Conflitto israelo palestinese: il Comune di Aosta chiede la pace e uno Stato di Palestina
Approvato con l'astensione di Forza Italia, Lega e Cristina Dattola l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, che auspica la fine della guerra
La richiesta al Governo italiano di adoperarsi per il cessate il fuoco tra Israele e Palestina, spingendo per l’individuazione di un percorso concreto per la costruzione di un processo di pace che porti alla definizione di uno Stato palestinese.
Questo il succo dell’ordine del giorno, emendato e rintuzzato dopo una lunga pausa, approvato dal consiglio comunale di Aosta, con l’astensione di Forza Italia, Sergio Togni, Sylvie Spirli (Lega) e Cristina Dattola (Renaissance).
Stato palestinese, le impegnative
L’ordine del giorno approvato dall’assemblea aostana impegna il Governo Italiano a:
«adoperarsi affinché tra Israele e Palestina venga proclamato il prima possibile un “cessate il fuoco”»;
«adoperarsi affinché venga individuato un percorso concreto per la costruzione di un processo di pace che porti alla definizione di uno Stato Palestinese indipendente e dotato di istituzioni pienamente democratiche accanto allo Stato di Israele, nella reciproca sicurezza».
Tutto questo da trasmettere alle istituzioni, italiane e regionali, ma anche al Parlamento europeo.
Il dibattito
Prolungato, con tanto di lunga pausa per trovare una sorta di accordo, il dibattito, acceso da Diego Foti (Pcp).
«Il conflitto israelo palestinese rischia di allargarsi e pur condannando fermamente quanto avvenuto il 7 ottobre ritengo la reazione di Israele sproporzionata, con un genocidio di dimensioni epocali – ha attaccato Foti -. Il grido “cessate il fuoco” deve uscire forte, ma anche quello di cessare di fornire le armi: questo per far avviare un percorso di pace».
Il presidente del Consiglio, Luca Tonino (Pcp), ha sottolineato come «i civili sono in mezzo a una tragedia umanitaria e chi chiede il cessate il fuoco vede un atto di equità nel riconoscimento della Palestina – ha spiegato il presidente -. Non possiamo pensare a una deportazione come avvenuto nel 1947, ci vuole una normalizzazione e l’arrivo a una soluzione che porti alla cessazione del conflitto: e questo non deve essere percepito come mero esercizio di fantasia».
La revisione
L’intervento di Bruno Giordano (Lega e Autonomia e Libertà) ha portato all’emendamento, a seguito della richiesta di presentare un testo che non prevedesse «prese di posizione» in qualche modo preconcette.
«Il tema deve rappresentare una questione prioritaria per il Comune di Aosta, anche se di mestiere fa altro – ha spiegato il capogruppo di Pcp, Paolo Tripodi, dopo le modifiche del caso -. Il conflitto, con il passare dei giorni, si sta sviluppando in una drammatica escalation e, vanificando un quadro, gravitante intorno alla questione palestinese, che dava speranza di soluzione».
E ha concluso.
«È necessario il cessate il fuoco a Gaza e in Libano, come ribadito dal Ministro Tajani, con la prospettiva di uno stato palestinese, basato sulla democrazia, che si riconosca reciprocamente con Israele».
Contrari
Astenuti sull’ordine del giorno, tra gli altri, Forza Italia e Lega.
«I palestinesi sono vittime di Hamas, che li usa come scudi umani – ha esclamato il forzista Renato Favre -. Terroristi e fondamentalisiti non vogliono la pace in quella regione, ma il conflitto in tutto il mondo; non passi però il messaggio che chi è contro Israele è contro la Palestina».
Sylvie Spirli (Lega) ha ringraziato per l’ordine del giorno, ma ha stigmatizzato il riferimento alla necessità di cessare la distribuzione di armi a Israele (marchiata 5 Stelle alla Camera) e il riferimento a tornare ai confini del 1967, come detto dal Pd Nazionale.
«Siamo chiari, non vogliamo premiare chi governa con il terrore su una terra complicata come la Striscia di Gaza, ovvero Hamas, organizzazione terroristica che non si sottometterà mai alle autorità di Ramallah e fa vivere la popolazione nel Medioevo – ha detto Spirli -. Bisogna risolvere la situazione dei confini guardando in faccia la realtà, non in modo retorico. Hamas, Hezbollah e Iran sono i primi nemici della pace e non vedo condanne al 7 ottobre».
Giordano: Diciamo al Governo ciò che ha già detto
Difende il documento Bruno Giordano.
«Apprezzo la passione politica, ma qui si parla di cose non presenti nel documento – ha concluso -. Si parla di individuare un processo per il riconoscimento dello stato palestinese, con istituzioni democraticamente elette. Gli attuali gruppi terroristici non vogliono la pace neanche a morire ed è una cosa diversa. Nessuno domani mattina sarebbe pronto e noi diciamo solo ciò che il Governo italiano ha già detto».
Poi la stoccata conclusiva.
«Questi popoli sono stati ridotti dalle teocrazie come eravamo noi 600 anni fa; solo un Occidente forte e coeso, oltre la visione di parte, può pensare di fare qualcosa».
(al.bi.)