Luca Bizzarri chiude col botto allo Splendor il suo tour “Non hanno un amico”
Sold out, applausi e grida per l'attore genovese Luca Bizzarri ieri sera al Teatro Splendor per la Saison culturelle con l'ultima replica, l'85ª, del suo spettacolo
Come Falqui, basta la parola e Luca Bizzarri vince la sua scommessa anche con il pubblico di Aosta: «tra dieci minuti dirò un nome senza aggiungere nulla e riderete».
Il nome in questione è quello dell’ex vice ministro Maurizio Gasparri che arriva puntuale a strappare una delle fragorose risate che hanno sottolineato lo spettacolo Non hanno un amico, ieri sera, venerdì 20 dicembre, al Teatro Splendor, nell’ambito della Saison Culturelle.
Non hanno un amico
Sul palco una scrivania, una sedia, un leggio -inutilizzati- e una bottiglietta d’acqua, Luca Bizzarri entra, saluta il pubblico dell’85ª e ultima replica del suo spettacolo e inizia subito, dritto, il suo monologo, come se continuasse un discorso interrotto pochi minuti prima.
Un racconto veloce, serrato che parla della vita di tutti, dei giovani di oggi, di quelli di un tempo diventati i cinquantenni di oggi, dei politici -«di Salvini no, questo è uno spettacolo desalvinizzato»- e di tutti quelli che Non hanno un amico che impedisca loro di fare gaffe imperdonabili.
«Le battute non portano mai male, portano del buono, le battute servono a far sparire qualcosa dietro una risata ed è inutile offendersi perché, le battute non tolgono dei diritti» dice l’attore genovese accennando a quel politically correct che portato all’esasperazione impedisce alle persone di prendere e prendersi in giro senza paura di giudizio.
E allora giù.
Bordate di battute senza risparmiare nessuno gli adolescenti di oggi che vanno dal neuropsichiatra perché non hanno potuto andare a scuola un anno per il Covid e che sono pieni di problemi nonostante gli adulti di oggi li mettano al centro di tutto, i giovani ventenni e le challenge sui social, i cinquantenni genitori, gli insegnanti che correggono i compiti con la biro verde per non traumatizzare con il rosso i poveri bambini, le chat dei genitori, il registro elettronico, la chat – «giusto per farvi andare a casa senza nessuna speranza, prima di Natale».- di ingegneri, avvocati Ceo uomini che si scambiano messaggi vocali delle loro… scoregge.
Ma tutte queste persone non ce l’hanno un amico a fermarle prima dell’inevitabile? si chiede Bizzarri.
Di fronte a questa summa di umanità la classe politica, che altro non è che lo specchio nel quale tutti ci riflettiamo.
E chi è il capostipite di quelli che non hanno mai avuto un amico?
«A me, quando lo vedevo negli ultimi anni, faceva una gran tenerezza perché si capiva che non aveva un amico vicino che pensasse al suo bene. Avrei voluto essere io quell’amico e gli avrei detto: Silvio, ti voglio bene ma adesso basta».
Solo l’amore, forse ci salverà
Per Bizzarri, che si dichiara incapace di capirlo e di praticarlo, solo l’amore, forse è l’unico barlume di speranza.
Ma che cos’è l’amore?
E’ il fiore di maggio, la domenica sul lago e Rosalina in bicicletta di Concato o quello che spezza le vene delle mani e mescola il sangue col sudore di Fossati?
La condivisione di momenti sereni come dice la psicoterapeuta o, come rispose la mamma a un Luca settenne con domande più grandi di lui, sacrificio?
La risposta Bizzarri la lascia, a sorpresa, alla poesia de L’orologio americano di Ivano Fossati:
Ma è così che la gente vive
È questo che la gente fa
È così che ci si insegue
Per un morso di immortalità
È il meccanismo ottuso
Di un orologio falso americano
Che misura il tempo e tempo non c’è più
Ma fermava il tempo se passavi tu.
(erika david)