Fiore Mio, l’atto d’amore di Cognetti per il Monte Rosa arriva nelle sale
Presentato in anteprima venerdì sera al de la Ville, il documentario dello scrittore e regista Paolo Cognetti sarà a Cinelandia il 25, 26 e 27 novembre
«Un grande atto d’amore verso questa terra» così il produttore Leonardo Barrile introduce Fiore Mio, l’ultima creatura di Paolo Cognetti.
Il documentario, prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e Edi Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste, è stato presentato venerdì 22 novembre al Cinéma de la Ville e arriverà nelle sale il 25, 26 e 27 novembre.
In Valle d’Aosta si potrà vedere a Cinelandia, alle 20.10.
Fiore Mio
«La gente a Milano pensa che il Monte Rosa si chiami così perché diventa rosa al tramonto» ride Cognetti nella sua baita di Estoul, con l’amico Remigio che spiega come il nome arrivi dal patois roise, ghiaccio, proprio come lo chiamano in titsch dal versante di Gressoney, spiega al regista la guida alpina Arturo Squinobal, gletscher.
Ed è tutto lì il senso del film di Paolo Cognetti, nel ghiaccio che copre il Monte Rosa, che si sta sciogliendo sempre più velocemente, formando laghi effimeri a cui, presto o tardi, occorrerà dare un nome -osserva Mia, rifugista all’Ottorino Mezzalama-, e, paradossalmente, nella mancanza di acqua, quella che tarda ad arrivare nella fontana della sua baita.
Un viaggio a ritroso alla ricerca della fonte di quell’acqua che, nell’estate 2022, inizia a scarseggiare, su per i ghiacci sopra l’Orestes Hütte, il rifugio costruito da Arturo e custodito da Marta, sul crinale della dorsale che divide la Val d’Ayas dalla valle di Gressoney, tra le pietre del rifugio Quintino Sella al Felik e i riti dello sherpa Sete e di Corinne, o ancora, scavallando verso il Mezzalama, su, direttamente nella bocca del ghiacciaio.
Il rumore del vento, del ghiaccio che si scioglie, dei passi dell’autore e dell’inseparabile cane Laki che sprofondano nella neve e dell’acqua che scorre e poi grandi silenzi vestiti dai suoni che il musicista e amico dell’autore, Vasco Brondi, ha registrato proprio ai piedi dei ghiacci del Monte Rosa e dove ha composto anche Ascoltare gli alberi, il brano che chiude il film, sui titoli di coda, presentato al Teatro Splendor l’8 novembre.
A dare il nome al film è invece quella Fiore Mio del cantautore e musicista torinese, Andrea Laszlo De Simone.
Una cordata di amici… fino in bagno
«È stato un piacere fare questo film» dice il produttore per Samarcanda, Leonardo Barrile, già con Cognetti per Sogni di Grande Nord (2021).
«Eravamo una cordata guidata da Paolo, tutti allineati, ognuno di cercava di dare il meglio che poteva, è stato un film fatto in grande amicizia, questo film parla di tante cose ma uno degli argomenti di cui parla è sicuramente l’amicizia, il rapporto con gli altri» aggiunge Barrile che ricorda quanto tutti fossero uniti persino in piena notte quando la pillola di Diamox (diuretico usato per il mal di montagna) consigliata da Cognetti alla troupe cittadina, faceva certi effetti.
Tutte le maestranze impegnate sul set e i protagonisti sottolineano il grande legame che ha unito tutti e la grande semplicità e spontaneità del film che ha semplicemente raccontato dei momenti, seppur curati nei minimi dettagli da Cognetti, anche se persino a Remigio ancora sfugge cosa passasse per la testa al regista quando ha deciso di accendere un fuoco sotto la pioggia…
Un film come una boccata di aria fresca che fa venire voglia di calzare gli scarponcini e pestare quella stessa neve e quei sentieri, riempirsi gli occhi di quel ghiaccio e salire a conoscere Sete e ascoltare una delle sue perle di saggezza.
Del resto, «Non siamo noi a dover salvare le montagne, sono le montagne che possono salvare noi».
(erika david)