Aosta: sit-in di protesta contro la risoluzione anti-gender del leghista Sasso
Da Aosta a Catania, da Bergamo a Cosenza: sono 41 le città italiane nelle cui piazze mercoledì 25 settembre sono in programma sit-in di protesta “contro la risoluzione anti-gender del leghista Sasso”, sottolineano i promotori di Tocca a Noi e Arcigay.
Appuntamento alle 18 in via Porta Praetoria per sostenere l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, come evidenziato nel manifesto nazionale di Scuola Libera tutt3.
“Non possiamo e non vogliamo restare indifferenti alla deriva illiberale e antidemocratica dell’Italia al tempo del Governo Meloni – spiegano le realtà organizzatrici -. Sentiamo il dovere e l’urgenza di reagire ed opporci con fermezza all’approvazione della risoluzione Sasso (Lega) che vieta l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, tacciandola di essere espressione di una fantomatica ed inesistente “’ideologia gender””.
La risoluzione Sasso
Firmata da tutta la maggioranza è stata approvata il 12 settembre in commissione Cultura della Camera la risoluzione più volte annunciata dalla Lega e il cui primo firmatario è il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, contro la “propaganda gender nelle scuole”.
Il sit-in
Il sit-in coinvolgerà associazioni e collettive, insegnanti e comunità studentesca, forze progressiste ed esponenti delle istituzioni anche in tante altre città. Il messaggio è ovunque lo stesso: la scuola che libera tuttɜ è una scuola dove non c’è posto per i pregiudizi sessisti, razzisti, omolesbobitransfobici e abilisti. È una scuola che si fa comunità educante e spazio sicuro per tutte le persone che la attraversano; una scuola che condanna e rifiuta l’odio e la discriminazione.
“Scendiamo in piazza anche per chiedere alle istituzioni di assumere un impegno concreto a sostegno dei progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole che la risoluzione Sasso vuole mettere al bando, perché al contrario, rappresentano uno strumento indispensabile per la prevenzione e di contrasto al bullismo e alla violenza patriarcale, un presidio fondamentale per la tutela della salute riproduttiva e sessuale e per l’educazione al consenso – concludono le realtà organizzatrici -. La risoluzione è solo l’anticamera di una legge anti-LGBTQIA+* che avvicina l’Italia a Paesi illiberali, antidemocratici e responsabili di numerose violazioni dei diritti umani come l’Ungheria di Orbán e la Russia di Putin. Ecco perché non possiamo stare a guardare, c’è bisogno di fare fronte unitario con quella maggioranza silenziosa che in questo momento non decide, ma sta dalla nostra parte. A tutte queste persone chiediamo di unirsi a noi e di non lasciarci sol3”.
(re.aostanews.it)