Sanità, stop al rinnovo del contratto: Fp Cgil Valle d’Aosta spiega il no e sprona la Regione
Il sindacato, insieme a Uil e Nursing, up ha imposto l'alt alla contrattazione per il rinnovo del contratto collettivo nazionale e chiede alla Regione di farsi di portavoce col Governo per lo stanziamento di maggiori risorse
Da un lato le spiegazioni del no, dall’altro la richiesta alla Regione di farsi promotrice verso il Governo per lo stanziamento di maggiori risorse. La Fp Cgil Cgil Valle d’Aosta fa il punto della situazione alla luce dell’interruzione delle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale collettivo della Sanità.
A votare contro, per un rinnovo atteso ormai da troppo tempo, la Cgil stessa, ma anche Uil e Nursing Up.
Contratto nazionale collettivo della Sanità, le ragioni del no
Sono tante, secondo la Fp Cgil Valle d’Aosta, le motivazioni che hanno portato al no per il nuovo contratto nazionale collettivo della Sanità.
«Abbiamo detto no per rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo, in coerenza con quanto sostenuto in 7 mesi di trattative – esclamano il segretario Igor De Belli ed Eleine Krieger Garcia -. La proposta economica della parte pubblica era irriguardosa verso il personale; la perdita del potere d’acquisto per l’inflazione del periodo 2022-2024, verrebbe recuperata si e no di un terzo».
La FP Cgil rossonera rincara la dose, ricordando come chi garantisce la salute dei cittadini «meriti rispetto» e come in un periodo in cui si richiede sempre più efficienza al sistema sanitario nazionale, «la soluzione passa dal riconoscimento di condizioni professionali e stipendiali decorose».
«Pubblico impiego sarebbe più povero»
Ecco quindi che il no al contratto è arrivato, da parte di Fp Cgil, perché «vorrebbe dire accettare che il pubblico impiego sia ancora più povero – continuano De Belli e Krieger Garcia – e vorrebbe dire accettare il proseguimento dello smantellamento del servizio sanitario pubblico, già oggi poco attrattivo per i professionisti».
Insomma, la Funzione pubblica targata Cgil chiede più dignità.
«Quanto proposto dall’ARAN (Ente nazionale per la contrattazione, che rappresenta tutte le pubbliche amministrazioni), sia dal punto di vista salariale che dal punto di vista del miglioramento delle condizioni di lavoro era insignificante, ma anche iniquo e settoriale e in alcune parti peggiorativo – illustra ancora il sindacato -. Il balletto di cifre di questi giorni è fumo negli occhi, perché si tratta di valori medi lordi: la verità è che un aumento salariale del 6% medio di fronte a una inflazione nel triennio del 16%, è inaccettabile».
A questo si aggiungono «inadeguate» risposte sulla revisione delle indennità professionale e sulla valorizzazione di carriera dei professionisti.
«L’inserimento della figura dell’assistente infermiere, così come proposto, avrebbe rappresentato un impedimento alla valorizzazione degli operatori socio-sanitari – attacca ancora la Fp Cgil -. L’inserimento di alcuni istituti contrattuali sull’orario di lavoro, poi, era un chiaro messaggio: se volete guadagnare di più dovete lavorare di più».
La palla alle Regioni
La mancata sottoscrizione del contratto nazionale della Sanità obbliga ora Governo e regioni a rielaborare le proposte.
«Noi proponiamo di utilizzare anche le risorse stanziate in finanziaria per il triennio a venire, per colmare le perdite retributive dei precedenti anni – concludono De Belli e Krieger Garcia -. Chiederemo alla Regione Valle d’Aosta che, in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, attraverso il Comitato di settore regioni -Sanità, promuova la richiesta al Governo del reperimento delle risorse necessarie per un giusto rinnovo contrattuale».
(re.aostanews.it)