Spi-Cgil: «il Defr regionale non affronta concretamente i problemi»
Per il sindacato non si tengono in considerazione il calo demografico, l'invecchiamento della popolazione, la desertificazione industriale, l'emigrazione dei giovani, l'abbandono scolastico, il sistema del welfare e dei settori del lavoro e della sanità
Spi-Cgil: «il Defr regionale non affronta concretamente i problemi» che affliggono popolazione e territorio della Valle d’Aosta.
Problemi che riguardano non solo l’incertezza legata al possibile aggravarsi delle tensioni internazionali, ma – soprattutto – le conseguenze derivanti dai cambiamenti demografici, dal progressivo ridimensionamento dell’apparato produttivo industriale e dalla forte precarizzazione dell’occupazione.
Spi-Cgil/Ires Accross presentano un quadro statistico della Valle d’Aosta e chiedono che la Regione avvii il riordino di settori cruciali per l’economia: il lavoro, il rilancio delle politiche industriali, la sostenibilità ambientale, il piano trasporti, lo sviluppo della filiera agro-turistica e delle attività industriali sostenibili, le strategie per il riequilibrio territoriali.
La denatalità, l’immigrazione e l’emigrazione
Le previsioni demografiche formulate dall’Istat per la Valle d’Aosta prospettano per il prossimo ventennio una diminuzione della popolazione più intensa rispetto alla media italiana, tale da mettere a rischio gli equilibri nel ricambio generazionale e relativamente al reperimento di lavoratori.
Si è inoltre ridotta la capacità regionale di attrarre popolazione dalle altre regioni italiane e l’aumento dei flussi migratori dall’estero non ha compensato la decrescita.
Allo stesso tempo la Valle d’Aosta è tra le regioni che registrano migrazioni verso l’estero più consistenti, e secondo le analisi di Banca d’Italia negli ultimi anni circa il 30% di questi flussi ha riguardato persone in possesso della laurea.
Il mercato del lavoro
I dati sul mercato del lavoro, pur mostrando un più alto tasso di occupazione della nostra regione rispetto alla media nazionale, confermano la presenza e l’acuirsi di alcune criticità strutturali. La quota di addetti nei settori industriali (con esclusione delle Costruzioni) sul totale degli occupati si è ridotta ancora in regione, dal 12,7% del 2019 al 10,5% nel 2023, risultando fortemente sottodimensionata rispetto al Nord (25,1% nel 2023). Nello stesso periodo la quota degli occupati nel “Commercio, alberghi, ristoranti” è cresciuta in regione dal 21,8% al 24,6% (a livello Italia è il 19% nel 2023).
Probabilmente la riduzione degli occupati nell’industria (il comparto che in genere garantisce maggiore stabilità del lavoro e paghe più elevate) ha favorito l’acuirsi in regione il peggioramento della qualità del lavoro.
La qualità del lavoro
In particolare la quota di occupati con contratto a termine da almeno 5 anni rilevata per il 2023 è molto più alta in regione (il 21,5%) che a livello Nord (il 13,7%) e Centro (17,5%). E tra gli uomini tale quota sale fino al 24,6% (in crescita di 4,4 punti percentuali rispetto al 2019), il terzo valore più alto in Italia, dopo Sicilia (31,5%) e Calabria (25,4%). Significa che un occupato valdostano ogni quattro, tra quelli inquadrati con contratto a termine, si trova in questa situazione da almeno cinque anni.
La retribuzione
Inoltre, sempre secondo l’Istat, il livello della Retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti in regione (19.509 euro nel 2022) è sensibilmente inferiore a quello rilevato per il Nord (22.808 euro). E questa volta il gap è più marcato considerando la sola componente femminile dei lavoratori (15.433 a fronte di 20.310 euro).
Infine, nel 2023 la partecipazione alla formazione continua in regione (11,7% dei lavoratori) è più bassa di quella rilevata mediamente a livello Nord (13%).
Il welfare
Parallelamente, l’aumento della quota di popolazione più anziana (al 1° gennaio 2024 gli ultra 65enni sono pari a un residente su quattro, il 25,3% della popolazione complessiva, valore più elevato della media Nord e Italia) richiede servizi e un un’assistenza adeguata, prestazioni che le informazioni disponibili dimostrano invece essere insufficienti o non adeguate.
In base ai dati Istat, infatti, nel 2022 gli anziani valdostani trattati in assistenza domiciliare integrata costituiscono il 2,2% della popolazione over65, una quota più bassa della media Nord (3,3%) e Italia (3%).
Infine, secondo il monitoraggio dei Lea (Nuovo Sistema di Garanzia) pubblicato a giugno 2024, la Valle d’Aosta è la regione che ha conseguito i risultati peggiori relativamente ai Livelli essenziali di assistenza sanitaria, risultando l’unica regione italiana a ottenere un punteggio inferiore alla soglia di sufficienza in tutte e tre le macro-aree: prevenzione a e sanità pubblica, distrettuale, ospedaliera. E l’assistenza domiciliare è tra le prestazioni ritenute al di sotto della soglia di sufficienza.
Le risposte del Dfr 2025 – 2027
Il Documento è denso di risposte a breve termine mentre gli obiettivi di lungo periodo sono più sfocati. In questa prospettiva, nel Defr 2025-2027 vengono individuati alcuni obiettivi prioritari: il prolungamento dalla concessione di esercizio del Tunnel del Gran San Bernardo (e contestuale realizzazione dei lavori di ammodernamento); la valutazione sul potenziamento del Tunnel del Monte Bianco. Relativamente alle linee strategiche forte attenzione è dedicata allo sviluppo dell’economia turistica (investimenti sulle funivie).
Il Piano per la salute e il benessere sociale risulta parzialmente o completamente non attuato relativamente ai principali obiettivi programmatici. Per la realizzazione dell’ospedale Parini non è riportata in modo puntuale la tempistica prevista di fine lavori.
Nonostante la diagnosi delle priorità del settore sanitario espressa nel Documento sia in parte condivisa dallo Spi-Cgil, riteniamo che gli impegni relativi allo sviluppo dell’assistenza territoriale non siano sufficientemente dettagliati per poter affrontare efficacemente le storiche debolezze del nostro Servizio Sanitario Regionale.
Oggi il nostro servizio regionale si confronta con stili di vita e comportamenti della popolazione in forte evoluzione, tale da imporre maggiore attenzione alle vecchie e alle nuove aree della fragilità.
Negli ultimi anni, infatti, in Valle d’Aosta hanno agito profonde e rapide trasformazioni socio-demografiche, il cui impatto è stato acuito dalle peculiarità morfologiche del nostro territorio: il forte aumento delle persone che vivono sole (circa il 41% nel 2022), l’isolamento fisico e relazionale che colpisce soprattutto i “grandi anziani”, ma non solo.
L’evidenza empirica mostra una significativa diffusione delle dipendenze, dell’abuso di alcol e del disagio psicologico, fenomeni ancora non adeguatamente affrontati. Problematiche che, considerando la morfologia montana del territorio, imporrebbero di spostare parte del servizio sanitario dall’ospedale al territorio.
L’abbandono scolastico
In base ai dati disponibili l’abbandono scolastico costituisce un’altra emergenza sociale in regione. In Valle d’Aosta, infatti, la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno al massimo la licenza media è pari al 10,4%, il valore più elevato in assoluto tra le regioni del Centro Nord anche se in miglioramento rispetto agli anni precedenti. Allo stesso tempo il passaggio all’università dei neo-diplomati costituisce un’ulteriore criticità del sistema dell’istruzione e formazione: nel 2021, ultimo anno disponibile.
Le politiche abitative
Più in generale, le politiche abitative sono carenti e inadeguate a fronte della crescita dei nuclei familiari e della conseguente richiesta di case, oltre la loro disponibilità sul mercato.
Sebbene il quadro degli stili di vita della popolazione risulti complessivamente positivo, la speranza di vita alla nascita era pari nel 2023 a 83,1 anni, ovvero più bassa di circa mezz’anno rispetto alla media del Nord ( – 1 anno al confronto con Bolzano, – 1,5 mesi rispetto a Trento).
Nonostante tali insoddisfacenti risultati, la nostra regione è storicamente tra quelle che mostrano livelli di spesa pubblica e privata per la sanità più alti.
(re.aostanews.it)