Portopollo: il Point Break di Augusto Rosso Chioso
La favola del maestro di windsurf (e non solo) valdostano, che è riuscito a realizzare il proprio sogno, creando (e registrando il nome) del paradiso sardo degli sport di vela
State of mind: Portopollo. Quando quattro semplicissime parole possono rappresentare un’idea, un sogno realizzato, una comunità che cresce intorno a due visionari, che hanno deciso di dare gambe al proprio istinto in un angolo paradisiaco di Sardegna, divenuto poi a forti tinte rossonere, arrivando persino a “coniarne” il nome.
Portopollo e il Rupi’s Chilling out
Per informazioni chiedere ad Augusto Rosso Chioso, 49 anni, aostano di nascita, ma ormai sardo ben più che d’adozione e anima, insieme al socio, compagno di avventure e amico per la pelle, Alberto Canardi, del Rupi’s Chilling out, ormai celeberrimo locale sulla spiaggia a servizio dell’ancora più storica scuola (e noleggio) di windsurf, kite, wing foil e tutto ciò che gli appassionati degli sport acquatici e legato al vento possono immaginare.
E queste informazioni potrebbero trascinarvi, come accaduto al sottoscritto, in un discorso di qualche ora, fatto di ideali e speranze, messi sempre a dura prova dalle difficoltà della vita, ma anche aiutati da una sorta di congiunzione astrale.
Chi è Augusto Rosso Chioso
Aostano, maestro di snowboard, funambolo del windsurf (e altri sport con la vela), padre di Ercole, Indira, Sasha, Isotta e Olimpia, ha vissuto in Valle fino al secondo anno del liceo scientifico, per poi trasferirsi a Torino, dove ha completato le superiori, diplomandosi poi, nel 1994, all’Isef.
Due anni di osteopatia alla scuola italiana di Torino, poi, nel 1997, la pazza idea di fare rotta verso la Sardegna con i compagni dell’Isef Alberto Canardi, suo fratello Alessandro, Giorgio ed Erik.
Armati quattro furgoni Volkswagen (uno, “arenatosi” nel viaggio è ora una console per i dj) di bagagli, tavole e del sogno di «creare il nostro Point Break», i cinque amici hanno scelto un incredibile istmo a pochi chilometri da Palau, all’epoca conosciuto come Isuledda, ma poi, come vedremo, per tutti Portopollo (trasposizione del sardo Porto Puddu).
La zona, all’epoca, era conosciuta sì per il windsurf, avendo ospitato alcune prove dei mondiali di Baja Sardinia sul finire degli anni ’70, ma era ben lontana dall’essere sviluppata.
Esisteva solamente una concessione demaniale, gestita da una società milanese, e guidata da Elena Giolai, che dal 1988 aveva tirato su una scuola e noleggio di windsurf.
Qui, i “nostri” windsurfer cominciano a lavorare e, evidentemente, a stimolare una serie di congiunzioni astrali che si concretizzano nel 1998. Chiesta la gestione della location, la stessa sarebbe spettata a Elena, rimasta però incinta.
Ecco l’occasione della vita.
La nascita di Portopollo e del Rupi’s
«Chiamo immediatamente Alberto, il mio amico per la pelle, Alessandro, Giorgio ed Erik e creiamo la Jalla Sporting Team (Jalla è l’urlo che facevamo durante gli speed loop) dal notaio Favre a Verrès – continua Augusto -. Siamo andati così per due anni, poi il proprietario di ha proprio chiesto di comprarla, chiudendo di fatto il cerchio».
Due soci rinunciano, rimangono Augusto, Alberto, il fratello Alessandro, poi, dopo cinque anni, solamente la premiata ditta Augusto-Alberto, con la società che diviene Iwd Portopollo.
«È stato un inizio incredibile – racconta Rosso Chioso -. Dormivamo nella scuola, quando non nei furgoni, avevamo 23 anni e tantissime idee. Certo, per l’epoca facemmo investimenti folli: tavole, nuove vele e abbiamo ridato vita a un posto che era solo un mucchio di canne vecchie. Il tutto cercando di trasmettere la nostra passione, per far capire che questo sport diventa emozione, stile di vita, dalla prima volta che metti un piede sulla tavola».
Portopollo: State of mind
Già, il Point break forse stava davvero arrivando.
«Portopollo, come dice lo slogan, era il nostro stato della mente, lo sognavamo quando andavamo in Liguria – sorride Augusto -. Diciamo che sognavamo le Hawaii e abbiamo trovato Portopollo».
Ma c’era ancora tanto da fare.
«Nel 2000 forse è partita la vera storia, a cominciare dal nome, Portopollo, che abbiamo registrato – continua l’excursus -. Il Comune di Palau ci ha dato le concessioni e siamo partiti con la ristrutturazione. Mentre costruivamo, però, ogni giovedì organizzavamo grigliate con una ventina di istruttori, cui si aggiungevano persone che venivano a fare windsurf. Piano piano, sono diventate vere e proprie feste, che un paio di volte all’anno si allargavano fino a 400-500 surfisti. Era incredibile: fuochi in spiaggia, cocktail nei bidoni che si usano per lavare le mute e una marea di persone».
All’epoca c’era solo qualche chiosco che arrivava la mattina per andare via la sera.
«Abbiamo chiesto di creare anche un bar, anche perché ormai le feste da almeno 40-50 persone si susseguivano ogni sera, quando non andavamo da Chicco Rainero, che all’epoca aveva aperto il Reggae Pub a Cannigione» sorride ancora emozionato Augusto.
Ecco il Rupi’s
È il 2004 e il 17 luglio nacque l’ora celeberrimo Rupi’s.
«A giugno era mancato il nostro cane, quello che avevamo salvato in spiaggia e che era diventato un po’ di tutti – ricorda Rosso Chioso -. Così abbiamo deciso di intitolarlo a lui: da simpatico cane accattone a dare da mangiare a tutti è stato un passo brevissimo».
Un passo anche nella storia.
«Può essere presuntuoso, ma si può dire che abbiamo inventato Portopollo – ammette Augusto -, divenuto poi il nome di quella che era l’Isuledda di Palau. La località era già conosciuta per il windsurf, ma se prima era frequentata tre mesi all’anno, con feste, eventi, musica dal vivo l’abbiamo fatta vivere almeno da aprile a novembre. È stato un boom, che piano piano ha portato alla nascita dei chioschi e a quello che è oggi la località».
Un posto che, pur cresciuto a dismisura, punta a mantenere la propria identità.
«Abbiamo lanciato uno stile di vita, custome, ciabatte e canottiera per tutta la vita – rivela ancora -. Ora c’è gente di tutti i tipi, anche molto benestante, ma noi non vogliamo che diventi un posto d’élite: vogliamo tutti coloro che vogliono essere surfisti o, semplicemente, che vogliano far parte della nostra tribù».
E l’atmosfera, respirata dal vivo, è esattamente quella.
Tutti rilassati, sorridenti, ognuno nelle proprie differenze, ma uniti da un pensiero comune.
«Sono felice di ciò che abbiamo creato, tante persone hanno cambiato mentalità, tanti si sono trasferiti per vivere qui e anche tante persone famose stanno facendo questo passo – racconta -. Basti pensare che la comunità invernale è cresciuta del 500% da quando ci siamo noi: in tanti condividono il nostro State of mind e cercano una vita a misura d’uomo».
Fucina di campioni
La scuola Iwg Portopollo, legata indissolubilmente al Rupi’s, è anche divenuta una fucina di campioni.
«Abbiamo creato tanti atleti, allenatori bravissimi come Luca Pirina e un campione del mondo di freestyle come Jacopo Testa – dice orgoglioso Augusto -. Anche mio figlio Ercole si è affacciato, insieme al suo amico del cuore Fernando, ai Mondiali Juniores. Sono felice di dare queste opportunità, anche perché il windsurf ti fa diventare un vero “acquaman”, in grado di approcciarsi a tutte le altre discipline, dal kite, alla vela, al wing».
Il Legame con la Valle d’Aosta
C’è, però, un’altra particolarità di Portopollo e soprattutto del Rupi’s, il forte legame con la Valle d’Aosta, che ha portato nella località tantissimi valdostani, in vacanza, ma anche e forse soprattutto, a lavorare.
«Il legame con la Valle è fortissimo – ammette Augusto -. Io sono anche maestro di snowboard e in inverno insegno e i miei figli, come me, impazziscono per la montagna. Diciamo che ho semplicemente trasferito il mio mare verticale, la vetta dei monti, nel mio mare orizzontale – conclude Rosso Chioso -. La Valle mi limitava, per questo dovevo salire in vetta e qui ho ritrovato quegli orizzonti che vedevo sopra i 2.000 metri. Comunque il mio carattere si è formato in Valle e adoro lo stato mentale dei valdostani, per questo ho cercato di portare qui familiari e amici, anche solo per una vacanza. Poi, a tanti è successo come a me: si sono innamorati».
Anche perché, a dirla tutta, è davvero difficile rimanere indifferenti al Portopollo State of Mind; ben più di uno slogan, ma più uno stile di vita che rischia di incollartisi addosso e non lasciarti mai più.
(alessandro bianchet)