittadini americani rispettosi della legge, ma fornisce rifugio e protezione a pericolosi criminali, molti provenienti da prigioni e istituti psichiatrici che sono entrati illegalmente nel nostro paese da tutto il mondo”. Per queste ragioni “dichiarerò un’emergenza nazionale al nostro confine meridionale”, ha detto Trump durante il suo discorso inaugurale, aggiungendo che ripristinerà la politica migratoria “remain in Mexico” e che invierà truppe al confine meridionale per respingere la disastrosa invasione del nostro paese”. Il presidente ha poi fatto un annuncio inatteso: designerà i cartelli della droga “come organizzazioni terroristiche straniere”, al pari di altri gruppi terroristici che vantano agende molto più sovversive.
Trump è poi passato a delineare la sua politica economica che intende privilegiare le trivellazioni petrolifere e le fonti energetiche tradizionali al Green Deal di Biden. La crisi dell’inflazione è stata causata, per il presidente entrante, da una spesa eccessiva e dall’aumento dei prezzi dell’energia, ed è per questo che a partire da oggi è stata dichiarata “un’emergenza energetica nazionale”, a cui si risponde in un solo modo: “Drill, baby, drill”. Trump ha ripetuto un mantra più volte usato in campagna elettorale per spiegare il suo investimento in petrolio e nei combustibili fossili. “L’America tornerà a essere una nazione manifatturiera e abbiamo qualcosa che nessun’altra nazione manifatturiera avrà mai, la più grande quantità di petrolio e gas di qualsiasi paese sulla Terra, e la useremo”, ha continuato che sotto i piedi dell’America scorre l’”oro liquido” da esportare in tutto il mondo. “Porremo fine al Green New Deal e revocheremo i veicoli elettrici” ha continuato Trump, mentre Biden assisteva imperterrito allo smatellamento delle sue politiche. “Inizierò immediatamente la revisione del nostro sistema commerciale per proteggere i lavoratori e le famiglie americane. Invece di tassare i nostri cittadini per arricchire altri paesi, applicheremo dazi e tasse ai paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini” ha aggiunto Trump, tirando fuori un altro dei suoi cavalli di battaglia economici. Ha poi annunciato la nascita dell’ “External Revenue Service per riscuotere i dazi e le entrate” che arriveranno da “fonti straniere” e quella del “nuovissimo Dipartimento per l’efficienza governativa”, che si occuperà di “ripristinare competenza ed efficacia per il nostro governo federale”. Sulla politica estera Trump ha ribadito ancora una volta che intende cambiare il nome del Golfo del Messico in “Golfo d’America” e ha ampliato le mire espansionistiche degli Stati Uniti, spostandole dalla Groenlandia e dal Canada a Marte. “Perseguiremo il nostro chiaro destino verso le stelle, lanciando astronauti americani per piantare stelle e strisce sul pianeta Marte”, ha il nuovo presidente, assicurando che “l’ambizione è la linfa vitale di una grande nazione, e in questo momento, la nostra nazione è più ambiziosa di qualsiasi altra”. Nel suo discorso il Presidente ha dichiarato di voler essere un “peacemaker”, e che “misureremo il nostro successo non solo dalle battaglie che vinceremo, ma dalle guerre a cui metteremo fine e, cosa più importante, dalle guerre a cui non parteciperemo mai”. Si è preso anche il merito della liberazione degli ostaggi israeliani e ha rimarcato che “l’eredità di cui sarà più orgoglioso sarà quella di un peacemaker e unificatore” mentre “costruiremo di nuovo l’esercito più forte che il mondo abbia mai visto”. Ha poi chiarito che “Il nostro potere fermerà tutte le guerre e porterà un nuovo spirito di unità in un mondo che è stato arrabbiato, violento e totalmente imprevedibile”.
Trump ha annunciato ufficialmente un cambiamento alle politiche sul gender e sui vaccini. “Da oggi in poi la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti sarà che ci sono solo due generi: maschile e femminile”, ha detto nel suo discorso inaugurale, spiegando che già questa settimana “porrà fine anche alla politica governativa di cercare di manipolare socialmente razza e genere”, forgiando una società “basata sul merito” e non sul colore della pelle. Ha aggiunto che integrerà la tutti i militari “che sono stati ingiustamente espulsi dal nostro esercito per essersi opposti all’obbligo del vaccino COVID”.
In conlusione Trump ha detto: “Il futuro è nostro e la nostra età dell’oro è appena iniziata” e ha predetto che “l’America sarà rispettata di nuovo e ammirata di nuovo”, aggiungendo che “non saremo conquistati, non saremo intimiditi, non saremo spezzati e non falliremo”.