Dagli impianti a fune il 7,6% per Pil della Valle d’Aosta
Lo studio commissionato da Finaosta ad Althesys fa emergere il ruolo strategico degli impianti a fune nell'economia regionale; «1 euro di contributo per il settore negli ultimi tre anni me genera 6»
Che gli impianti a fune avessero un ruolo importante nell’economia regionale era risaputo, ma adesso si sa che pesano per poco meno dell’8% sul Pil dell’intera Valle d’Aosta.
A metterlo nero su bianco uno studio commissionato da Finaosta ad Althesys, una società che misura il valore condiviso, ovvero il benessere che le imprese distribuiscono oltre i propri confini, presentato questa mattina nella sede della finanziaria regionale.
«Abbiamo ritenuto necessario aggiornare i dati per dare un’informazione trasparente sul valore degli impianti a fune sul territorio, non solo in termini di bilancio e occupazione diretta» dice l’assessore ai Trasporti, Luig Bertschy.
Il direttore generale uscente di Finaosta, Paolo Giachino si dice «onorato di chiudere la sua esperienza in Finaosta presentando questo studio che dà un’idea del peso delle società del gruppo Finaosta, rimarcando la loro importanza sul territorio e l’attenzione con cui Finaosta deve curare il suo ruolo di azionista».
Lo studio Althesys
Al centro dello studio le sei società del gruppo Finaosta: Cervino, Courmayeur Mont Blanc Funivie, Funivie Monte Bianco, Funivie Piccolo San Bernardo, Monterosa e Pila.
Rimangono escluse quelle piccole stazioni ancora a gestione comunale come Valgrisenche, Rhêmes-Notre-Dame, Ollomont e, quando riaprirà, il Col de Joux.
L’amministratore delegato di Atlhesys, Alessandro Marangoni ha illustrato la serie di dati sulla stagione 2022/2023 che mostrano come «le funivie del gruppo Finaosta creano valore condiviso per la Valle d’Aosta», cioè quella capacità delle imprese di distribuire ricchezza, benessere e occupazione oltre i propri confini, sull’intero sistema socio-economico.
Per lo studio sono stati presi in considerazione il numero di chi usa gli impianti a fune e non l’hospitality generale, per essere più cauti» spiega Marangoni.
«Abbiamo considerato i fornitori in regione e non le ricadute complessive, ma le ricadute nella regione. Le ricadute dirette sulle società e le ricadute indotte che fanno leva su tutta economia».
I numeri
È di 356 milioni di euro il valore condiviso degli impianti a fune in Valle d’Aosta nella stagione 2022/2023.
Cifra che equivale al 7,6% del Pil 2023 della Valle d’Aosta, al 5,5% del valore aggiunto dei servizi in Valle d’Aosta e a 2.892 euro di valore condiviso pro-capite.
Le ricadute dirette sugli impianti a fune è di 92,2 milioni di euro, 158,2 milioni di euro quelle indirette e 105,4 milioni di euro per le ricadute indotte.
Ancora, 1 euro di ricavo degli impianti ne produce 3 di valore condiviso sull’intero sistema economico, 108 milioni la contribuzione fiscale (il 9,4% del totale delle entrate fiscali in Valle d’Aosta).
Interessante anche il ritorno dei contributi regionali stanziati per il settore negli ultimi tre anni che è pari a sei volte tanto per ogni euro.
Infine ogni euro di contributi regionali della stagione 2022/2023 genera 5,2 euro di gettito fiscale.
La filiera
Il 60% del valore condiviso va nelle fasi di valle della filiera: la ricettività è l’ambito che crea maggior valore condiviso, pari a 106,7 milioni di euro, poi attività sportive e commercio (56,6 milioni) e ristorazione (50,2 milioni).
La filiera complessivamente genera un giro d’affari di circa 414 milioni di euro, di cui 35 a monte (servizi di supporto, fornitori, marketing e pubblicità…) e 258 a valle del settore.
L’occupazione
Tenendo in considerazione solamente gli occupati a tempo pieno gli occupati sono 4.580, l’8,2% degli occupati in Valle d’Aosta, generando 117 milioni di salari lordi, valore che sale sensibilmente se si calcolano anche gli stagionali.
In conclusione dallo studio emerge appunto come «gli impianti di risalita sono un motore per l’economia valdostana, creando un valore condiviso nel territorio con un forte effetto moltiplicativo».
Secondo l’assessore al Turismo Giulio Grosjacques, «volendo sempre più presentare la Valle d’Aosta con località unica, questa analisi ci fa capire che siamo sulla strada giusta».
Il presidente della Regione, Renzo Testolin sottolinea come siano «dati sobri, persino sottodimensionati, perché non c’è bisogno di inventarsi niente, dati parlano da soli».
Vincente la strategia dei finanziamenti regionali che creano attività a monte e a valle con il presupposto di poter lavorare 365 giorni all’anno con gli impianti a fune.
I dati dello studio Althesys saranno integrati con l’analisi che sta conducendo l’Avif, l’Associazione valdostana impianti a fune, sulla stagione immediatamente successiva, 2023/2024, e che sarà pronta a fine stagione invernale.
Non vuole ancora parlare di un’unica cabina di regia per gli impianti a fune della Valle d’Aosta, l’assessore Bertschy che preferisce sottolineare sfide e obiettivi.
«Per lo sci, l’obiettivo fare divertire le persone, gli investimenti innovativi ci serviranno anche per chi non scia e potrà comunque godere degli impianti.
«Dobbiamo ragionare un mercato globale, non più di prossimità».
L’obiettivo del prossimo anno, che è alla base della seconda parte dello studio di Finaosta, sarà «un asset societario sempre più robusto per stare nella sfida globale, fatta di grandi comprensori».
«Insieme per fare meglio e fare di più. Siamo per unire più che per dividere» concludono Bertschy e Testolin.
(erika david)