Alpinismo: maltempo e missione di soccorso, Kimshung stregato per la spedizione italiana
La spedizione italiana sull'Himalaya potrebbe essere costretta a rinunciare al proprio obiettivo, dopo tanti giorni di maltempo e una chiamata di soccorso nel primo giorno utile per l'ascesa; la salita Arète Des Amoureux, intitolata a Elisa Arlian e Jean Daniel Pession
Prima il maltempo, poi un’improvvisa missione di soccorso per la quale «ci siamo messi subito a disposizione». Potrebbe essere svanito così l’obiettivo della spedizione italiana sull’Himalaya, attivata per raggiungere i 6.781 metri del Kimshung.
Himalaya, Kimshung: spedizione italiana attivata per operazione di soccorso
Insomma, non sembra esserci fortuna per i sette alpinisti valdostani, partiti lo scorso 7 ottobre per il Nepal con l’intenzione di raggiungere l’agognata cima del Kimshung, sull’Himalaya.
Dopo il maltempo dei primi giorni, infatti, venerdì 1° novembre è arrivata una richiesta di partecipazione al soccorso di alpinisti in difficoltà.
E ora il bollettino meteo non pare aiutare per ulteriori tentativi, visto che nei prossimi giorni sono attese prima abbondanti nevicate e poi vento forte.
Himalaya: i soccorsi
Venerdì 1° novembre, come detto, sembrava il giorno giusto per tentare l’impresa sui 6.781 metri del Kimshung.
François Cazzanelli, Giuseppe Vidoni e Jérome Perruquet stavano ultimando i preparativi per l’ascesa, quando è arrivata una richiesta di soccorso sul vicino Langtang Lirung.
Le guide alpine valdostane (oltre all’alpinista tedesco David Göttler e allo svizzero Nicolas Hojac) hanno così messo da parte la propria missione e hanno attivato i protocolli di ricerca.
François Cazzanelli, Roger Bovard, Jérome Perruquet e Giuseppe Vidoni si sono spinti lungo il ghiacciaio del Lirung, probabile via di discesa della cordata.
Francesco Ratti e Stefano Stradelli, invece, si sono recati al campo base da cui erano partiti gli alpinisti dispersi per stabilire un contatto con i compagni di spedizione.
Emrik Favre e il fotografo Damiano Levati, dal canto loro, hanno invece perlustrato la parete con strumenti fotografici, individuando la zona dell’incidente grazie ad alcuni reperti ben visibili.
Lo stesso Favre è poi stato recuperato da un elicottero per un volo di perlustrazione, poi sospeso per l’arrivo delle nuvole basse e del buio.
Nel pomeriggio, infine, il gruppo è sceso al villaggio di Kyangi Gumpa per coordinare le eventuali operazioni di soccorso del giorno successivo, ma uno dei due alpinisti dispersi è riuscito a raggiungere la squadra dei soccorsi, con i superstiti che hanno deciso di proseguire in totale autonomia.
Himalaya: gli altri tentativi
Nei giorni precedenti, la spedizione italiana aveva tentato altre due vie verso il Kimshung, dividendosi in altrettante squadre.
Ultimata la fase di acclimatamento, iniziata il 14 ottobre con la prima salita e il trasporto del materiale al C1 a quota 5.400, François Cazzanelli, Jérome Perruquet, Francesco Ratti e Giuseppe Vidoni hanno provato a raggiungere il Kimshung, mentre Stefano Stradelli, Emrik Favre e Roger Bovard sono partiti lungo la via del Kimshung Sar.
Il primo tentativo al Kimshung
Per quanto riguarda il tentativo al Kimshung, la partenza era avvenuta alle 2 del 27 ottobre.
Nel giro di 4 ore e mezza, François Cazzanelli, Jérome Perruquet, Francesco Ratti e Giuseppe Vidoni hanno raggiunto la base della parete a circa 6.000 metri.
In un tratto freddo, con neve polverosa e alpinisti chiamati a battere la traccia, la spedizione ha percorso 8 tiri di ghiaccio con difficoltà classiche, raggiungendo il piccolo colle tra la punta centrale e la punta Nord del Kimshung (cima principale).
Qui il meteo è peggiorato ulteriormente, con vento forte.
La cordata ha così percorso ancora due tiri di misto, raggiungendo la quota di 6.550 metri, per poi decidere di rinunciare e iniziare la discesa.
Con 10 calate in corda doppia, François Cazzanelli, Jérome Perruquet, Francesco Ratti e Giuseppe Vidoni hanno rimesso piede sul ghiaccio del Kimshung, sono passati al C1 per depositare il materiale, per poi proseguire verso il campo base, raggiunto alle 19.
Arète Des Amoureux, Kimshung Sar
Stefano Stradelli, Emrik Favre e Roger Bovard, come detto, hanno fatto una scelta differente, tentando la salita per la cresta Sud della cima più bassa delle tre presenti nel massiccio del Kimshung.
Hanno raggiunto il C1 il 26 ottobre, per partire alle 2 insieme ad altre cordate, affrontando subito un pendio ripido (50°) innevato, fino a 5.800 metri di quota.
Una volta in cresta, la via è proseguita su un terreno di neve misto roccia, aggirando alcuni gendarmi e continuando sulla cresta che ha portato gli alpinisti a una punta prevalentemente innevata e più accentuata.
Dopo un lungo saliscendi, il tratto più impegnativo, con diversi punti esposti e neve di consistenza differente.
Alle 14 la cordata ha raggiunto la cima rocciosa del Kimshung Sar, a 6.305 metri.
Stefano Stradelli, Emrik Favre e Roger Bovard hanno però deciso di evitare l’ultimo tratto di cresta che porta alla cima, a causa della pessima qualità della neve e delle grandi cornici pendenti.
A quel punto, via alla discesa, fino a quota 6.000 metri, per poi dirigersi lungo un canale esplorato a vista nelle prime ore della mattinata.
Con circa 8 corde doppie e dopo 19 ore di scalata, i tre professionisti hanno raggiunto il ghiacciaio e in breve tempo il campo avanzato a quota 5.400 metri.
La salita (difficoltà alpinistiche di AI3/4+) è stata battezzata “Arète Des Amoureux”, in onore di Elisa Arlian e Jean Daniel Pession, scomparsi la scorsa estate sulle montagne della Val d’Ayas.
Il commento
«Eravamo pronti a calzare gli scarponi e partire quando è arrivato il messaggio di SOS: siamo tutti soccorritori e nessuno di noi ha avuto dubbi su come procedere. Ci siamo dunque messi a disposizione e siamo partiti in missione – raccontanto i protagonisti -. È chiaro che ci dispiace, anche perché la giornata era fantastica e l’occasione era ghiotta, ma non potevamo essere indifferenti alla richiesta di aiuto».
Rimangono l’orgoglio e un pizzico di rammarico.
«Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto, non è la prima volta che le spedizioni si concludono così – concludono gli alpinisti -. Un grande peccato per la prima vetta, eravamo quasi in cima, ma siamo stati avvolti dal vento, che non ci ha permesso di proseguire».
(re.aostanews.it)