Lacrime e silenzio a Introd per l’addio a Claire Vanin: «Le domande che ci suonano dentro dobbiamo prenderle sul serio»
Più di 500 persone per l'ultimo saluto alla giovane morta nella notte tra sabato e domenica in un incidente stradale a Villeneuve
Lacrime e silenzio a Introd per l’addio a Claire Vanin, morta a 23 anni (ne avrebbe compiuti 24 tra pochi giorni) nella notte tra sabato e domenica in un incidente stradale a Villeneuve. Un dolore forte, che non trova una consolazione con le parole. L’ultimo saluto nel pomeriggio di oggi, 30 ottobre.
Lacrime e silenzio a Introd
La chiesa parrocchiale di Introd è troppo piccola per contenere le oltre 500 persone che hanno voluto accompagnare Claire nell’ultimo viaggio. Per salutarla un’ultima volta. Una fila lunga, commossa, silenziosa, si è stretta intorno a mamma Sandra, papà Massimo, al fratello Michel e a tutta la famiglia.
La bara trasportata dagli uomini del 118 e dell’Usl. Tanti uomini e donne del soccorso. E poi tanti giovani, ancora senza parole. Anche perché parole, di fronte alla morte di una ragazza così giovane, è difficile trovarne. Forse non servono nemmeno.
L’omelia di don Daniele Borbey
L’omelia di don Daniele Borbey ha vissuto tra passato e presente.
«Non ho la presunzione di spiegare niente a nessuno, ho il desiderio di condividere con voi quella speranza che mi anima e che scaturisce dall’esserci passato prima di voi, quando nel 2005 il mio vicino di casa Davide, andando in viaggio per la maturità è morto in un incidente stradale e l’anno dopo Martine sempre in un incidente stradale è morta, a 16 anni, io ne avevo 14 e poi 15 – ha detto il sacerdote -. Domenica, dopo la festa degli anziani, quando ho saputo la notizia sono tornato indietro di 20 anni e le lacrime hanno trovato il modo di uscire. È da qua che nascono le parole che vi dico».
Don Daniele Borbey «Davanti alla morte non ci si può prendere in giro»
«Davanti alla morte non si può prendersi in giro e non si può mentire – ha aggiunto don Daniele -. Chi è felice di noi? E lo dico oggi al funerale di Claire, dove la tristezza è qualcosa di indecente e di esagerato. Chi di noi è felice venerdì sera, sabato sera, lunedì? Domani, tra una settimana? La felicità abita davvero i nostri cuori? Me lo chiedo sempre, siamo veramente felici di quello che sappiamo? Non lo so, non mi so dare una risposta onesta. Ciò che vedo e non mi convince è la sensazione che manchi qualcosa».
Claire Vanin, la ragazza d’oro, sempre posata
Il sacerdote ha poi ricordato la giovane, morta precipitando con la sua auto nel torrente Savara, a Villeneuve.
«Io Claire non la conoscevo – ha ammesso -. Domenica notte, visto che non si riusciva a dormire, sono andato a vedere i registri di battesimo e ho visto che è stata battezzata il 23 ottobre 2005 e il 15 aprile 2012 ha ricevuto la cresima. Poi sono andato a vedere i bollettini e nelle foto lei esce sempre precisa, composta, carina. Claire è diversa dai suoi compagni, che non ce n’è mai uno che guarda la fotocamera o che non ci sono. Lei c’è sempre, posata, bella».
E ancora. «Ieri sera ho parlato anche con i nonni e Claire era una nipote d’oro, sensibile, buona, attenta», ha aggiunto.
Don Daniele Borbey ha poi tirato fuori alcuni interrogativi. «Una ragazza disciplinata, che ha ricevuto gli insegnamenti del Signore e i sacramenti, ma a cosa è servito? E tutta la fatica di Massimo e Sandra di crescere una figlia, per che cosa? Queste sono le domande che ci suonano dentro, noi dobbiamo prenderle sul serio. Di fronte alla morte non possiamo prenderci in giro. Non possiamo tornare a casa facendo finta di niente, metterci la coscienza a posto perché siamo passati a salutarli e fargli vedere che ci siamo. Queste domande dobbiamo portarcele a casa noi».
«Per arrivare alla Felicità la porta è stretta»
Quindi una riflessione sulla felicità. «Il vangelo, quando si prende seriamente, è luce. Il vangelo di oggi ci pone una domanda e già un tale 2000 anni fa l’aveva posta a Gesù e che ora si fa un giovane che ha perso un’amica, una compagna di scuola, una confidente e che è incazzato, per quello che è successo e deve far risuonare in tutto il cuore quell’incazzatura – ha detto don Daniele -. Quella persona lì, 2000 anni fa come oggi, gli chiede: Signore, sono pochi quelli che si salvano? Gesù risponde: Sforzatevi di entrare nella porta stretta. Per arrivare alla Felicità con la F maiuscola, la porta è stretta. Ciò che è largo e facile, non è la felicità, è stordimento e frastuono, è illusione e superfluo. Quando abbiamo un amico che sta male e proviamo a stargli vicino è difficile e la tentazione della superficialità è forte. E se ci riusciamo a stargli accanto, quella è la felicità. Quella è la porta stretta».
(t.p.)