Gignod: in 1.500 per l’ultimo saluto a Flavio Boverod, «l’uomo sorridente»
Gignod: in 1.500 per l’ultimo saluto a Flavio Boverod, «l’uomo sorridente».
La musica delle sue amate fisarmoniche, i temi dell’amicizia, della malinconia, degli amici che se ne vanno.
Si è concluso tra le lacrime, tante, l’ultimo saluto a Flavio Boverod, il musicista classe 1970 scomparso martedì dopo aver combattuto con coraggio contro il solito male che non perdona.
Almeno 1500 persone hanno voluto salutarlo, affollando il sagrato della chiesa di Gignod, abbracciando la moglie Rosa Alba, i suoi ragazzi Julien e Didier, la mamma Laura e i fratelli Claudio e Andrea.
Don Mario ha esortato i presenti a non fare finta di nulla, a prendere coscienza dell’interruzione di un cammino insieme, cercando di accettare, per quanto difficile, la sua mancanza.
«Ma ricordarlo, come è stato fatto sui giornali e in tv, significa celebrare la bella persona che era, ciò che ci ha lasciato e che non finirà».
Don Nicola si è invece rivolto a Didier, «anche io ho perso la mia mamma a 17 anni, e se anche il dolore di ciascuno di noi rimane in una forma privata, io ti dico che avrai bisogno di tutti quelli che sono qui, dei tuoi amici, della tua famiglia.
Don Nicola ha suggerito a Didier di cercare conforto nelle proprie passioni per mitigare le difficoltà di un momento così doloroso: «il mio rifugio sono state le arti marziali e la musica; per te ci sono il calcio e la musica ovviamente, eredità familiare che vi accomuna tutti» ha detto don Nicola, riferendosi a Julien, Jvli, affermato producer e musicista sulla scena musicale italiana.
In un commovente saluto, Jvli si è rivolto al papà come al suo migliore amico; «a me basta rivedere i tuoi occhi fieri che mi guardano suonare e sono a posto così. Per sempre».
Alla fine della messa, sul sagrato, sei musicisti con le loro fisarmoniche hanno suonato tre pezzi, un canto sull’amicizia, un altro sulla malinconia, per concludere con Amici miei, che ha fatto sciogliere in lacrime la folla.
Tra i tanti che lo hanno salutato, il parterre musicale regionale di musicisti e dj di ieri e di oggi.
Erano presenti anche Olly e il rapper torinese Boro.
Tanti, erano quei ‘ragazzi’ – oggi tra i 50 e i 60 anni che Flavio ha fatto ballare e divertire, animando palchetti, epiche serate danzanti, badoche e occasioni di festa.
Non è retorica definire Boverod un uomo per bene, un musicista capace, appassionato e affamato di novità, curioso di esplorare una musica più trasversale che davvero fosse un linguaggio universale.
Tanti lo hanno ricordato come l’uomo sorridente, perchè era proprio questo ciò che di lui colpiva di più, il suo sorriso aperto e la sua simpatia.
Buon viaggio Flavio.
(c.t.)