Pressioni Pro Vita nei consultori valdostani, Manfrin: «era tutta una fuffa, l’ennesima fuffa politica»
Con un'interpellanza il consigliere leghista torna sulle denunce del Centro Donne contro la violenza su presunte pressioni di volontari Pro Vita; dall'indagine dell'Usl non è emerso nessun comportamento anomalo
Torna sui banchi del Consiglio Valle la denuncia che nell’aprile 2024 il Centro Donne contro la violenza fece circa presunte pressioni di volontari Pro Vita alle donne in gravidanza per scongiurare l’aborto, secondo il consigliere Manfrin «era l’ennesima fuffa politica».
Con l’interpellanza discussa questa mattina il consigliere leghista Andrea Manfrin è tornato sulla vicenda, chiedendo informazioni sull’indagine avviata dall’Usl.
La vicenda
«Nella primavera scorsa accadde che il Centro Donne contro la violenza fece dichiarazioni, che rimbalzarono su tutti i media nazionali, su donne che, in presidi sanitari pubblici, sono state sottoposte a indebite pressioni da volontari dell’associazione Pro Vita» riassume il consigliere.
Secondo quanto dichiarato dalla presidente del Centro Donne questi volontari avrebbero imposto alle donne l’ascolto del battito fetale e promesso sostegni economici e per beni di consumo, «con il preciso intento di dissuaderle» dalla scelta di abortire.
La vicenda era già finita in Consiglio regionale dove si era annunciata un’indagine dell’Usl, a questo proposito Manfrin ha chiesto «quali siano le risultanze delle indagini svolte e se l’esito è negativo, se sia intenzione dell’amministrazione procedere con un’azione legale a tutela del danno immagine».
Nessuna pressione accertata
L’assessore alla Sanità, Carlo Marzi, nella sua risposta ha ribadito quanto già detto nella seduta di maggio: «L’azienda ha escluso la presenza di volontari Pro Vita nei presidi sanitari».
Considerando poi la genericità delle segnalazioni l’Usl ha avviato un’ indagine, condotta dal direttore della Struttura complessa di Ostetricia e ginecologia e al direttore di Area territoriale, dalla quale, dice l’assessore «non è emerso nessun comportamento anomalo che possa avvalorare le accuse riportate ad aprile».
Inoltre, prosegue l’assessore «l’associazione non ha dato elementi utili a supportare quanto affermato».
Infine Marzi ha detto che «eventuali azioni di tutela non sono di competenza della regione, non spettano avvocatura regionale che comunque abbiamo interpellato per un parere».
La conclusione spetta al consigliere Manfrin che bolla l’allarme del Centro donne contro la violenza come «ennesima fuffa politica» e chiede un intervento per il danno di immagine subito dall’intera regione.
(e.d.)