Sciopero nazionale dei metalmeccanici: «buone adesioni in Valle d’Aosta»
Primi dati sulla mobilitazione proclamata da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm in tutta Italia per l'interruzione delle trattative relative al rinnovo del contratto nazionale di lavoro; dati provvisori, alla Cogne fermi alcuni impianti
I dati ufficiali usciranno venerdì 17 gennaio, ma si preannuncia una buona adesione, con punte anche superiori al 90%, per lo sciopero nazionale dei metalmeccanici.
La mobilitazione, indetta per oggi, mercoledì 15 gennaio, a livello italiano da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, anche in Valle d’Aosta è nata alla luce della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro.
Sciopero metalmeccanici
In particolare, a portare lo sciopero dei metalmeccanici è stata la totale chiusura di Federmeccanica e Assistal alle richieste sindacali votate dai lavoratori.
«Il nostro obiettivo è riconquistare il tavolo di confronto e avviare il negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro sulla base delle richieste contenute sulla piattaforma votata dai lavoratori e dalle lavoratrici» spiegano i sindacati in una nota.
Per quanto riguarda le adesioni, i dati definitivi arriveranno venerdì, ma per ora «sono confortanti – illustrano Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil -. Lo sciopero è partito con il piede giusto. Dalla Cogne Acciai Speciali ci dicono i delegati che alcuni impianti tipo l’Acciaieria, la Colata Continua ,Gmp (gestione materie prime), Tvb (treno vergella barre) gli impianti sono fermi. In altri reparti tipo ‘pelatrice’ si toccano punte del 90% di adesione allo sciopero e nel reparto qualità il 60% degli operai ha aderito alla protesta. Sul territorio regionale, al momento, l’unico dato pervenuto (ancora non definitivo) riguarda la Tecnomec di Arnad con un’adesione dell’80%».
Sciopero dei metalmeccanici: le motivazioni
Le sigle sindacali ricordano le motivazioni alla base dello sciopero.
«Innanzitutto protestiamo per la questione relativa al salario, visto che è stata respinta la richiesta di aumento di 280 euro – esclamano i sindacati -. Inoltre, viene peggiorata la clausola di salvaguardia, visto che l’aumento dei minimi contrattuali è stato posticipato di 6 mesi. Infine, i datori di lavoro non hanno alcuna intenzione di modificare la clausola di assorbimento degli aumenti contrattuali».
Mancato accordo esiste anche per quanto riguarda «il premio di risultato – aggiungono le organizzazioni sindacali metalmeccaniche -. Soprattutto per quanto riguarda le aziende in cui non si pratica la contrattazione di secondo livello».
Ultimo terreno di scontro è il precariato.
«Non c’è alcuna disponibilità delle associazioni datoriali a regolamentare l’utilizzo dei contratti precari attraverso la contrattazione nazionale» concludono i sindacati.
(al.bi.)