Spopolamento della montagna: non passa il disegno di legge della Lega VdA
Per tutti «spunti interessanti ma necessaria una legge più ampia e articolata»; vota a favore Forza Italia; si astengono in 26; per Lavy: «è una pugnalata alla schiena a chi vive in montagna»
Spopolamento della montagna: non passa il disegno di legge della Lega VdA. Vota a favore Forza Italia. Si astengono gli altri gruppi in Consiglio Valle «spunti interessanti ma necessaria una legge più ampia e articolata» la motivazione.
Il gruppo del Carroccio proponeva una defiscalizzazione e fondi per sostenere la natalità e le nuove residenze, i cosiddetti chèque valdôtain e chèque montagnard.
Nell’illustrare il disegno di legge il vicecaporuppo della Lega Vallée d’Aoste Erik Lavy ha puntualizzato: «La Valle d’Aosta viene considerata in toto area di montagna. Noi non la consideriamo così. Non dimentichiamo la Plaine. Lo spopolamento è un problema drammatico: perdere 10 abitanti a Rhêmes-Notre-Dame è molto più grave che perderne 100 a Châtillon. I piccoli comuni di montagna privi di un’ossatura comunitaria sono destinati alla morte».
«È una proposta pionieristica, certo perfettibile. Il tema dell’identità è fondamentale e questa legge va a toccare il tema. È un tentativo di attrarre una immigrazione controllata» ha aggiunto Simone Perron che cita l’obbligatorietà a partecipare a corsi di francese e francoprovenzale.
Il dibattito
Per Rassemblement Valdôtain è intervenuto Claudio Restano: «Abbiamo dei dubbi in merito alla sua applicazione per questo ci asterremo. Apprezziamo lo sforzo e la volontà dei colleghi della Lega ma la norma poteva essere più ambiziosa».
Ricorda Restano l’approvazione della proposta di legge statale, presentata da RV, che riguarda l’istituzione di zone produttive speciali e zone franche montane all’interno della regione autonoma approvato dal Consiglio Valle nel mese di luglio scorso. «Manteniamo alta l’attenzione ma è necessaria una norma che vada contro lo spopolamento. La Valle d’Aosta deve produrre un testo più completo».
Per L’Union Valdôtaine è intervenuto Corrado Jordan che ha spiegato: «Favorire il vivere in montagna è necessario alla luce della crisi demografica e la chiusra delle attività. Sono situazioni che andranno affrontate con un approccio integrato e complessivo che tenga conto delle misure nazionali. Non credo ci sia un’unica ricetta. I bonus vanno bene ma non possono considerarsi azioni strutturali. Il dialogo va approfondito, le proposte e le iniziative messe a fattore comune per trovare una corretta ricetta».
Jordan parla di incentivazioni alle ristrutturazioni, all’implementazione dello smart working e della telemedicina.
Per Chiara Minelli: «Apprezziamo l’analisi approfondita e lo sforzo nel presentare la proposta di leggi ma ravvisiamo nel testo alcuni elementi di debolezza. Il primo riguarda l’individuazione dei comuni che beneficerebbo dei sostegni». Cita Pontboset che differisce da Torgnon «non per numero di abitanti ma per livello di sviluppo».
Piuttosto che incentivare con chèque valdôtain e chèque montagnard per Minelli «sarebbe meglio privilegiare l’implementazione dei servizi. La popolazione si sposta più velocemente. Non credo che i 5.000 euro per bambino sia una forte attrattività per restare sul territorio». Annuncia l’astensione.
Christian Ganis non può che difendere quella che è stata una sua creatura anche dai banchi di Forza Italia. «Contiene il sostegno alle tradizioni linguistiche, allo sviluppo sostenibile e garantisce i servizi base. La proposta presenta diversi punti di forza: dà attenzione alle famiglie con figli ma sorgono dubbi sulle risorse economiche per finanziarla. È necessario un approccio più strutturale e la concertazione con gli Enti locali. Poteva essere migliorata per renderla più adatta alle nostre esigenze, emendandola ma la voteremo».
La replica
«Proviamo ad applicare questa legge almeno in via sperimentale in alcuni comuni. Siamo un po’ coraggiosi. In prospettiva rischiamo di consegnare il nostro territorio a chi di montagna non ne sa nulla. Onore ai sindaci che non si sono allineati. Probabilmente se questa legge fosse stata presentata da un consigliere di maggioranza non avrebbe sollevato tutti questi dubbi. L’astensione è una pugnalata a chi abita in montagna» ha replicato Lavy.
Il governo
Per l’assessore con delega alla montagna Luciano Caveri: «il nostro territorio resta vivo. Il tema è interessante così come la proposta di legge ma ha tutta una seria di fragilità. Nel momento in cui si decide una linea lo si deve fare in maniera completa». Cita i temi che si dovranno affrontare: il cambiamento climatico, la transizione energetica, la rivoluzione digitale e la crisi demografica che «in Valle d’Aosta coincide con lo spopolamento. Nel 2034 avremo 10 mila valdostani nell’età centrale. La normativa deve tenere conto della legge nazionale sulla montagna, che definisce la perimetrazione della montagna. Dovremo fare i conti con le normative europee. Il quadro è assai più complesso».
A chiudere il dibatto il presidente Renzo Testolin: «Il tessuto normativo sul quale voleva inserirsi la proposta di legge è già piuttosto ampio. Tutta una serie di iniziative ha reso il vivere in montagna più sostenibili». Nomina le infrastutturazioni, la fibra ottica «che ha raggiunto anche i villaggi più alti», la legge sugli aiuti ai negozi di prossimità, gli investimenti negli impianti di risalita, l’elisoccorso piuttosto che le attività legate alle professioni turistiche.
Le 3 misure di contrasto
La legge è rivolta ai piccoli comuni di montagna non turistici con una popolazione inferiore a 800 abitanti al 31 dicembre 2023 e che si trovano a un’altezza al di sopra dei 650 metri. L’assegno di natalità è corrisposto per 12 mesi fino a un massimo di 5.000 euro. Possono beneficiarne i genitori con un reddito complessivo di 50.000 euro. L’obbligo di residenza è fissato in 10 anni.
Il contributo per i nuovi residenti è di 5.000 euro all’anno con il vincolo di 10 anni di residenza. L’assegno verrà erogato anche a cittadini di uno Stato membro dell’Europa dell’area francofona e germanofona. Possono beneficiarne i percettori di un reddito fino a 50.000 euro. Il contributo è raddoppiato qualora il nucleo familiare richiedente avvii nel piccolo comune di montagna un’attività imprenditoriale.
La terza misura prevede l’esenzione dal pagamento per un triennio dell’addizionale Irpef fino ai 50 mila euro di reddito. L’addizionale non sarà corrisposta per le annualità 2024-25-26.
(da.ch.)