Canile gattile regionale, bando da 1,5 milioni di euro in tre anni
Il nuovo capitolato di gara non è più burocratico degli altri
Canile gattile regionale, bando da 1,5 milioni di euro in tre anni
«Riteniamo che una gara pubblica da 1,5 milioni di euro in tre anni per la gestione di un canile-gattile, che attualmente ospita 70 cani e 17 gatti, possa ritenersi attrattiva. Il capitolato ricalca quanto già previsto dalla convenzione in essere per il canile-gattile regionale».
Così l’assessore alla Sanità, Carlo Marzi, ha ribattuto, nella seduta consiliare odierna, all’interpellanza del gruppo Lega Vallée d’Aoste.
L’interpellanza
Il consigliere Paolo Sammaritani ha osservato che «la gara – procedura mai applicata finora – è stata pubblicata negli ultimi giorni del mese di dicembre, il bando prevede meno di un mese per la presentazione dell’offerta ed è stato formulato come se si trattasse di una fornitura di servizio standard, senza tenere conto che si tratta, invece, di offrire ricovero e protezione a degli esseri viventi.
Il capitolato prevede una serie di adempimenti burocratici, iniziative e sanzioni che potrebbero costituire un forte deterrente alla partecipazione alla gara da parte di chi, pur operando nel campo del benessere animale, ha poca esperienza in materia di gare di appalto».
La risposta di Marzi
«Non sono maggiori di prima gli adempimenti burocratici in capo al gestore, dalla sottoscrizione di una garanzia finanziaria bancaria o assicurativa a favore della regione, a quella di una polizza assicurativa di responsabilità civile, dalla nomina di un direttore tecnico e di un direttore sanitario, all’obbligatorietà dei corsi di formazione per i volontari», ha precisato Marzi.
La replica
Il consigliere Sammaritani ha replicato: «Non è affatto assodato che si fosse costretti a utilizzare questa procedura, le norme vigenti non ci dicono che si debba procedere in tal senso. Anzi, una disposizione specifica dice che la gestione dei canili/gattili dovrebbe essere assegnata prioritariamente ad associazioni animaliste.
È vero che non c’è più una sola associazione che può svolgere questo compito, ma perché non interpellarle tutte e tre? La vostra è una scelta politica: fare un appalto per lavarsene le mani e non assumersi delle responsabilità.
Un’attività come questa – dove non ci sono orari – non si può mettere a bando. Era qui che la politica si poteva distinguere, ma non lo ha fatto».
(elena rembado)