Decreto Sicurezza, Consiglio Valle: sfida all’Ok Corral tra destra e sinistra
Padovani tira in ballo il circo leghista e Manfrin invoca una mozione d'ordine; per Marguerettaz «il decreto sicurezza è uno strumento di propaganda» così come la mozione di stralcio è «una resa dei conti a sinistra»
Decreto Sicurezza, Consiglio Valle: sfida all’Ok Corral tra destra e sinistra.
Padovani tira in ballo il circo leghista e l’atteggiarsi da trumpiani fino a spingersi a un riferimento all’assalto di Capitol Hill. Manfrin invoca una mozione d’ordine ma non la ottiene e si riserva future azioni.
Per Marguerettaz «il decreto sicurezza è uno strumento di propaganda» così come la mozione di stralcio è «una resa dei conti a sinistra».
In Consiglio Valle si respira clima elettorale.
La bagarre
A scatenare la bagarre in aula nella tarda serata di giovedì 7 novembre la mozione del gruppo Pcp che voleva impegnare la Regione ad attivarsi, «anche attraverso i Parlamentari valdostani, presso il Governo nazionale e il Parlamento per chiedere lo stralcio del disegno di legge».
Per il consigliere Andrea Padovani (Fp-Pd) «rappresenta un attacco alla libertà individuali e collettive dei cittadini, riducendoli a sudditi. La destra trasforma tutto in reati senza mettere un euro per rafforzare davvero politiche di sicurezza urbana e coesione politica».
Le dure critiche, e non poteva essere diversamente, vanno avanti e il brusio dai banchi della Lega Vallée d’Aoste sale. Interviene il presidente del Consiglio Alberto Bertin ma non ha la meglio.
Le rimostranze
Rincara Padovani: «Io capisco che per alcuni colleghi quest’aula potrebbe diventare un bivacco di manipoli (leggi l’assalto a Capitol Hill dei sostenitori di Trump ndr) ma vorrei ricordare loro che quest’aula consiliare ha una certa dignità e se loro non vogliono mantenere questa dignità possono anche uscire e andare a casa o magari negli Stati Uniti» si riferisce al cappellino trumpiano indossato da Manfrin».
Il vociare cresce e Bertin richiama il capogruppo leghista Andrea Manfrin e il collega Simone Perron all’ordine. Nulla da fare e irrompe la richiesta di mozione d’ordine.
Rincara da dose Padovani: «siamo abituati a questo circo. Siamo arrivati alla fase Cosplay della Lega» e nell’interloquire spunta pure un «collega circense».
La bagarre prosegue interrotta dal vocione del capogruppo dell’Union Valdôtaine Aurelio Marguerettaz: «Non si può interrompere chi parla altrimenti il Consiglio diventa una gazzarra. Nessuno ha diritto di veto».
Interviene Aldo Di Marco (Pla) «Sta di fatto che anche questa volta abbiamo fatto una figura meschina. Siamo di nuovo riusciti a fare una figuraccia. Così all’esterno ci vedono come pagliacci».
Manfrin si riserva azioni ma pacatamente prosegue: «Ringrazio le colleghe per aver portato la mozione in aula, è un tema importante e possiamo esprimere il nostro pensiero, pur in maniera differente. Ho apprezzato i vostri toni, meno quelli di chi di solito è costretto al bavaglio e prova a tenersi il suo ultimo elettore, pur tra lo sguardo torvo di alcuni colleghi».
Luca Distort rincara: «faccio sinceri complimenti a Guichardaz e Minelli, avete messo in scena un vulnus evidentissimo nella maggioranza».
Padovani annuncia che non parteciperà al voto, ma tira in ballo «il no al decreto del deputato Manes». Di che essere soddisfatto.
Il voto
La mozione ottiene 22 astensioni: la maggioranza alla quale si aggiunge Rassemblement Valdôtain.
Prima del voto le parole di Marguerettaz: «Io credo che alla fine la mozione è un modo di piantare bandierine così come credo lo sia il decreto sicurezza che fa leva su problemi reali di ordine pubblico ma senza trovare soluzioni. Il decreto sicurezza è uno strumento di propaganda. Se una cosa è vietata non è aumentando le pene che risolviamo le questioni. Facciamo bellamente propaganda elettorale: tutta una serie di reati è già tale. È uno strumento propagandistico».
Ribadisce Marguerettaz il voto contrario del deputato e conclude: «è una mozione per fare una resa dei conti a sinistra».
(da.ch.)