Da Antagnod al Madagascar con un obiettivo: togliere la zappa e dare una penna
La maestra di sci Alessia Visendaz racconta la sua esperienza di volontariato a Vohilava, nella missione delle suore di Saint Joseph
Da Antagnod al Madagascar con un obiettivo: togliere la zappa e dare una penna.
«A 25 anni ho realizzato un sogno. Due anni fa sembrava un progetto utopico, che mi ha costretto a lasciare amici e famiglia.
Nel 2022 i bambini a scuola erano 80, oggi sono 160. A 80 di loro è stata tolta la zappa e data una penna».
Con queste parole Alessia Visendaz di Ayas ha incantato una platea, affollata e attenta, durante la serata organizzata dalla biblioteca a Champoluc il 3 dicembre scorso, dal titolo Madagascar il paese del riso e del sorriso. Ogni immagine proiettata ha raccontato storie ricche di umanità e unito idealmente due terre così lontane.
I progetti finanziati da Ayas
Una scuola e cinque rubinetti nel villaggio di Carrière, costruiti con, rispettivamente, 12.500 e 2.000 euro finanziati per il 60% dalla parrocchia di Antagnod e da donazioni provenienti da Ayas e da tanti amici di Alessia anche di fuori, sono il trait d’union tra la Valle d’Aosta e il Madagascar. Per entrambi i progetti, arrivati i fondi, è stata la manodopera locale a realizzarli, la scuola in particolare è stata costruita dagli stessi genitori. Ogni singolo ha fatto la sua parte per il villaggio.
Tutto è iniziato dalle suore di Saint-Joseph di Aosta
Sono state le suore di Saint-Joseph d’Aoste ad avviare una missione a Vohilava, centro di un distretto che conta 80 villaggi nel cuore dell’isola, distrutto dal ciclone Batsirai nel febbraio 2022. Carrière è il quartiere della capitale con più miseria, è il villaggio che ha ricevuto aiuti dalla parrocchia di Antagnod per 40 anni grazie a don Roberto Favre.
Il nome significa cava e non a caso era abitato da spaccapietre.
Le suore hanno aperto la missione nel 1965, creando 20 case-comunità in giro per il Paese, la scuola, un dispensario, una maternità, un ospedale e un centre du travail social, centro di formazione che aiuta le persone più povere a imparare un mestiere, dall’agricoltura e dall’allevamento alla falegnameria all’edilizia, agli atelier di cucito per le in caso di ciclone.
Carrière è una di queste, con una scuola e il centre du travail social.
I viaggi di Alessia e la raccolta fondi
Alessia Visendaz, che dal 14 ottobre al 1° dicembre 2022 ha accompagnato le suore, una volta rientrata ha lanciato una raccolta fondi, che sono stati donati alla missione. Il primo contatto di Alessia col Madagascar inizia ad agosto 2022, quando insieme a Nicole Vettori decide di informarsi, tramite Soeur Solange che le indirizza a Mère Armanda, per andare in missione in Africa, nella zona centrale del Madagascar.
«Siamo partite da sole», racconta Visendaz, «con tanta curiosità, un pizzico di preoccupazione e un desiderio incredibile di immergerci nella tradizione locale. Siamo tornate con ricordi che rimarranno indelebili nel cuore e tanta nostalgia».
Durante il mese e mezzo di permanenza a Vohilava, le ragazze sono state ospitate da nove suore e hanno cercato di «documentare la vita di alcuni dei 60 villaggi sparsi nella campagna remota del sud-est del Paese».
Mora mora
«Lodevole è il lavoro delle religiose», continua Alessia, colpita anche dalla fede e dalla gioia nel partecipare alle funzioni religiose durante le quali si canta e si balla, «che si danno da fare giorno e notte nel villaggio per garantire i servizi essenziali di sanità e istruzione, laddove i ritmi della vita, lenti e tranquilli, sono dominati dalla luce del sole e dove i bambini camminano scalzi per chilometri pur di raggiungere la scuola, consapevoli che è l’unico mezzo per emanciparsi dalla realtà in cui sono nati.
Alle cinque le prime luci del mattino illuminano le risaie che ricoprono le colline circostanti e la gente non ha mai fretta: il loro motto è mora mora (piano piano)». Gli ultimi viaggi di Alessia e la sorella Giulia in Madagascar risalgono all’autunno 2023 e all’ottobre 2024.
I bambini dai capelli arancioni
Durante la serata, ha raccontato di bambini grandi che si occupano dei più piccoli, che non hanno mai visto uno smartphone, rimasti orfani di genitori morti per infezioni contratte cercando oro in un fiume totalmente inquinato, in assenza di fognature, bambini che camminano per alcuni chilometri a piedi nudi per raggiungere la scuola, che dista un’ora, e che se per caso hanno le scarpe le indossano solo per andare a messa, coi capelli arancioni sintomo di denutrizione, che bevono l’acqua di cottura del riso per evitare i batteri e talvolta privi di emozioni perché vissuti nei primi mesi e anni di vita in stato di totale abbandono.
Ma, nonostante questo, sorridenti, desiderosi di far festa e di ballare, innamorati della vita e incantati di fronte alla visione del mare, che hanno visto per la prima volta grazie alla missione.
Il concerto degli artisti di Ayas
Il prossimo 17 gennaio il concerto degli artisti di Ayas a Champoluc destinerà tutto il ricavato alle missioni in Madagascar.
«Da soli si va veloci, ma insieme si va lontano. La felicità è questa per me», ha concluso Visendaz, fiduciosa che le missioni continueranno.
Un auspicio per i giovani
«Consiglio ai giovani di partire per un viaggio come questo, da cui si torna cambiati. Tante cose nel mondo occidentale sono superflue e tante altre che diamo per scontate non lo sono per niente. Non si va in missione per divertirsi ma di fatto ci si diverte».
(elena rembado)