Sciopero generale del 29 novembre: Savt prende le distanze, Cgil e Uil «posizione imbarazzante»
Venerdì 29 novembre Cgil e Uil indicono lo sciopero generale. Ma il Savt prende le distanze, «troppi scioperi» e chiede un incontro al Presidente di Regione. Igor De Belli della Cgil: «Posizione imbarazzante, lo sciopero importante strumento di pressione politica»
Sullo sciopero generale di venerdì 29 novembre, indetto dalle sigle sindacali di Cgil e Uil, in Valle d’Aosta si consuma la frattura con il Savt.
«In Italia stiamo vivendo una fase storica nella quale non passa anche un solo mese senza che vi sia la proclamazione di uno sciopero – ha comunicato le Syndicat autonome valdôtain des travailleurs nella giornata di ieri -. Nel solo mese di novembre sono state programmate ben 11 giornate di sciopero. Alla base della mobilitazione (del 29 novembre ndr) vi sono ragioni assolutamente condivisibili su tematicheche colpiscono direttamente tutte le categorie di cittadini».
Tuttavia la decisione del sindacato autonomo valdostano è di non firmare con la propria sigla lo sciopero.
«Il direttivo confederale del S.A.V.T. – si legge nel comunicato stampa inviato agli organi di stampa – ha ritenuto opportuno non doversi limitare a dare un’indicazione ai lavoratori se aderire o meno allo sciopero del 29 novembre visto che sono liberi di decidere da soli sul da farsi. Al termine di un’attenta e precisa analisi della situazione e riscontrato come l’impoverimento di alcune fasce di lavoratori e di cittadini sia in continuo aumento anche nella nostra realtà regionale, si è ritenuto che fosse più che mai necessario chiedere un incontro al Presidente della Regione, che in Valle d’Aosta svolge anche le funzioni prefettizie, con l’obiettivo di mettere al centro dell’attenzione le preoccupazioni del S.A.V.T. sulla tenuta del tessuto sociale».
La replica di Cgil
Dura la risposta del segretario generale Fp Cgil Igor De Belli, arrivata in seguito a sollecitazione del collega Alessandro Mano durante la conferenza stampa di oggi nella sede di via Binel ad Aosta: «La posizione del Savt è imbarazzante – ha detto De Belli -. Mi prendo la responsabilità di dirlo. Cosa si aspettano che faccia il presidente Testolin? Che chiami la Meloni chiedendo che intervenga?».
Lo sciopero del 29 novembre
Coesione dei sindacati a parte, Uil e Cgil scenderanno insieme in piazza il 29 novembre contro la manovra finanziaria del governo Meloni che lascia i lavoratori pubblici più poveri e contro lo «smantellamento della sanità pubblica», come ha ribadito ancheEleine Krieger Garçia, del comparto sanità Fp Cgil.
«Ci viene chiesto il perché vogliamo scenderenin piazza il 29 novembre? – ha evidenziato Nunzia Pisanti di Uil Fpl -. Perché vogliamo che la sanità torni al centro. Lo scorso anno in Italia 2milioni e mezzo di persone non si sono curate. Ci sono 3omila medici mancanti nel nostro paese, 70mila infermieri e 30mila operatori sanitari in meno. Il 60% della popolazione sanitaria nel 2038 sarà pensione».
Mobilitazione sul territorio
Concreto il coinvolgimento delle due sigle sindacali sul territorio.
«Compatibilmente con il diritto costituzionale all’assistenza sanitaria – ha detto De Belli – coinvolgeremo il personale della struttura di riposo di Donnas, Domus Paci, il cui contratto è in scadenza. Scenderemo in piazza insieme al personale della struttura Gb Festaz di Aosta, così come al personale del Parini»
Ma non solo il comparto sanitario, lo sciopero è generale e chiama a raccolta tuti i settori.
«Convolgeremo anche i lavoratori del comparto pubblico – ha concluso De Belli -. Seppur abbiamo guadagnato degli adeguamenti contrattuali vantaggiosi dalla regione Valle d’Aosta per gli impiegati di funzione pubblica, il senso di tali scioperi è scendere in piazza insieme».
Fuori dai confini valdostani, la condizione dei funzionari pubblici non è delle più rosee infatti.
«I lavoratori pubblici, al netto dei dirigenti, guadagnano di meno nel pubblico rispetto ai privati. L’aumento dei tabellari deciso con l’Aran del +6% è ben lontano dal 16% di inflazione. Per questo noi non abbiamo firmato».
(ar.pa)