Legambiente accusa: «Più ruspe che camosci in Valle d’Aosta»
Legambiente VdA lancia l'allarme per lo sbancamento di una torbiera a Laris per la creazione di un invaso a servizio dell'innevamento artificiale
«Quest’estate sulle montagne della Valle d’Aosta abbiamo visto più ruspe che camosci», Legambiente Valle d’Aosta utilizza un commento di un turista per lanciare un nuovo allarme.
L’attenzione dell’associazione ambientalista si concentra sui lavori in corso a Laris, a Champorcher, per la realizzazione di un invaso a servizio dell’innevamento artificiale, denunciando lo sbancamento di una torbiera.
Sempre più ruspe anche in quota
«In Valle di ruspe in azione ne vediamo tante e da sempre» osserva Legambiente.
«La novità (per noi negativa) è il fatto che le ruspe salgono sempre più in alta quota, ai piedi dei ghiacciai e sopra i ghiacciai, in una rincorsa nei confronti dei cambiamenti climatici».
Dopo la denuncia dei lavori per la pista di Coppa del Mondo di Cervinia e le movimentazioni di terra a Pila, per le nuove piste e il ristorante a stella al Couis., questa volta l’attenzione è su Champorcher dove sono in corso scavi per creare un invaso di innevamento artificiale a Laris, utilizzando le acque dei torrenti Laris e Ayasse.
«In questo caso quello che è particolarmente grave è il fatto che, per creare l’invaso, si è in gran parte distrutta una torbiera, che rappresenta un archivio naturale e antropico, un ecosistema altamente fragile, importante e tutelato a livello europeo» evidenzia Legambiente.
«Una torbiera è un vero documento storico-archeologico, oltre che un biotopo raro e interessante, ci racconta la storia a partire da più di 11000 anni fa, contiene la storia del clima e delle sue variazioni, attraverso l’avanzata e il ritiro dei ghiacciai e il loro rapporto con le popolazioni preistoriche e protostoriche».
La torbiera del Laris
«I pollini contenuti all’interno della torbiera ci raccontano la storia degli ultimi 3000 anni» scrive l’associazione in una nota.
«L’ottima conservazione del sito di Laris poteva favorire lo studio e l’analisi della frequentazione umana nei secoli e della coltivazione di cereali, ben documentata dalla presenza di un “grenier” a una quota di 1900 m.s.l.m. in stato di degrado. L’intensa frequentazione e uso dei pascoli è anche dimostrata dai documenti storici fin dal XIII e XIV secolo».
Per la creazione dell’invaso si vanno ad asportare depositi torbosi scavando profonde trincee per posizionare le condotte di innevamento.
«Per favorire le piste il terreno viene rimodellato nelle pendenze, con scavi e riporti che interessano un’area molto ampia Ricordiamo che vicino al futuro invaso c’è un piccolo nucleo di antiche abitazioni, il che dimostra che i luoghi erano già frequentati, almeno nel periodo estivo, già nel Medioevo» aggiunge Legambiente.
«L’intera asportazione della porzione torbosa andrebbe a cancellare un potenziale archivio di informazioni millenarie sull’evoluzione di questo settore alpino e sulle trasformazioni che questo ha subito per conto dell’uomo nell’arco di questi ultimi secoli» termina la relazione archeologica preventiva sul sito predisposta a cura di Mauro Cortelazzo e Ada Gabucci.
Legambiente termina con una considerazione sul riconoscimento del fatto che, «almeno al momento, gli amanti dello sci siano molto più numerosi rispetto a quelli interessati alla storia, alla natura e al paesaggio».
«Però potrebbe venire il giorno in cui, venendo a mancare del tutto la possibilità di produrre la neve artificiale, magari si rimpiangeranno le risorse naturali distrutte: le scelte attuali condizionano infatti le prospettive future. Un po’ di lungimiranza non guasterebbe».
(re.aostanews.it)